Gianluigi Maldera, con la Lcfc per continuare la tradizione delle Vecchie Glorie
Posso accettare la sconfitta ma non posso accettare di rinunciare a provarci . Questo aforisma di Michael Jordan potrebbe essere il motto della vita di Gianluigi Maldera (per tutti Gianni), un uomo a cui piace sempre mettersi in gioco offrendo il massimo impegno in tutto quello che fa, una persona a cui non manca una sana dose di ambizione. Aspirazioni legittime che hanno sempre albergato in Gianluigi Maldera, sia nella vita di tutti i giorni che nello sport.
Arbitrare, che passione: Giuseppe Sivieri
Una persona tenace e determinata che, nella sua vita lavorativa, ha perseguito valori importanti come giustizia e onestà. Caratteristiche che si evidenziano anche nel suo attuale ruolo di arbitro, pronto a interpretarlo con sagacia e competenza. Stiamo parlando di Giuseppe Sivieri che, dopo aver servito lo Stato come carabiniere ora si prodiga a dare una mano a qualche associazione come la proloco di Paderno, riuscendo nel contempo ad essere anche dirigente di una squadra di calcio a 11. Dopo aver prestato servizio in varie località del Friuli, nel 1980 è trasferito a Udine. Qui si ambienta subito, crea nuove amicizie e conosce parecchie realtà calcistiche. Frequenta tornei e campionati dove gioca da mediano o da mezzala. La sua duttilità tattica, la sua atleticità, un buon piede, lo rendono un giocatore che sa stare in campo, ma soprattutto un elemento affidabile su cui ogni mister può contare. Qualche acciacco però lo costringe a rivedere i suoi piani calcistici e, spinto da qualche collega, decide di provare l’esperienza come arbitro in LCFC. Qui trova una sua dimensione, un piccolo mondo dove poter esprimere la sua passione e la sua grande voglia di stare in compagnia. La pazienza, l’esperienza da calciatore e il suo modo pacato di dirigere sono alcune doti molto apprezzate dalle squadre che dirige.
Pietro Boer, un fedelissimo del calcio amatoriale
Un dirigente storico, una persona che ha creato una realtà importante, un vero punto di riferimento a Cividale del Friuli. Un uomo che attraverso la sua passione e al credo amatoriale cerca di trasmettere a tutti i suoi giocatori valori che, nonostante siano passate molte primavere, mantiene intatti nonostante il contesto, sportivo e sociale, sia cambiato. E’ una sorta di pioniere dello sport amatoriale, un Costantino Rozzi (ricordate il famoso presidente dell’Ascoli?) che ha saputo costruire un progetto sportivo che dura da 44 anni. E’ stato bravo a sfrecciare tra difficoltà e opportunità, quasi come un affrontare rally (il suo sogno incompiuto), riuscendo a tagliare il traguardo della continuità grazie alla perseveranza e alla sua ottima organizzazione. La schiettezza e il modo di conversare in modo diretto, senza mediazioni, magari lo fa apparire come un simpatico brontolone, ma questo suo lato del carattere lo rende trasparente ed apprezzato. Stiamo parlando del presidentissimo della Pol.Valnatisone Pietro Boer, che, da sempre, accompagna le gesta della sua squadra dalla panchina. Li spesso diventa pungente, usa la sua ironia per sottolineare qualche limite tecnico dei suoi ragazzi o qualche errore grossolano, incalzandoli con battute sarcastiche. Una sorta di stimolo, un modo per sdrammatizzare alcuni errori, un modo per vivere la panchina in allegria e forse, un modo per sfogare qualche tensione. I giocatori lo conoscono, sanno che Pietro li tutela, gli apprezza e vuole farli crescere. Anche se ogni tanto, in particolare durante le cene, presenta discorsi utilizzando parole desuete e termini quasi romanzeschi, divertendosi a guardare gli occhi spaesati di quei giovani che quel tipo di frasi non hanno mai sentito pronunciare. Probabilmente la sua familiarità con i libri (è un libraio), lo ha arricchito culturalmente, fornendogli una dialettica variopinta capace di stimolare e interessare i propri interlocutori.
Arbitrare, che passione: Stefano Pigatto
Prima di diventare arbitro gioca a calcio con la squadra del suo paese (San Quirino (Pn), per poi passare agli amatori. Queste esperienze lo arricchiscono, lo aiutano a comprendere alcuni valori che poi trasferisce sulla sua vita privata, capisce le difficoltà che possono esserci anche verso di chi cerca di dirigere una gara. Col tempo quel ruolo lo intriga, lo incuriosisce e Stefano Pigatto abbraccia la nuova avventura: diventare arbitro amatoriale. Una scelta non facile, ma consapevole. D’altronde il calcio, sia giocato che guardato, è la sua passione e viverlo guardandolo da un’altra prospettiva è un modo per crescere, per misurarsi in un ruolo complesso e stimolante. Stefano, caratterialmente molto riservato, è un generoso, preciso ed equilibrato, caratteristiche che si sposano perfettamente col ruolo di giudice di campo. Un ruolo che può dargli soddisfazioni, un momento ludico che lo rilassa, ma anche una sorta di valvola di sfogo per una persona che, installando impianti fotovoltaici, lavora tutto il giorno all’aperto. Situazione, magari faticosa, che gli piace e lo rende libero di muoversi tra difficoltà e imprevisti. Come su un campo di calcio dove, dopo aver accumulato durante il giorno energia dal sole, la scarica con delle prestazioni arbitrali molto spesso apprezzate dalle squadre.
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Arbitrare, che passione: Paolo Sgrazzutti
La famiglia è un suo dogma, lo sport la sua passione. Questo in sintesi Paolo Sgrazzutti, da poco in pensione dopo aver lavorato per 42 anni in una ditta che produce manufatti in cemento. Anni di lavoro nei cantieri gli hanno insegnato come il sacrificio e l’abnegazione possano essere dei valori da trasmettere, come i risultati si possano ottenere solo con l’impegno e la dedizione. Ora che è dirigente sia di una squadra di amatori che di una formazione di pallavolo, il Talmassons che gioca in A2, cerca di trasmettere questi valori, cercando di far capire che il successo non arriva per caso ma è frutto di una programmazione, di un percorso che molte volte presenta degli ostacoli. E’ consapevole che spesso bisogna usare il buon senso, avere una grande forza morale e talvolta spirito d’iniziativa. Come quando decide di passare dal calcio giocato all’arbitraggio. Situazione che lo ha coinvolto su più fronti visto che, oltre fare l’arbitro con la Lcfc, dirige anche gare giovanili di pallavolo. Paolo è una persona che ha tanta voglia d’impegnarsi, di vivere le amicizie, di dedicarsi al volontariato. Un uomo con tanta energia, convinto delle sue idee e che nello sport pare avere trovato una dimensione che lo valorizza e lo fa stare bene con se stesso.
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Arbitrare, che passione: Roberto Collavizza
Laureato in economia e commercio, Roberto Collavizza ha focalizzato da subito i suoi obiettivi, sia in campo sportivo che lavorativo. E’ un grande appassionato di sport, in particolare di basket e calcio, discipline che ha praticato da giovane. Ma c’era qualcosa che lo affascinava anche nel mondo arbitrale: prendersi delle responsabilità, cercare di capire quel mondo dove devi prendere decisioni in una frazione di secondo, magari poi difendendole da coloro che non le condividono, sarebbe potuto diventare anche una palestra di vita. A 19 anni diventa arbitro di basket e da quel momento le sue prestazioni sul campo lo valorizzato tanto da portarlo ad arbitrare partite di serie A femminile e di serie B maschile. Finita la carriera arbitrale con il basket, Roberto torna a giocare a calcio. Lo fa nei campionati della Lcfc dove, dopo qualche anno, riscopre il piacere di arbitrare. Una passione che non diminuisce e che da 15 anni continua ad essere alimentata dalla sua sempreverde voglia di mettersi in gioco. Ma le situazioni di campo, il dover assumere decisioni anche impopolari, lo hanno fatto crescere come persona e, probabilmente, lo hanno aiutato nel suo lavoro dove, grazie anche a una visione d’insieme, alla sua competenza ed a un carattere deciso, ha avuto una crescita esponenziale in un azienda di telecomunicazioni, contesto in cui ha centrato parecchi traguardi: a 35 anni è stato nominato dirigente, poi Direttore Territoriale e per 2 anni Direttore a livello Italia. Una persona che sa coordinare le risorse, valutare con attenzione le criticità per poi cercare di tradurre i problemi in opportunità, è anche un valore aggiunto per la sua famiglia, nucleo che per lui è un vero punto di riferimento.
Agostino de Candido, temperamento e passione
Un uomo che vive di grandi emozioni, passioni che lo catturano, lo portano ad essere, a seconda del momento, tante facce della stessa medaglia. Lui si definisce una persona forse un po difficile da interpretare, introversa ma capace di gettarsi a 360 gradi in un progetto a cui crede. La sua squadra, gli Atti Impuri, invece, lo vede come un condottiero, caparbio, a volte irascibile, ma in fondo un passionario, uno su cui si può e si deve dare credito. Stiamo parlando di Agostino De Candido, calcisticamente cresciuto nel settore giovanile del Sedegliano, società in cui, a 17 anni, ha esordito in prima squadra da difensore centrale. Forse non aveva aveva piedi di velluto ma tanta grinta e caparbietà, caratteristiche che lo aiutavano sempre a fare buone prestazioni. Una sorta di mastino che, con cattiveria agonistica, come si chiedeva al ruolo, si incollava all’avversario usando all’occorrenza anche le maniere forti. Due infortuni e impegni lavorativi ne bloccano la presenza dentro il rettangolo di gioco, ma la sua nomea di trascinatore non sfugge alla squadra amatoriale del paese che lo contatta per dargli la guida tecnica. All’inizio, in lui, impera lo scetticismo. Entrare in un mondo che conosce poco gli porta dubbi e incertezze, ma poi si rende conto che il progetto lo ispira e che è un modo per rimettersi in gioco. Accetta l’incarico. La scelta è quella giusta visto che, quest’anno, sono 25 anni che guida gli Atti Impuri.
Arbitrare, che passione: Lorenzo Bertin
Niente è complicato, se ci cammini dentro. Il bosco visto dall’alto è una macchia impenetrabile, ma tu puoi conoscerlo albero per albero. La testa di un uomo è incomprensibile, finché non ti fermi ad ascoltarlo (cit. di Stefano Benni). E il cammino è uno degli hobby di Lorenzo Bertin che, tra i boschi, respira aria di libertà, si rigenera dalle fatiche quotidiane e, forse, grazie al silenzio che aleggia tra le piante, medita anche su come affrontare al meglio le proprie sfide calcistiche. Il bosco per lui è una metafora della vita perché entrare in una selva rappresenta una sfida contro l’ignoto e il percorso che intraprende la voglia di superare ogni ostacolo per uscirne felice. Un pò come quando scendi in campo e dirigi due squadre che non conosci e al triplice fischio sei soddisfatto per aver prodotto una buona direzione. Anche l’ascolto è una parte importante della vita di Lorenzo che, ora che è in pensione, è diventato responsabile della sezione di Cordenons, della F.N.P (federazione nazionale pensionati), una struttura che si occupa di dare risposte ai cittadini su pratiche del patronato o dei Caf. Una persona che dal suo vecchio lavoro, l’agente di commercio, ha imparato a relazionarsi con le persone, a capirne le aspettative, situazioni che ora trasla anche sull’arbitraggio dove, di base, cerca di partire col dialogo cercando un empatia che possa agevolare il compito di una direzione.
Stefano Minini: Villaorba, un gruppo che può crescere molto
La voglia di mettersi in gioco non l’ha persa, anche dopo aver rinunciato a giocare. Ogni anno, tra se, diceva di voler ritentare l’avventura come giocatore, ma al momento di prenotare la visita medica gli tornava in mente sempre l’infortunio al ginocchio. Un ricordo che gli crea ancora sofferenza e che lo riporta a quel periodo in cui era stato bloccato, non solo nello sport, ma anche nel suo lavoro di artigiano. Lavoro da cui ha imparato la dedizione, la professionalità, la responsabilità, ma soprattutto la capacità di reagire anche nei momenti difficili. E per questo non ha mai mollato. Nemmeno la squadra dove è entrato, dalla sua fondazione, da giocatore, il Villaorba. Stiamo parlando di Stefano Minini, che, lasciato il ruolo di giocatore, si è calato in quello dirigenziale divenendone il presidente. Confessa però che quando faceva il presidente-guardialinee (ruolo ricoperto per alcuni anni) si sentiva fuori luogo: essere lì a bordo campo con una bandierina in mano e non poter entrare e dare il suo contributo, lo logorava. Voleva provare a dare un suo contributo in termini di idee ed esperienza, cercare di essere parte attiva, di sentirsi coinvolto in maniera più diretta in un progetto. Ecco allora che il dopo covid gli genera una opportunità: prendere in mano la guida tecnica. Sa che il compito non è facile ma, anche grazie alla collaborazione di dirigenti e atleti, sta provando a portare il Villaorba a raggiungere traguardi mai raggiunti. Finora i risultati gli stanno dando ragione.
Arbitrare, che passione: Gerardo De Leonardis
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Malcom Tommasini, una cintura nera tra gli amatori
E’ un creativo, uno a cui piace sperimentare sia sul lavoro che tra le sue passioni. Malcom Tommasini, grafico pubblicitario, sa che la vita deve essere semplice e allo stesso tempo creativa, che la mente va sempre allenata per produrre idee che non siano frutto di stereotipi. Anche nello sport. Idee che ha sempre coltivato fin dalla tenera età e ha messo in pratica nello sport: all’età di 5 anni conosce il calcio, una disciplina la cui essenza, considerato che al tempo non c’erano competizioni ma solo allenamenti, non lo stimolava particolarmente tanto di decidere di partecipare, contemporaneamente, a una disciplina che poi lo forgerà sia da un punto di vista fisico che umano, il karate.
Arbitrare, che passione: Alessandro Radivo
Triestino, 46 anni, da 12 residente a Udine. E’ una persona che, grazie al suo lavoro (il macchinista ferroviario), ha l’opportunità di visitare e conoscere spesso mete nuove e, forse in quel contesto, si è appassionato ai viaggi. Esplorazioni che continua a fare nel tempo libero coniugando la sua passione per il moto touring alla voglia di scoprire luoghi e persone. “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” scriveva Marcel Proust, frase che potrebbe calzare a pennello per Alessandro Radivo, capace di emozionarsi indifferentemente davanti alla torre Eiffel o a un panorama che richiama la bellezza della natura. Il suo carattere espansivo, a volte teatrale, lo porta a vivere la vita inserendosi negli ambiti sociali con una certa disinvoltura, a mettersi in mostra, a gestire gli eventi con polso. Come in campo arbitrale in cui Alessandro dimostra personalità e, anche se può sembrare eccentrico nei modi, e’ sempre pronto a rimettersi in gioco. Per lui ogni partita è un viaggio dove puoi incontrare difficoltà e imprevisti ma che alla fine ti lascia esperienze dalle quali puoi imparare qualcosa per il futuro.
Daniele Petri: nazionale di freccette, portiere d’inverno e giocatore di movimento d’estate
Ci sono persone poliedriche che non si focalizzano su una sola meta e che riescono distinguersi in molti aspetti della vita. Umiltà, forza d’animo, organizzazione, passione, alcune caratteristiche che le contraddistinguono. Sono persone che sanno come gestire il proprio tempo in funzione di un obiettivo e a cui piace vivere di emozioni. Brividi emotivi che offrono una sorta di scossa capace di alimentare in loro una notevole spinta per conoscere nuove mete, scoprire sensazioni e mettersi continuamente in gioco.
Arbitrare, che passione: Fiorello Truant
L’adrenalina che può dare un viaggio in moto è forse la molla che spinge a scoprire nuove mete, a respirare…
Mauro Missio: presidente per dovere, allenatore per passione
Mauro Missio è un grande sostenitore del calcio amatoriale. Quasi un pioniere, uno che ha subito creduto che il calcio…
Arbitrare, che passione: Maurizio De Colle
E’ un uomo dedito al sacrificio. Già da quando lavorava come autista ed era costretto al alzarsi alle 2 del…