Una persona tenace e determinata che, nella sua vita lavorativa, ha perseguito valori importanti come giustizia e onestà. Caratteristiche che si evidenziano anche nel suo attuale ruolo di arbitro, pronto a interpretarlo con sagacia e competenza. Stiamo parlando di Giuseppe Sivieri che, dopo aver servito lo Stato come carabiniere ora si prodiga a dare una mano a qualche associazione come la proloco di Paderno, riuscendo nel contempo ad essere anche dirigente di una squadra di calcio a 11. Dopo aver prestato servizio in varie località del Friuli, nel 1980 è trasferito a Udine. Qui si ambienta subito, crea nuove amicizie e conosce parecchie realtà calcistiche. Frequenta tornei e campionati dove gioca da mediano o da mezzala. La sua duttilità tattica, la sua atleticità, un buon piede, lo rendono un giocatore che sa stare in campo, ma soprattutto un elemento affidabile su cui ogni mister può contare. Qualche acciacco però lo costringe a rivedere i suoi piani calcistici e, spinto da qualche collega, decide di provare l’esperienza come arbitro in LCFC. Qui trova una sua dimensione, un piccolo mondo dove poter esprimere la sua passione e la sua grande voglia di stare in compagnia. La pazienza, l’esperienza da calciatore e il suo modo pacato di dirigere sono alcune doti molto apprezzate dalle squadre che dirige.
Ricordi la prima volta che hai arbitrato? Che emozioni hai provato?
“La prima gara l’ho diretta in quel di Bressa nel 2002: Panda Calcio vs Bressa Amatori. Finì 1-3. Non nego che ero emozionato, oltre ad essere la prima, a vedere la mia prestazione c’era il sig Peloi, al tempo osservatore e responsabile della Lcfc, e vari amici e famigliari”.
Hai giocato a calcio per molti anni. Aver praticato ti ha aiutato nelle direzioni delle gare?
“Molto, grazie all’esperienza maturata, cerco di anticipare il movimento dei giocatori, immedesimandomi in loro. Capire certe dinamiche di gioco, valutarne gli effetti, mi fa sentire ancora un giocatore”.
Che tipo di arbitro ritieni di essere?
“Partecipando ai raduni e alle riunioni svolte dal settore arbitrale credo di conoscere bene il regolamento, in campo cerco di essere sempre attento, autorevole, deciso, coerente e di avere sempre un rapporto umano/sportivo con chi mi sta di fronte”.
Le norme, si sa, vanno applicate. Ma prima di estrarre un cartellino quale comportamento prediligi?
“Il dialogo, ma non tollero: insulti, violenze, reazioni per falli, razzismo”.
Il ruolo di arbitro è sempre soggetto a mille critiche. Qual è la molla che ti spinge a rimanere in questo mondo?
“La passione per il gioco del calcio, il gruppo che si forma con la frequenza, la dedizione e il sacrifici, la soddisfazione di stare ancora tra i giovani e il terzo tempo”.
Qual è il tuo concetto di lealtà sportiva?
“Il rispetto verso l’avversario è quello spirito sportivo che ci aiuta a vivere meglio con gli altri e con noi stessi”.
Cos’è per te la felicità?
“Aiutare il prossimo, vedere i bimbi giocare con allegria, la salute, la pace, la serenità di chi ci sta accanto: sono queste azioni che mi fanno stare bene ed apprezzare com’è bella la vita”.
Ognuno di noi ha un sogno che persegue: qual è il tuo?
“Desideravo dirigere le finali Nazionali e, nel 2022, ho avuto l’onore di partecipare, in quel di Rimini, con un gruppo di colleghi meravigliosi. Spero che la salute tenga per ripetere l’esperienza delle finali nazionali e continuare con la passione che ho per questo sport. Approfitto di questo spazio per ringraziare la Lcfc per gli sforzi che tutti i collaboratori fanno per mantenere questa bellissima realtà che ti permette anche di porti più tipi di obiettivi, in ambito sportivo, da raggiungere”.