Giuseppe Bulfone è un uomo che, da quando è andato in pensione, dedica gran parte del tempo libero al volontariato, dando disponibilità in parrocchia, alla pro loco e al calcio amatoriale. Presente in LCFC dalla fondazione, ha attraversato il percorso di crescita del movimento amatoriale prima in veste di giocatore, poi di dirigente ed ora come arbitro. Un cammino dove ha raccolto parecchie soddisfazioni e incontrato qualche difficoltà superata dalla sua grande passione. Giuseppe è una persona che vuole mantenere il fisico integro e farsi trovare sempre pronto in ogni situazione, soprattutto in quella arbitrale dove fiato e corsa sono aspetti fondamentali per riuscire a dirigere una gara con grande lucidità. Per raggiungere buoni livelli sfrutta un’altro suo hobby, la bicicletta. Con i suoi oltre 6000 km annuali cerca di allenarsi, di mantenere un eccellente standard fisico. D’altronde il ciclismo è allenante, la fatica, il porsi degli obiettivi personali, la determinazione nel raggiungerli, la voglia di correre all’aria aperta lasciando alle spalle i problemi quotidiani, sono peculiarità che poi ti aiutano a metterti in gioco anche in altre discipline. E lui, che di lavoro ha fatto il farmacista, sa quanto sia importante trovare le giuste alchimie, conoscere i propri limiti, ma soprattutto ha imparato ad ascoltare per poi approfondire le problematiche che gli ponevano. Aspetto che ha traslato anche nell’arbitraggio dove, anche se qualche volta esce il lato del suo carattere sicuro e determinato, cercare di capire il momento della gara e le dinamiche del gioco, sono dei punti nevralgici per una direzione ottimale.
Il tuo piatto preferito?
“Sono un buongustaio, mi piace praticamente tutto: antipasti di carne, pesce caldo o crudo, pasta ,risotti carne alla brace (fiorentina e costata). Per quanto riguarda il pesce amo particolarmente conchiglie e crostacei”.
Un tuo difetto e un tuo pregio
“Per quanto riguarda la mia attività di arbitro durante le partite qualche volta (molto raramente) mi faccio prendere dalla pressione della partita e capita che mi rivolgo ai calciatori in modo prepotente e arrogante. Però, e questo penso sia un pregio, riesco a scusarmi per il mio atteggiamento già durante la partita e certamente alla fine della stessa. Sicuramente non ho mai cercato una rivalsa in una partita successiva anche se qualche giocatore o dirigente ha talvolta dimostrato di sospettarlo”.
Puoi fare un bilancio della tua avventura arbitrale?
“Il bilancio di tutta la mia carriera di arbitro del Friuli Collinare ( il prossimo anno raggiungerò le 1000 gare) è ampiamente positiva, tant’è che se la salute tiene continuerò a imperversare sui campi”.
Eppure qualche incidente di percorso c’è stato…
“Mi piace ricordare un episodio a Vacile, capitato oltre venti anni fa quando uno spettatore mi bloccò con un furgone l’uscita dal campo di gioco. Il capitano dell’allora Vacile mi aiutò ad andarmene attraverso un campo vicino, in modo solerte, premuroso ed educato. Sarò sempre riconoscente alla Società per l’aiuto datomi in quell’occasione”. Quella, assieme a una gara sospesa per atti di violenza tra giocatori, furono due pagine grigie della mia carriera arbitrale anche se posso tranquillamente affermare che tutte le partite che ho arbitrato sono state belle (la passione è sempre la passione)”.
Che tipo di rapporto prediligi con i giocatori e dirigenti?
“Cerco di portare la mia esperienza maturata da giocatore, dirigente e arbitro della LCFC, associazione con cui sono dal secondo anno di fondazione, provando a spiegare tutte le mie decisioni con l’ impronta amatoriale che caratterizza l’attività dei nostri campionati. Cerco di farlo spesso, ma non sempre sono ascoltato. I casi sono però una minoranza”. Si tenga presente che in campo siamo soli e prendere decisioni per valutare fuorigioco millimetrici, linee invisibili ,volontarietà o meno di certi falli, magari con campi con scarsa illuminazione, non sempre è facile”.
Secondo te c’è qualche regola del gioco che andrebbe cambiata per rendere la disciplina ancora più amatoriale?
“Il principio di amatorialità deve essere alla base del nostro gruppo, però ci sono dei limiti perché c’è e ci sarà sempre la competizione. Nessuno vuole mai perdere, neanche a briscola. Deve esserci sempre il rispetto e l’educazione tra le parti coinvolte nella gara e questo, alle volte, manca. Il cartellino verde è una buona idea però tradurla in campo in modo uniforme è una cosa difficile per cui proporrei una rivisitazione dell’utilizzo”.
C’è una partita che vorresti arbitrare di nuovo?
“Dopo 27 anni di attività e quasi mille partite ufficiali con la LCFC le rifarei volentieri tutte, ma aimè gli anni passano”.