San Gottardo, oltre ad essere il quartiere udinese che lo ha visto crescere, è anche la squadra in cui ha fatto tutta la trafila giovanile fino ad arrivare alla prima squadra. Gli inizi non sono stati facili. La sua struttura non proprio snella e qualche lacuna tecnica, gli hanno creato inizialmente parecchie difficoltà.
Ma la sua testardaggine, la passione e, forse anche una buona dose di orgoglio personale, gli hanno permesso di non mollare, di credere nel cambiamento, nel provare a superare qualche pregiudizio. La sua convinzione vince su tutto e Simone Pian, oltre a completare tutto il percorso del settore giovanile, approda in prima squadra e ne diventa il capitano per molti anni. Una storia simile a tante altre, ma che insegna come se si crede in quello che si fa poi arrivano, magari soffrendo, le soddisfazioni. E forse qualche rivincita personale. Questo insegnamento Simone, ora che allena una squadra del settore giovanile, vuole trasmetterlo. Sa che i tempi sono cambiati, sa che i ragazzi ora hanno molti più svaghi, sa che è difficile insegnare il sacrificio e l’abnegazione, ma vuole provarci. Il calcio però, quello giocato, non si è fermato in Categoria. Le emozioni che si provano sono troppo forti per disperderle e Simone, grazie anche al coinvolgimento di alcuni suoi amici che nel frattempo hanno fondato la versione amatoriale del San Gottardo, verso i 30 anni, si aggrega a loro. Qui respira una nuova aria, trova un gruppo con gli stessi suoi valori, si impegna per difendere, ancora una volta i suoi colori preferiti. Dopo tanti anni da giocatore decide di crescere anche sotto l’impegno dirigenziale divenendo, da qualche stagione, Presidente e allenatore (ha conseguito il patentino nel 2018). Nel 2022, insieme agli storici compagni Brusini, Codutti, fonda gli OVER 38, allargando ulteriormente un gruppo di amici che oggi conta una sessantina di persone. Impegni che occupano gran parte del suo tempo libero, ma che gli danno quella sensazione di aggregazione, di socializzazione e amicizia che lo sport sa regalare. E quando il calcio va in vacanza ecco che la sua voglia di libertà si espleta attraverso qualche giro in moto o su qualche barca a vela, mezzo per il quale ha conseguito da poco la patente.
Sei un fedelissimo ai colori bianco azzurri del San Gottardo. Prima in FIGC, ora con gli amatori. Ma non hai mai giocato con altre squadre?
“Unico e solo tradimento di colori, se cosi si può definire, è il CALGARETTO, squadra carnica con la quale da 10 anni partecipo al campionato amatori estivo; un gruppo super con tanti giocatori vecchietti che sanno dare del tu al pallone”.
La tua squadra, gli Am. San Gottardo, nel Friuli Collinare, sta disputando una buona stagione. Quali erano le vostre aspettative iniziali e quali gli obiettivi a lungo termine?
“Siamo un grande gruppo consolidato da molti anni. Stiamo disputando una buona stagione, la squadra è competitiva ma paghiamo i pochi allenamenti che ci hanno fatto raggiungere risultati alterni. la meta primaria è stare insieme e divertirsi, quello sportivo è cercare o di mantenere la categoria. L’obiettivo a lungo termine, mio e della società, è creare i presupposti per costituire una grande famiglia che ci permetta di condividere la passione per questo sport facendoci stare insieme per tanti anni ancora. Chiaramente con la casacca del SAN GOTTARDO. Riteniamo di essere sulla strada giusta e personalmente ne vado fiero”.
Con la squadra over invece siete alla prima stagione…
“Esatto, siamo al primo anno e anche qui ci stiamo togliendo belle soddisfazioni. Sono certo che negli anni a venire saremo ancora più competitivi”.
Negli anni la vostra associazione si è consolidata tanto da poter costituire anche una seconda squadra. Quali sono, a tuo parere, le caratteristiche che una associazione deve avere per mantenere continuità?
“Credo che le caratteristiche siano avere un gruppo dirigente che creda nel progetto e si impegni nel perseguirlo. Nel nostro caso, grazie alla responsabilità dei dirigenti ed accompagnatori , pochi ma buoni, riusciamo a portare avanti la gestione del gruppo. Senza di loro nessuno giocherebbe, questo è certo, ma spesso questo aspetto viene sottovalutato. Anche se attualmente molti di noi giocano in entrambe le competizioni, e spesso facciamo fatica a coprire gli impegni, l’obiettivo per la prossima stagione è portare vicino nuovi compagni, giovani e meno giovani. Abbiamo un terzo tempo fantastico e questo aiuta molto nella missione sociale che deve avere una squadra amatoriale”.
Cos’è per te, nello sport, la libertà?
“La libertà nello sport è utilizzare lo strumento , nel nostro caso il pallone, per alleviare tutti i pensieri della vita quotidiana e tornare bambino. Dopo ogni seduta di sport si sta da Dio, ragione per cui non mi immagino un futuro senza sport e per questo spero di poter giocare per altri 39 anni”.
Qual è il tuo peggior vizio e il miglior pregio calcistico?
E’ il parlare in campo, sono un gran rompi palle e alle volte non mi sopporto nemmeno io. Ma è più forte di me. Quanto ai pregi credo di essere uno che non molla mai e questo mi permette di rendermi utile alla causa, per fortuna.
Tu alleni anche nel settore giovanile. Con quali stimoli?
“Allenare i ragazzini è un bell’ impegno, faticoso ma al tempo stesso molto appagante. Allenare i giovani vuol dire essere anche un educatore, pertanto la missione è complessa e ti porta a metterti ogni giorno in discussione con te stesso, nella ricerca della correttezza dei valori che si vanno ad insegnare a ragazzi di un età molto sensibile. Il rischio di fare danni è dietro l’angolo e bisogna essere sul pezzo, spero e credo di esserne all’altezza”.