Un dirigente storico, una persona che ha creato una realtà importante, un vero punto di riferimento a Cividale del Friuli. Un uomo che attraverso la sua passione e al credo amatoriale cerca di trasmettere a tutti i suoi giocatori valori che, nonostante siano passate molte primavere, mantiene intatti nonostante il contesto, sportivo e sociale, sia cambiato. E’ una sorta di pioniere dello sport amatoriale, un Costantino Rozzi (ricordate il famoso presidente dell’Ascoli?) che ha saputo costruire un progetto sportivo che dura da 44 anni. E’ stato bravo a sfrecciare tra difficoltà e opportunità, quasi come un affrontare rally (il suo sogno incompiuto), riuscendo a tagliare il traguardo della continuità grazie alla perseveranza e alla sua ottima organizzazione. La schiettezza e il modo di conversare in modo diretto, senza mediazioni, magari lo fa apparire come un simpatico brontolone, ma questo suo lato del carattere lo rende trasparente ed apprezzato. Stiamo parlando del presidentissimo della Pol.Valnatisone Pietro Boer, che, da sempre, accompagna le gesta della sua squadra dalla panchina. Li spesso diventa pungente, usa la sua ironia per sottolineare qualche limite tecnico dei suoi ragazzi o qualche errore grossolano, incalzandoli con battute sarcastiche. Una sorta di stimolo, un modo per sdrammatizzare alcuni errori, un modo per vivere la panchina in allegria e forse, un modo per sfogare qualche tensione. I giocatori lo conoscono, sanno che Pietro li tutela, gli apprezza e vuole farli crescere. Anche se ogni tanto, in particolare durante le cene, presenta discorsi utilizzando parole desuete e termini quasi romanzeschi, divertendosi a guardare gli occhi spaesati di quei giovani che quel tipo di frasi non hanno mai sentito pronunciare. Probabilmente la sua familiarità con i libri (è un libraio), lo ha arricchito culturalmente, fornendogli una dialettica variopinta capace di stimolare e interessare i propri interlocutori.
Pietro, fai parte di una squadra storica della Lcfc come la Polisportiva Valnatisone, una tua creatura. Come riesci a mantenere sempre accesa la passione per la squadra?
“I valori sani e onesti che da sempre perseguiamo in ogni dettaglio. Trasmettere a tutti i nostri tesserati il senso di appartenenza ad una squadra, rispettare le regole cercando di migliorarsi sempre senza l’ossessione del risultato, sono tutti motivi di grande soddisfazione che mantengono accesa la passione per questo bellissimo sport di squadra. Inoltre il nostro canto di battaglia negli spogliatoi dopo le (poche) vittorie spesso carica e rafforza il legame tra tutti i tesserati”.
Lo scorso anno rischiavate di chiudere l’associazione, poi siete rinati. Cos’è successo?
“Ci siamo guardati faccia io e mio fratello Maurizio, con il quale c’è grande armonia e sintonia. Ci siamo detti che i 44 anni di storia della nostra società non potevano essere abbandonati così nell’oblio. Insieme alla determinazione del rinnovato direttivo, la voglia di continuare ha prevalso sul desiderio di abbandonare tutto. Sarebbe stato più semplice, ma concludere il nostro cammino con una delle peggiori stagioni della nostra storia ci ha fatto riflettere. Abbiamo lavorato molto bene durante l’estate e siamo stati premiati. Ci piacciono le sfide e il nostro obiettivo principale è iscriversi ogni anno al campionato”.
Quest’anno sembra che abbiate ritrovato il sorriso, il gruppo è rinnovato e sta arrivando anche qualche soddisfazione. c’è qualcuno che ti senti di ringraziare per questa inversione di rotta?
“Ringrazio il direttivo, il nuovo mister Giuseppe Susca e un nostro tesserato, Elia Sartelli, persone che che si sono molto impegnate per trascinare altri coetanei a rimpolpare e ringiovanire la rosa dell’ultima e difficile stagione. A margine devo ringraziare il mister della passata stagione Luciano Zilio che, nonostante tutte le vicissitudini, ha portato a compimento l’annata sportiva onorando l’impegno preso anche se avrebbe potuto facilmente abbandonare l’impresa”.
In questi anni di permanenza nel Friuli Collinare, c’è qualche aneddoto che vuoi raccontare?
“Si sa che il portiere è il ruolo più difficile da reperire e spesso, tra i pali, capita di mettere un giocatore di movimento ma, nel nostro caso, in un’amichevole pre-campionato nella stagione 2009-2010 contro gli Amatori Drenchia, c’erano 3 portieri di ruolo in campo”.
Tu sei titolare di una libreria. C’è un libro sullo sport che ti ha coinvolto e perchè?
“Mi è capitato l’estate scorsa di presentare un libro nella rassegna che organizziamo assieme al Mittelfest che si chiama “Mittelibro”, riguardante un racconto biografico su Dino Zoff (Tra i legni. Voli taciturni di Dino Zoff ) dell’autore Manfridi Giuseppe di cui hanno fatto poi anche lo spettacolo. Mi ha colpito la storia della sua genesi, contestualmente al suo periodo storico. Era un altro mondo, un’altra era, se posso dire, un epoca in cui mi ci trovo ampiamente anch’io, rispetto a quella di adesso che, per usare un eufemismo, mi appare triste e priva di valori e contenuti. Ovviamente si intende quella calcistica e non solo…”
Qual’è la prima cosa che pensi appena la tua squadra va in svantaggio?
“Penso che se prevale la parte istintiva si cerca sempre il responsabile dell’errore. Spesso fortunatamente prevale la parte razionale che ti aiuta a cercare la soluzione per rimettere in carreggiata la partita facendo tesoro di quello che ci è successo. E’ un modo corretto per capire quali sono le nostre debolezze, per analizzarle cercando di non ripetere più certi errori”.
La Lcfc cerca di studiare delle soluzioni che possano essere sempre più vicine al concetto di amatorialità. L’anno scorso hanno esordito nuove regole come prestiti tra squadre in difficoltà, mentre in questa stagione la nuova versione del cartellino verde: Tu cosa pensi di queste iniziative?
“La prima iniziativa è stata possibile proprio in una partita di campionato tra noi e lo Ziracco calcio grazie soprattutto alla collaborazione tra dirigenti. Il cartellino verde con relativa sostituzione immediata per punire la maleducazione di alcuni giocatori mi sembra molto valida. Si potrebbe applicare anche alle panchine, dalle quali spesso escono frasi scorrette e spiacevoli”.
C’è qualche nuova regola che ti immagini da proporre alla Lcfc?
“Migliorare le fasi conclusive di ogni campionato, magari coinvolgendo e ampliando il numero delle squadre alla partecipazione delle finali. Considerando che certe squadre non ci arriveranno mai si potrebbe pensare ad una formula anche per le squadre di bassa classifica. Inoltre un dato puramente organizzativo. Inserire nel database di ogni società anche una foto delle maglie da gioco che verranno utilizzate in modo da non trovarsi con mute simili durante gli incontri. Potrebbe evitare ai dirigenti che non hanno un magazzino a disposizione di trasportare inutili borsoni”.