Si definisce una persona iperattiva ma razionale, solare, positiva e capace di impegnarsi in molti settori della vita. Lo sport, ad esempio, lo impegna corpo e mente, aiuta a creargli dinamiche relazionali, lo induce a cercare un resoconto con il proprio corpo con il quale si confronta per cercare qualità e limiti. Appassionato di calcio fin da bambino, Luigi Mininni, cerca di rilassarsi tuffandosi nella pratica di molte discipline come corsa, nuoto, sci, camminate in pianura e in montagna. Tutte esperienze che lo distraggono dai problemi della quotidianità, che lo aiutano a rimettere in piedi forze fisiche e mentali. Ma non è solo lo sport ad aprirgli la mente. Anche i viaggi, altra passione, lo rendono una persona vogliosa di conoscere culture diverse, modi di vivere alternativi, tutte situazioni che poi alimentano la sua sete di conoscenza, e, forse, lo aiutano a comprendere meglio l’essere umano. Conoscenze che, associate alla sua competenza, applica nel suo lavoro dove la relazione con il cliente è fondamentale per poterlo avvicinare a centrare i propri obiettivi. Fare il consulente finanziario non è impresa facile perché devi gestire il denaro di altri cercando di trovare il giusto equilibrio tra rischio e benefici. Ma il lavoro lo gratifica, gli da grandi soddisfazioni. Come fare l’arbitro, altro ruolo in cui Luigi dedica anima e corpo cercando di trovare in ogni gara stimoli e concentrazione necessari per rendere la sua direzione con meno sbavature possibili.
La nuova filosofia del cartellino verde è stata, secondo te, assimilata dalle squadre?
“Inizialmente ero un po’ scettico riguardo il cartellino verde, perché in molte squadre c’è sempre il giocatore che protesta e pensavo che le partite si sarebbero concluse con diversi espulsi; invece, con il passare del tempo molte squadre sono “maturate” e finalmente iniziano ad avere maggiore rispetto per gli arbitri. Sicuramente però ci vorrà un po’ di tempo perché venga “digerito”.
Come definiresti il tuo modo di arbitrare?
“Ho iniziato ad arbitrare a 16 anni e sono cresciuto con un modello arbitrale nel quale non esiste il compromesso: se un giocatore deve essere ammonito, va ammonito, se vien commesso un fallo di rigore all’ 80’, il penalty va fischiato. Ho notato, invece che gli amatori pretendono una sorta di “tolleranza”, definita da me falso buon senso, perché cozza con il regolamento, in quanto l’arbitro non deve farsi condizionare dal minuto o dalla situazione”.
Credi che il dialogo con giocatori e dirigenti possa essere costruttivo o è meglio sanzionare senza motivare la decisione?
“Sulla carta credo di si, sarei disposto a farlo, ma di solito 9 giocatori su 10 vengono a protestare, non a dialogare”.
Soprattutto in campo amatoriale, dove non ci sono assistenti e l’arbitro è solo, ci chiediamo quali emozioni possa avere un direttore di gara. Quali sono le tue?
“Tantissime, per esempio una bella soddisfazione è sanzionare un fuori gioco trovandoti in linea con l’attaccante, in questo caso difficilmente i giocatori lo contestano. Mi piace essere sempre vicino all’azione, mi consente di prevenire errori ed essere più lucido nel giudicare”.
Qual è il tuo concetto di fair play?
“Molto alto, segnalo sempre nel referto il giocatore che ammette di aver toccato il pallone o di aver commesso un fallo e lo ringrazio pubblicamente”.
Qual è l’ultimo regalo che hai fatto?
“Un aiuto ad una persona in difficoltà”
Ogni squadra, nella Lcfc, può ricusare degli arbitri. Quando questo accade, secondo te, quali sono i pensieri che pervadono l’arbitro?
“Quando 9 anni fa sono arrivato dall’eccellenza della Figc alla Lcfc, non capivo cosa fosse questa ricusazione, soprattutto dopo averla subita per non aver assegnato un rigore, oppure dopo che il giudice comminò diverse giornate di squalifica ad un giocatore da me espulso. Incomprensibile poi la ricusazione di una squadra mai arbitrata, fortunatamente quest’ultima è stata tolta. In linea di massima è uno strumento che non condivido perché in nessuno sport una squadra può scegliere un arbitro. Darei invece più potere al designatore se far arbitrare una partita ad un determinato arbitro, sicuramente il designatore è in grado di valutare la capacità dell’arbitro di dirigere quella gara o quella società”.
Quante gare hai arbitrato?
“Ho arbitrato svariate finali e tornei sia nella Figc che nella Lcfc. In totale ho diretto 908 gare in Figc in 30 anni e 406 gare in Lcfc in 9 campionati. Considerando la stagione in corso ho superato le 1300 partite e, quando arriverò a 1500, spero di fare una bella festa come quella che feci al raggiungimento delle 1000 gare.
Quale ti ha dato più soddisfazione?
“L’anno scorso, esattamente il 22 dicembre 2021 ho arbitrato un’amichevole tra l’Udinese 1 e l’Udinese 2 allo stadio Friuli con relativa diretta su Udinese Channel: riuscire a correre vicino a professionisti con 30 anni meno di me mi ha dato soddisfazioni enormi e fatto vivere emozioni fortissime”.
Sei un appassionato di motori, cosa ti piacerebbe provare in questo ambito?
“Mi piace guidare auto, moto, barche, tutto ciò che ha un motore. Un mio sogno nel cassetto era diventare pilota di rally”.