Un buon allenatore, oltre a saper insegnare, deve comunicare traspirando passione, cercando di far capire che lottare per una maglia è una sorta di generatore di emozioni che se vissute nel modo corretto possono portarti a raggiungere traguardi impensati. Non importa a quale livello si giochi ma è determinante capire che solo con l’impegno e la dedizione si possono affrontare incidenti di percorso e superarli, magari tagliando per primi il traguardo. Bisogna avere empatia, capacità relazionale, saper prendere decisioni nei momenti critici, ma soprattutto coinvolgere il gruppo in un unico progetto. E questo ruolo, nel Friuli Collinare, è stato svolto egregiamente da Mauro Podrecca che, a Ziracco, ha vissuto un eccellente stagione in cui ha centrato la vittoria in campionato e il titolo di campione regionale. Mauro è sempre stato un appassionato di calcio anche se il suo primo sport da bambino ( suo padre era istruttore e cintura nera 4° dan) è stato il Judo. Forse da questa disciplina ha imparato che se vuoi ottenere qualche risultato devi avere autocontrollo, una buona consapevolezza di se per poi affrontare gli altri, e soprattutto parecchia disciplina. Doti che poi ha messo in pratica nel calcio in cui, partito dalle giovanili della Cividalese, ha saputo trovare collocazione alla Manzanese (dove ha esordito in prima squadra), passando poi sei stagioni alla Valnatisone e tre all’Aurora Remanzacco. Con quest’ultima, a 31 anni, ha chiuso la sua carriera di giocatore con l’intento di dedicarsi alla famiglia. Ma in lui è continuato ad ardere il fuoco della passione per il calcio tanto che, pur di non abbandonare un ambiente che gli regala spensieratezza, ha voluto mettersi alla prova fino a conseguire il patentino Uefa B per allenatori. Tifosissimo dell’Inter, Mauro ha cercato una squadra che, oltre a non impegnarlo tanto tempo, lo valorizzasse, lo mettesse in condizione di poter mettere in pratica i suoi studi. E Ziracco gli è sembrato un contesto ideale per mettersi in gioco.
Mister, cosa significa per lei aver raggiunto con lo Ziracco il titolo di campione regionale?
“Aver raggiunto il titolo di campione regionale con lo Ziracco, per me significa il coronamento di un anno di lavoro con i ragazzi. Sicuramente nel settore amatoriale il fattore ludico ed aggregativo è fondamentale: a Ziracco siamo riusciti a coniugare ottimi risultati sul campo con il divertirsi e a stare bene insieme sia dentro che fuori dal rettangolo di gioco grazie ad un gruppo fantastico. E questo non sempre è scontato ed è la più grande vittoria”.
La prima parte di stagione è stata difficile, come mai?
“Più che la prima parte di stagione, abbiamo avuto difficoltà notevoli a ridosso della sosta (fine novembre/ inizio dicembre). E’ stato un periodo in cui avevo notevoli defezioni, vuoi per infortuni o per problemi familiari di alcuni giocatori. Abbiamo ripreso a giocare, prima delle altre squadre, a febbraio avendo ben tre recuperi: li abbiamo avuto un piccola crisi di risultati, ma ad un occhio attento si vedeva che non era una crisi di gioco e che i giocatori stavano entrando in condizione (soprattutto chi, per i motivi sopra citati, non aveva potuto avere continuità)”.
Con la nuova formula, nel secondo atto del campionato, avete cambiato decisamente passo andando a vincere il Friuli Collinare. Cos’è successo?
“Come già sopra anticipato, è successo che abbiamo recuperato tutti gli effettivi e che le difficoltà affrontate ci abbiano unito ancora di più come gruppo”.
Poi le finali regionali. Dognese e Aurora sono state degne avversarie, in particolare l’Aurora che , oltre a reclamare un rigore, vi ha messo alle corde sul piano del gioco. Nonostante queste difficoltà, siete riusciti a portare a casa il risultato. Cosa le ha insegnato questa partita?
“Il mio giocatore mi ha detto che il rigore è stato molto generoso: vorrei fare notare però che nella partita precedente, invece, non ce ne è stato concesso uno nettissimo (è stato sempre lo stesso atleta ad ammetterlo). Vincendo non avremmo dovuto per forza giocare per la vittoria nei tempi regolamentari contro l’Aurora. E qui mi collego al fatto che ci hanno messo alle corde sul piano del gioco…Dovendo vincere ad ogni costo, dopo il pareggio momentaneo dell’Aurora, abbiamo giocato con tre punte ed un trequartista, quindi era normale che il centrocampo soffrisse. Bisogna aggiungere anche che ci mancavano ben 4 difensori che ci avrebbero permesso di giocare più alti e guadagnare campo.
Premesso che con la Dognese e Aurora ci mancavano 9 giocatori, pur recuperando Quercioli che nello stesso pomeriggio aveva già giocato in Carnia, siamo riusciti a gettare il cuore oltre l’ostacolo. L’insegnamento è che giocando da squadra, aiutandosi l’un l’altro e sapendo soffrire si può raggiungere ogni risultato”.
C’è qualche giocatore che a inizio stagione aveva poco credito che invece l’ha stupita?
“Posso dire che nessun giocatore aveva poco credito ad inizio campionato. Semmai mi fa piacere sottolineare come i giovani millenials in rosa siano cresciuti esponenzialmente nel corso del campionato. Bravi ragazzi e continuate così”.
Qual’è stato l’ingrediente principale che ha permesso allo Ziracco di sfornare un annata vincente?
“Il gruppo, la coesione, la leggerezza”.
Programmi per il futuro?
“Intanto godiamoci il presente. Per il futuro invece vorrei ricordare che il lavoro di squadra è il segreto che consente alle persone comuni di raggiungere risultati non comuni. Lo Ziracco Calcio ha bisogno di nuovi innesti nella sua squadra (soprattutto dirigenziale), altrimenti sarà difficile avere un futuro”.