Spesso la percezione che si ha di una persona ne condiziona i rapporti, può dare un idea sbagliata di quello che realmente è. L’apparenza non sempre corrisponde alla realtà e il giudizio su di essa è costruito secondo dei pregiudizi, delle forme mentali che noi abbiamo assimilato negli anni. Anche quando vediamo arrivare un direttore di gara. Magari ci sembra burbero, autoritario mentre in realtà è solo una maschera che il ruolo impone.
Talvolta la serietà, la professionalità, viene fraintesa come mania di protagonismo ma poi lo conosciamo e ci accorgiamo che tutte le nostre valutazioni erano errate. Perché una cosa è interpretare un ruolo, un’altra è la vita reale dove i rapporti sono diversi, conviviali. Molti giocatori si fermano davanti all’apparenza senza cercare di capire che anche l’arbitro è un uomo che ha emozioni, può commettere qualche errore. Anche se ha arbitrato ad altissimi livelli. Lo sa Franco Conzutti che, dopo le sue grandi esperienze a livello nazionale, ha continuato a dirigere nei campionati della Lcfc con la stessa passione che ne ha contraddistinto la sua ascesa. Appassionato di molti sport (calcio e pallacanestro) ha un debole per la mountain bike. Passione, quella per la bici, che gli ha fatto capire che per raggiungere un traguardo bisogna fare fatica, a volte pedalare in salita, prendere fiato quando serve ma poi, quando si vede la meta che ci si era prefissi, la soddisfazione per aver superato quelli che si credevano i propri limiti, è grande.
La tua carriera ti ha portato ad arbitrare anche partite di serie A per cui la tua esperienza è ad altissimi livelli. Dal 2005 arbitri con la LCFC. Secondo te, in ambito amatoriale, funziona più l’arbitro amico o l’arbitro distaccato (professionale)?
“Secondo me l’arbitro in campo dovrebbe cercare di essere professionale (sicuramente la mia risposta deriva da quanto mi è stato insegnato nei miei trascorsi in altra Federazione), ma ciò non toglie che si possano instaurare degli ottimi rapporti con i calciatori”.
Secondo il tuo parere quali sono le caratteristiche principali che deve avere un buon arbitro? Preparazione atletica, “Conoscenza del regolamento, equilibrio di giudizio”.
L’emotività in un arbitro è un plus o un problema?
“A seconda dei soggetti potrebbe essere un vantaggio o un problema, l’importante una volta iniziata la partita è avere la mente sgombra da pensieri, per poter così dirigere con serenità ed imparzialità di giudizio”.
In LCFC si arbitrano tante categorie, dal calcio a 11 libero come età, agli over, ai senatori, al calcio a 5. Le gare le approcci in maniera diversa in base alle categorie o l’atteggiamento è speculare per tutti ?
“Indipendentemente dalla categoria tutte le partite le affronto nella stessa maniera, per rispetto dei calciatori e dei dirigenti che vi partecipano, conscio delle aspettative che gli stessi ripongono nella figura dell’arbitro”.
A tuo parere quali sono le categorie più difficili da gestire in campo?
“Non farei una graduatoria di difficoltà, ben sapendo che ogni partita ha una sua storia. Secondo me un arbitro per poter fare un’ottima prestazione, deve affrontare qualsiasi partita che gli sia stata affidata, con serietà ed il massimo impegno”.
Cosa ti piace della Lcfc?
“Mi piacciono tutte quelle iniziative e regole che mirano ad affermare i valori di amatorialità, che contribuiscono a stemperare l’agonismo esasperato tipico di altri campionati”.
Quest’anno hai partecipato alle finali nazionali Libertas. Cosa ti è rimasto di quell’esperienza?
“E’ stata una bella esperienza che mi ha dato modo di conoscere meglio i colleghi arbitri con i quali si è creato un bel gruppo, ed i dirigenti della LCFC presenti a Rimini, inoltre è stata l’occasione di potermi confrontare con squadre provenienti da altre regioni”.