Amatori Forever. Lo dice già il nome. Una squadra che proverà a giocare fino a quando i componenti della rosa, quasi tutti abbondantemente sopra i quaranta, avranno la forza fisica e mentale di continuare a divertirsi correndo dietro ad un pallone a rimbalzo ritardato, e di recuperare quegli stimoli per affrontare avversari atleticamente e anagraficamente più freschi. Nata nel 1994 come squadra di calcio a 11 di un Circolo ricreativo (cral Telecom), con lo scopo di trovare una dimensione extralavorativa, ha sempre avuto l’obiettivo primario di privilegiare l’aspetto ludico a quello agonistico. Per molti anni composta solo da dipendenti Telecom, la squadra negli anni ha avuto un cambio di fisionomia. Ai telefonici, tuttora presenti in buon numero, si sono aggiunti alcuni amici. La filosofia è rimasta quella iniziale: le oltre 10 Coppe Disciplina vinte, confermano la mentalità con cui il team continua ad approcciarsi alle varie manifestazioni. Gli udinesi, che raramente hanno trovato soddisfazione nei risultati, non hanno mai avuto scompensi nel gruppo, conscio di essere nato con un progetto filosofico ben preciso. “Non c’è nulla di male ad essere ultimi, se lo si è con dignità”, citava Zdenek Zeman. Un aforismo che gli Am. Forever hanno abbracciato per molti anni. In questa stagione qualcosa pare essere cambiato. Gli udinesi hanno realizzato, nel campionato amatori di calcio a 5, una serie di risultati inaspettati che gli hanno momentaneamente proiettati nella parte nobile della classifica. Di questo cambiamento di rotta ne parliamo con il presidente Paolo Vadnjal. >>Quest’anno, vista anche la rosa meno ampia, è stato drasticamente ridotto il turnover. In questo modo abbiamo ottenuto un migliore affiatamento e compattezza di squadra. Devo anche aggiungere che – chiosa Vadnjal – aver trovato un bomber di razza come Giuseppe Antonaci e aver più continuità di presenze dal portierone Tommaso Chiarandini, tutto estro e affidamento, ci ha anche regalato più sicurezza in fase difensiva. L’unico neo, visto che a rotazione un giocatore ricopre il ruolo, è la mancanza di un allenatore che possa guidarci e consigliarci. Per ora i risultati sono confortanti anche se la stagione è solo agli inizi. Sicuramente non ci montiamo la testa. La correttezza in campo verso gli avversari, l’arbitro e gli stessi compagni di squadra è sempre stato un impegno che dal momento della fondazione della squadra abbiamo perseguito come segno di distinzione, anche magari a scapito dei risultati sportivi. Chi non ha capito il nostro spirito e non ha avuto comportamenti idonei è stato allontanato. E su questa strada proseguiremo. Vincere è sicuramente bello ma non è il nostro primo obiettivo: la passione per il calcio, il bel gruppo che si è creato, l’irrinunciabile dopo partita sono ancora degli ottimi motivi per credere che lo sport sia soprattutto divertimento e amicizia>>.
Pubblicato anche su Tremila Sport del 14/01/2011