Enrico Angeli (Portover), classe 64, è il vincitore del premio fair play 2022. Se lo aggiudica grazie a 9 stagioni senza macchia dove, in 136 gare, non ha ricevuto alcuna sanzione disciplinare. Un percorso che ha indotto i dirigenti della Lega Calcio Friuli Collinare, chiamati a scegliere tra più episodi virtuosi, a premiare una persona che non solo rispecchia i valori amatoriali ma è, da sempre, un esempio da seguire dentro e fuori il rettangolo di gioco. Enrico è un attaccante, ruolo dove si prendono parecchi falli e si subisce qualche provocazione, motivi per i quali talvolta si rischia a reagire. Il modo di approcciare la gara, lo spirito con cui scende in campo, il suo carattere tranquillo, gli hanno però permesso di mantenere sempre una calma, quasi olimpica, soprattutto nei frangenti più accesi. Probabilmente, lavorando come agente di commercio, ha imparato a leggere varie situazioni, sorvolando su quelle più critiche, capendo che certi attimi non devono essere rovinati da nervosismo che potrebbero compromettere un attività, o nel nostro caso una partita. Insomma, un gentlemen delle aree di rigore che, considerato anche il suo percorso giovanile in cui non ha mai collezionato alcuna sanzione, ha da sempre nel Dna quello spirito amatoriale che poi gli ha consentito di fondare e dare una bella impronta agli amatori del Portover, associazione dove ora è presidente onorario e giocatore. Lo abbiamo intervistato.
Che significato ha per te ricevere il premio fair play dalla Lega Calcio Friuli Collinare?
“Sicuramente è una bella soddisfazione questo premio, anche se non sono sicuro sia un pregio in ambito calcistico. Infatti i miei allenatori ai tempi delle giovanili mi rimproveravano perché non ci mettevo la giusta cattiveria agonistica. Ma un persona non può forzare più di tanto il suo carattere. Non sono cambiato e ne sono fiero. Sono mite di natura e tendo a sdrammatizzare sempre. Difficilmente mi arrabbio, anche fuori dal campo, figurarsi se posso farlo per il pallone”.
In 9 anni di partecipazione non hai mai preso un’ammonizione né un espulsione. Come sei riuscito a tenere sempre questo comportamento virtuoso?
“In ogni caso, per la precisione, non sono 9 anni. Sono molti di più. Non sono mai stato ammonito in tutta la mia seppur breve “carriera” calcistica, cominciata nelle giovanili del U.S. Sanstinese, a San Stino di Livenza dove ho passato infanzia e giovinezza. Forse è stato possibile perché vivo il calcio con assoluta leggerezza fin da quei tempi; oggi con l’amatorialità, ancora di più”.
Dicono che gli attaccanti che vengono a giocare al Portover, grazie alla tua longevità sportiva, trovano poco spazio…
“Finora stato doppiamente fortunato perché non ho avuto grossi problemi fisici (toccatina di rito mentre risponde). Per questo, i compagni di squadra mi prendono pure in giro perché in questi anni ho “bruciato” molti attaccanti concorrenti, solo col pensiero… Ovviamente è una leggenda metropolitana, ma anche questo alimenta il divertimento e la goliardia nello spogliatoio”.
Cos’è per te l’amatorialità?
“Un attività svolta per pura passione. Prima di tutto un gioco, di squadra, che ti permette di socializzare, divertirti e qualche volta di vincere, il che sicuramente fa piacere e aiuta a cementare il gruppo. Ma dobbiamo ricordarci sempre, specie alla nostra età, che siamo fortunati se possiamo ancora correr dietro ad un pallone. Consiglio a tutti di avere lo stesso approccio e godersela finché è possibile. Alla LCFC consiglio di promuovere e premiare sempre questo atteggiamento”.