Matteo Fabbroni alberga da sempre nel mondo del calcio. Interrotta l’attività dilettantistica dopo un brutto infortunio maturato in un torneo estivo, si avvicina al pianeta amatoriale sposando il progetto degli am.Gorgo. Una squadra che lo ha appassiona, lo coinvolge, gli genera nuovi stimoli ed emozioni. Matteo, persona energica e dal grande potenziale organizzativo, dopo aver difeso per molti anni i colori del Gorgo sul campo, in occasione di un cambio di statuto, viene identificato come il nuovo condottiero che può guidare la squadra arancio nera per un lungo periodo. La sua passione, la voglia di collaborare, l’umiltà di saper ascoltare i consigli, il muoversi in certi contesti con cognizione di causa, ne hanno fortificato la sua posizione. Matteo è una certezza, su di lui cui si può contare anche per l’organizzazione di eventi paesani come la Sagra degli Asparagi che quest’anno inizia il 25 aprile. Una persona che, oltre ad avere capacità gestionali, ha un indole conviviale e che si propone in modo positivo in tutti gli impegni che decide di prendere.
Il Gorgo sta lottando per non retrocedere. Cosa vi sta mancando da un punto di vista tecnico?
“Sicuramente non ci aspettavamo di trovarci in questa situazione. Ritengo che, più che dal punto di vista tecnico, siamo mancati dal punto di vista mentale. La nostra è una squadra che può vincere e perdere con tutti e devo dire che, in alcune occasioni, avremmo meritato di più dove ci sono state le prestazioni ma non i punti”.
Quali sono state le partite chiave, in positivo e negativo, della vostra stagione?
“Le partite in negativo sono stati gli scontri diretti nel girone di andata, affrontati con molte defezioni, con le squadre che come noi stanno lottando per non retrocedere. Le partite in positivo quelle a cavallo tra gennaio e febbraio in cui abbiamo messo assieme due vittorie e quattro pareggi. Poi purtroppo abbiamo subito quattro sconfitte consecutive”.
La vostra è una bella realtà amatoriale, qual è il segreto per mantenere a lungo il gruppo?
“Non ci sono segreti particolari, non dimentichiamoci che il calcio prima di tutto deve essere un divertimento. Ma bisogna anche saper trasmettere, e questo compito è affidato a dirigenti e allenatori, il senso di appartenenza alla squadra. Devo dire che in questo aspetto non abbiamo mai avuto problemi”.
Secondo te, un buon dirigente amatoriale quali qualità deve avere?
“Sicuramente la passione. Se uno non crede in quello che fa troverebbe sicuramente altro da fare che passare le serate nei campi sportivi”.
Il compagno più forte con cui ha giocato?
“Ci sono stati molti giocatori forti con cui ho giocato, in particolare nei primi anni che ho iniziato a giocare con gli amatori molti provenivano da campionati dilettantistici anche di un certo livello. Ma non voglio fare nomi”.
Quali sono le persone più rappresentative degli am. Gorgo?
“Senza fare un torto a nessuno vorrei sottolineare l’importanza di Diego Re, il braccio destro che tutti vorrebbero avere. Oltre a essere un mio valido aiuto a livello organizzativo e burocratico, è la persona che quotidianamente mantiene i contatti tra giocatori, mister e società ed è quello che per primo si preoccupa di tutto e di tutti. Voglio però sottolineare l’importanza di tutti i dirigenti che, compatibilmente con gli impegni lavorativi e famigliari, sono molto presenti. Da alcuni anni, in particolare da quando sono presidente, abbiamo costruito un gruppo molto unito composto da ex giocatori degli amatori Gorgo e da alcuni simpatizzanti del paese con cui ci frequentiamo, quando possibile, anche al di fuori del campo di calcio. Un vero gruppo di amici che non si arrendono mai”.
Chi è il giocatore che riesce a valorizzare meglio il terzo tempo?
“Nel terzo tempo partecipano tutti per cui non ci sono persone che si distinguono rispetto ad altre. Coinvolgiamo anche la squadra avversaria perchè da noi è tradizione fare la pasta per tutti e trascorrere il fine partita tutti assieme”.