IL’11.6.2024 Daniele Tonino ha presentato da propria lista come candidato alla presidenza della Lega Calcio Friuli Collinare per il triennio 2024/27.
La lista dei componenti del Consiglio direttivo e degli incarichi che saranno proposti è la seguente.
Tonino Daniele Presidente
Paolo Comini Vicepresidente
Fabrizio Pettoello Vicepresidente
Bruno Comuzzi Vicepresidente responsabile attività
Carla Pascutti Tesoriere
Luca Arsellini Responsabile giustizia sportiva
Adriano Cantoni Responsabile manifestazione Senatori
Nicola Copetti Responsabile manifestazione Carnico
Mauro Dri Responsabile manifestazioni calcio a 5
Igor Polo Friz Responsabile manifestazioni Pordenone
Renzo Rossi Responsabile amministrativo
Carlo Silvestri Responsabile manifestazione Geretti
Massimo Specia Responsabile manifestazioni Collinare a 11
Simone Rizzuni Responsabile Arbitri
Roberto Valerio Responsabile eventi
Paolo Zorattini Referente giudici
Il programma è il seguente.
La LCFC è uscita dal periodo di emergenza con meno certezze. Tre anni fa Infatti dovevamo partire da capo, ma sapevamo che non saremmo partiti da zero.
Proprio quel patrimonio, che alcuni contestavano per la sua consistenza, ci ha permesso di affrontare due esercizi durante i quali abbiamo sostenuto i rilevanti costi ordinari a fronte di ridotti, se non inesistenti, incassi. Senza tale capitale la LCFC avrebbe probabilmente fatto la fine di altre realtà, oggi scomparse anche perché poco capitalizzate.
Ma c’è stato un altro patrimonio che ci ha consentito di superare la crisi pandemica. Mi riferisco al patrimonio immateriale costituito da idee, principi, rigore, trasparenza e capacità organizzativa. Qualità che da sempre caratterizzano la nostra Associazione.
Con un gruppo dirigenziale di grande esperienza siamo intervenuti in diverse direzioni, seguendo le linee tracciate nel discorso programmatico che vi avevo sottoposto tre anni fa.
Gli obiettivi che ci eravamo dati li abbiamo raggiunti abbondantemente. Volevamo ripartire e, anche grazie a voi, ci siamo riusciti alla grande.
Abbiamo proposto diverse novità e iniziative. L’abbiamo fatto senza eccessive accelerazioni per consentire a tutti di stare al passo.
Oggi dopo tre anni difficili possiamo dire che abbiamo acquisito maggiori certezze.
Siamo infatti sempre più convinti che la LCFC debba tenere la barra dritta, seguendo quei principi che caratterizzano la nostra proposta sportiva e la distinguono sensibilmente da altre realtà, che – ricordo – hanno obiettivi ben diversi dai nostri.
A volte abbiamo sbagliato, ma la gran parte delle nostre scelte si sono rivelate vincenti. Alcune di queste scelte non sono state condivise, ma il tempo ci ha dato ragione. E la prova inconfutabile è data dal fatto che molte realtà hanno chiuso, altre sono in difficoltà sempre più evidenti e alla fine molti, se non tutti, convergono verso di noi. Segno evidente che la nostra politica sportiva è vincente.
So che alcuni di voi non apprezzano le novità, per altri il calcio non dovrebbe mai cambiare, per altri ancora i cambiamenti sono ammissibili solo se correlati a quelli di un calcio che nulla ha a che vedere con il nostro.
Noi abbiamo invece un’altra prospettiva. Pensiamo che il mondo in cui viviamo sia in continuo movimento, che gli interessi cambiano, e che anche la domanda di fare sport si modifica nel tempo. E per stare al passo la LCFC deve innovarsi costantemente. Adattarci, o ancor peggio contrapporci, all’ineludibile cambiamento ci costringerebbe solo a subirlo e non ci permetterebbe di interpretarlo e indirizzarlo. Per noi l’attività del dirigente non deve limitarsi alla gestione del quotidiano, ma deve essere rivolta a determinare il futuro del nostro movimento.
E a nostro parere sono stati proprio i cambiamenti che hanno permesso alla LCFC non solo di sopravvivere, ma soprattutto di diventare, com’è giusto che sia, il punto di riferimento del calcio amatoriale in Regione e, permettetemi: un esempio per gli Enti di Promozione sportiva.
Quando parlo di cambiamenti penso in primo luogo all’informatizzazione della LCFC. Nessuno può negare che la spinta alla digitalizzazione dei processi ha portato solo vantaggi, in tema di semplificazione, sburocratizzazione e trasparenza. Ciò non vuol dire far venire meno i contatti umani. Tra di noi ci sono sempre stati e continueranno anche con maggior qualità. Come in occasione delle assemblee istituzionali, delle riunioni per modificare assieme la normativa, degli incontri formativi e soprattutto mediante la costante interlocuzione con i responsabili delle singole manifestazioni.
Se siamo stati all’avanguardia da un punto di vista digitale, non vogliamo perdere questo primato. Durante questo triennio dovremo realizzare un nuovo gestionale e per farlo dovremo investire, usufruendo delle risorse che ci perverranno dalla vendita dell’immobile.
Questo gestionale dovrà essere all’avanguardia e i suoi processi saranno necessariamente implementati dall’intelligenza artificiale. Questa è la nuova frontiera della digitalizzazione e noi non possiamo di certo ignorarla. Siamo sicuri che ci porterà grandi vantaggi.
Continueremo quindi con i cambiamenti e i cambiamenti non saranno solo informatici. Dobbiamo accogliere tutte le realtà che vogliono giocare con noi, perché la nostra forza è sempre stata L’ INCLUSIVITÀ!!
Ma perché l’inclusività sia effettiva è necessario che sia coniugata con due altri aspetti: i nuovi soci devono rispettare e accettare i nostri valori e noi dobbiamo garantire alle manifestazioni che accogliamo le loro peculiarità.
La duttilità della LCFC ha consentito infatti di accogliere manifestazioni come Pordenone e le Vecchie Glorie, senza alterare le caratteristiche di tali campionati. L’esperienza fatta in casa con il Carnico ci ha fatto capire che si devono rispettare le specificità. Ed è proprio questo processo di inclusione che ci ha consentito di sensibilizzare progressivamente i nuovi soci verso i nostri principi. Il tempo alla fine ci ha premiato perché il nostro modello è stato accettato.
Ma c’è un effetto dell’inclusività su cui desidero focalizzare l’attenzione. Non si può essere inclusivi senza essere disponibili ad ascoltare idee differenti. Insomma il confronto con ciò che è differente da noi è effettivo solo se c’è il coraggio di mettersi in gioco, se accettiamo di rivalutare ciò che abbiamo finora dato per scontato. Le nuove realtà che abbiamo accolto ci hanno sicuramente stimolato e, se ci fosse mancata la disponibilità che abbiamo dimostrato, avremmo sicuramente perso l’occasione di migliorarci.
Oggi però siamo chiamati a fare un ulteriore passo. Dobbiamo marcare l’unicità della nostra proposta sportiva. Se da una parte è giusto che i vari campionati mantengano le loro differenze territoriali, dall’altra è giusto che le varie proposte sportive trovino una sintesi unitaria. Dovremo prevedere una manifestazione regionale che coinvolga il maggior numero di squadre, in modo che tutte le nostre realtà si confrontino tra loro con regole comuni.
E a proposito di regole non voglio sottrarmi a prendere posizione su quelle che oggi sono le più dibattute. Mi riferisco al cartellino verde, alla Coppa Amatori e alla partecipazione di giocatori da qualunque organizzazione provengano.
Procedo per ordine e vi anticipo che la nostra valutazione sul cartellino verde è più che positiva. Non lo dico di certo perché, come molto spesso è avvenuto, questa modalità di espulsione verrà introdotta anche dall’altro calcio, magari cambiando solo il colore del cartellino. Lo dico perché l’idea che ha ispirato tale innovazione è rimarchevole e convincente. Lo dico perché la sua applicazione ha portato a risultati apprezzabili. Lo dico perché con la formazione, che continueremo a fare, faremo conoscere meglio le motivazioni di tale scelta e ne miglioreremo l’applicazione da parte degli arbitri.
Per quanto riguarda la Coppa Amatori, vi anticipo che apporteremo delle modifiche e ridetermineremo alcuni punteggi. La Coppa però resterà sempre il criterio determinante per le classifiche. Permettetemi sul punto una brevissima polemica. Probabilmente chi vorrebbe la LCFC come una mediocre imitazione del calcio professionistico inizierà ad accettare la Coppa Amatori quando – magari con un altro nome – vedrà applicata anche nel calcio professionistico, seppure, come peraltro spesso è avvenuto, molti anni dopo di noi.
Ma veniamo a quella che sarà la nuova frontiera tra le proposte sportive della LCFC. La partecipazione ai nostri campionati di giocatori che provengono da altre organizzazioni. Alcuni non hanno ancora metabolizzato l’art. 29 del Regolamento Attività. Sappiamo che si potrebbe approfittare di tale norma per far giocare i fenomeni per vincere. Questo rischio però è smentito dai dati che abbiamo e che attestano proprio il contrario. Inoltre l’esperienza ci insegna che chi rincorre i risultati con stratagemmi, invece di consolidare il gruppo trainante della squadra, mina irreversibilmente la coesione della squadra stessa. Chi fa ciò capirà, purtroppo a sue spese, che le scelte miopi non pagano.
La proposta di far partecipare ai nostri campionati chiunque, indipendentemente da dove proviene, è diretta sia alle squadre sia ai giovani. Alle squadre perché in tal modo possono integrare la loro rosa, avendo scelte più ampie. Gli altri beneficiari sono i tanto bistrattati giovani. Proprio quei giovani che, come dicono alcuni, sono quelli che non hanno la nostra passione, sono quelli che non vogliono fare sacrifici, sono quelli che si rimbambiscono con il telefonino e mille altri luoghi comuni.
Sono frasi che la generazione dei nostri genitori rivolgeva a noi, e che quella generazione avrà sentito dalla precedente e così via.
A noi invece non piace rincorrere i luoghi comuni. Pensiamo infatti che se i giovani non hanno più passione qualcuno gliel’avrà tolta, che se non vogliono giocare la domenica giocheranno con noi in altri giorni, se non vogliono fare tre allenamenti la settimana potranno divertirsi comunque con noi.
Di sicuro la LCFC deve dare la possibilità a tutti di giocare invece di annoiarsi in panchina. Una volta alla panchina non c’era alternativa. Ma da quando c’è la LCFC l’alternativa c’è. E vi dico che l’alternativa sarà sempre più ampia.
E non venitemi a dire che non c’è passione, perché da noi si gioca proprio per passione, per divertirsi, per stare assieme. Dai noi non si gioca certo perché si è pagati.
Ma vado oltre e vi chiedo: siete davvero sicuri che ai giovani piaccia il risultato a ogni costo, al di sopra dell’individuo e al di fuori degli aspetti socializzanti del nostro calcio?
Non dimenticatevi soprattutto che il futuro è dei giovani! E se la LCFC ne vuole avere uno, la proposta sportiva deve tener conto innanzitutto delle esigenze dei giovani.
Tornando all’ampliamento della nostra platea di atleti, riteniamo che la LCFC debba continuare a perseguire l’obiettivo che originariamente si è posta e che è sancito dall’articolo 2 del nostro Statuto e cioè garantire a TUTTI – e dico TUTTI – i cittadini la possibilità di esprimere il bisogno di fare sport secondo le proprie motivazioni e necessità!
Prima di chiudere voglio soffermarmi sulla crisi arbitrale. Il problema della vocazione è diffuso in tutti gli sport e noi non ne siamo esenti. Mi fa piacere però che quest’anno siamo andati in controtendenza. Ci sono stati infatti più arbitri nuovi di quelli che ci hanno lasciato. Diversi nuovi arbitri provengono dalle squadre e credo che questa sia la strada giusta. Abbiamo riconosciuto consistenti incentivi alle squadre che ci hanno indicato loro soci e pensiamo che questo sia il miglior contributo che ci potete dare.
Un’importante proposta, che continuiamo a ritenere parte della soluzione del “problema arbitri”, è quella di calcionovus. Il fondamento di tale proposta è quello di spingere i dirigenti a trovare un accordo sulla decisione da prendere, pena la perdita di punti. Ciò il dirigente lo può fare solo se si spoglia degli interessi di parte e riesce a essere obiettivo. Se pensate bene, è proprio su questo concetto che si fonda il fair play e quindi ogni principio dello sport e del calcio amatoriale. Valutate quindi Calcionovus sotto questo profilo e prendete seriamente in considerazione questa proposta. Solo voi la potete trasformare da utopia in realtà.
Tornando agli arbitri, abbiamo concepito un nuovo metodo formativo più partecipato e meno frontale. Confidiamo che questo impegnativo percorso, gestito da un gruppo formativo molto attivo, dia buoni risultati. L’obiettivo utopistico è quello dell’uniformità decisionale. Anche se sappiamo bene che tale obiettivo è irrealizzabile, i nostri sforzi devono continuare incessantemente su questo percorso, quantomeno per affinare le decisioni.
Abbiamo intenzione di estendere la formazione anche ai nostri giocatori perché conoscano meglio le nostre regole e i motivi che le ispirano.
Finisco, ricordandovi che tra meno di un anno ci troveremo qui o altrove per festeggiare il nostro quarantesimo anno e se siamo arrivati così avanti con gli anni e i nostri numeri non sono di certo diminuiti è perché la nostra proposta sportiva evidentemente non è poi così sbagliata…
Dobbiamo allora pensare alla nostra associazione come un contenitore di nuove e diverse realtà, un bacino di nuove esperienze, in grado di accogliere tutti e capace di condurre ogni attività sulla strada sicura dei nostri principi.
Come avete capito, la nostra fucina di idee è sempre viva. E se qualcuno di voi vuole collaborare in questi progetti saremmo contenti di averlo a bordo.
Con il mio discorso non ho voluto distrarvi con una lunga lista di campionati, formule, categorie, ma ho preferito concentrarmi sulla linea programmatica del prossimo triennio che ha degli obiettivi ispirati proprio a quei principi che abbiamo scritto 40 anni fa e che mi piace ricordarvi.
Deve essere valorizzato l’individuo con la sua personalità, ponendolo al centro degli interessi e rifuggendo da modelli che lo sacrifichino alla ricerca esasperata del risultato e del protagonismo.
Si deve operare per consentire a tutti di essere messi nelle condizioni di svolgere l’attività nella maniera più libera possibile
L’iniziativa e la prestazione all’interno dell’attività sportiva non può perseguire in alcuna maniera, né diretta né indiretta, uno scopo di lucro o di qualsivoglia profitto.
Devono essere promosse iniziative tendenti a favorire la socializzazione, l’integrazione e l’aggregazione tra soggetti diversi, combattendo ogni forma di emarginazione e razzismo.
Bisogna comportarsi con correttezza e lealtà, evitando qualsiasi atto teso a raggiungere un vantaggio ingiusto o a provocare danno alla salute altrui. Deve essere rifiutata e prevenuta qualsiasi forma di violenza fisica o morale.
Questi principi non sono per nulla invecchiati e saranno le fondamenta di quanto ci proponiamo di realizzare in questo triennio.