Mix di energia, dinamismo e caparbietà, una persona che pretende sempre il massimo, da sè stessa e dagli altri e che ottiene consensi nello sport e nella vita di tutti i giorni. Stiamo parlando di Giancarla Mingone, da 20 anni presidente degli Am. Racchiuso, da oltre 10 consigliere comunale del suo paese (Attimis). Giancarla ha avuto il coraggio di rompere quell”omertà” sportiva che purtroppo è a volte presente nei campi di gioco.
Lo ha fatto dopo una gara in cui gli avversari contestarono con forza l’operato dell’arbitro, accusandolo di non aver riportato nel referto circostanze veritiere. Giancarla ha avuto il coraggio di assumere spontaneamente l’iniziativa, di segnalare quanto accaduto in occasione della gara tra Am Braulins e Am. Racchiuso e di affrontare le conseguenze del suo gesto distinguendosi da chi, preferendo trincerarsi dietro scelte di comodo, sceglie di non denunciare comportamenti non conformi allo spirito amatoriale.
Per questo motivo in occasione dell’Assemblea a Giancarla verrà assegnato il prestigioso Gran Premio Lcfc: un riconoscimento attribuito a chi persegue i valori amatoriali senza paura di esporsi. Il premio prevede che Giancarla possa decidere il destinatario della somma che la Lcfc mette a disposizione annualmente per beneficenza. L’importo di € 3791,00 sarà destinato ad “Auser volontariato Tre Castelli” di Attimis, associazione che si occupa prevalentemente di aiutare persone anziane in difficoltà.
Giancarla, ci sono sempre più donne che fanno i dirigenti anche in campo amatoriale. Come è percepita questa figura dai colleghi maschi?
“Posso dirti che da parte dei miei colleghi maschi c’è stato sempre il massimo rispetto. Non è stato facile, ma dopo 20 anni di presidenza mi conoscono un po’ tutti e c’è stima reciproca. Non ci sono tante donne presidenti nella Lega Calcio Friuli Collinare e forse i maschi si sentono più a disagio ad avere a che fare con una donna. Sinceramente li capisco, il ruolo non è sempre facile”.
C’è qualche partita del Racchiuso che ti è rimasta nel cuore?
“Tutte le partite hanno una loro storia, che siano terminate con un risultato positivo o con un uno negativo. Tutte ti lasciano un insegnamento e qualcosa su cui riflettere. Una in particolare, lo spareggio contro il Sole2 per la promozione in Eccellenza nella stagione ’98-’99 sotto la guida del mister Adriano Poiana. Avevamo perso in casa all’andata 3-1 e, al ritorno a Tarcento, abbiamo vinto 5 a 1. Nonostante fossimo andati in svantaggio, fin da subito abbiamo avuto la capacità di crederci fino alla fine e questo mi ha insegnato che nel calcio come nella vita tutto è possibile e con la volontà e l’impegno anche i sogni diventano realtà”.
Il tuo premio ti è stato riconosciuto anche perché sei una delle poche persone che ha avuto il coraggio di rompere una sorta di omertà sportiva. Lo rifaresti?
“Assolutamente si. Dopo tanti anni che sui i terreni da gioco ho capito che, soprattutto perchè siamo amatori, ci vuole rispetto per tutti e lealtà sportiva. È una partita di calcio, non una guerra. Ci vuole si agonismo, ma nel rispetto delle regole e di chi hai di fronte. Dopo 80 minuti tutti i contrasti e le discussioni devono finire e fuori dal campo amici più di prima”.
Cosa hai pensato quando hai ricevuto la chiamata che ti annunciava che eri stata scelta per il prestigioso premio?
“Sono rimasta sorpresa, ma ovviamente felice. Chi ha il compito di portare avanti una Associazione lo fa con passione perchè ci crede e ama quello che fa. È sicuramente un grande dispendio di tempo ed energie, ma non deve essere considerato un sacrificio. Se lo fosse non sarei qui da 20 anni. Se poi mi dovessi accorgere che è diventata una cosa pesante e che non mi gratifica più vuol dire che è arrivata l’ora di lasciare il posto. Ma sono ancora qua”.
Tu sei anche una runner, sai che la corsa comporta forza mentale, programmazione, fatica e sei conscia che non sempre si può arrivare primo ma si può e si deve lavorare per migliorare la prestazione. Senza artifizi. Applichi questi concetti anche sulla gestione degli am. Racchiuso?
“È vero. Amo le corse ma soprattutto sky-race e trail, gare con un grande dispendio di energie e testa per portarle a termine. Ci vuole allenamento, costanza, voglia e passione. Quando arrivi al traguardo non importa che risultato hai ottenuto, l’importante è sapere di aver dato il massimo. Devi essere sempre e comunque orgoglioso di te stesso, questo vale per tutti gli sport. Dai miei ragazzi pretendo lo stesso: allenamento, impegno, coraggio e voglia di fare ma soprattutto rispetto fra di loro, verso gli avversari e l’arbitro. Su questo non transigo. Quando hanno dato tutto in campo possono anche perdere la partita, ma consapevoli di aver fatto tutto quello che era possibile per portare a casa un risultato positivo”.