E’ uno sportivo a tutti gli effetti. Oltre ad arbitrare, si diletta anche nel ciclismo e nel running, discipline che forse lo aiutano a togliersi le ansie della quotidianità, a stare all’aria aperta, a vivere meglio la natura. Oltre a porsi degli obiettivi personali per migliorare le sue performance, è anche un modo, mentre si corre, di pensare a se stessi, magari pianificare le attività del domani, cercando nel contempo di mantenere una discreta forma psico fisica. Anche dopo i 40 anni. Stiamo parlando di Filippo Bersan che, dopo vari infortuni, ha preso la difficile decisione di abbandonare il calcio giocato. Tuttavia non voleva lasciare quelle emozioni che un rettangolo di gioco può regalare, gli mancava il “profumo dell’erba”, il confronto con altre persone. Dopo aver provato ad dirigere in qualche torneo estivo, ha capito che arbitrare poteva essere un opportunità per affrontare una nuova sfida e nel contempo praticare attività fisica e si è rimesso in gioco.
Filippo, c’è un arbitro a cui ti ispiri?
“Beh, credo che come per molti altri miei colleghi sia difficile non trarre ispirazione da colui che è stato, se non il più grande, uno dei migliori arbitri di tutti i tempi: Pierluigi Collina, capace a gestire egregiamente quasi tutte le gare che diretto dimostrando fin da subito le sue eccellenti capacità. Un grande”.
Qual’è la squadra che con i suoi atteggiamenti ti ha messo più in difficoltà?
“Finora ho avuto il piacere di dirigere moltissime squadre e, vuoi per un motivo o vuoi per un altro, bene o male credo (e spero) di essere sempre riuscito a gestire tutto nel migliore dei modi. Tuttavia non posso nascondere che l’ARS Calcio di Buja sia una squadra difficile. Sicuramente composta da bravissime persone, in campo però amano lasciarsi andare spesso a proteste e lamentele che di sicuro non sono di aiuto né per loro né per l’arbitro”.
Qual è la cosa più divertente capitata in una partita?
“Non ricordo esattamente che squadre, ma un giorno stavo dirigendo una gara e a un certo punto ci siamo ritrovati con una lepre in campo che probabilmente era attratta dal pallone e che voleva cimentarsi nel gioco per dimostrare la sua velocità in contropiede. A parte gli scherzi, quel fatto è stato davvero divertente…”
La partita di calcio che non dimenticherai mai?
“È una gara che mi ha visto in campo come giocatore, prima che smettessi. Era una gara importante tra Turkey Pub e Vacile. Nonostante l’importanza della gara però ci ritrovammo in campo in undici contati e pure malconci. Io stesso portavo ancora i segni di un brutto scontro di gioco avvenuto pochi giorni prima. Ci guardammo negli occhi prima della gara dicendoci che avremmo potuto sicuramente perderla ma non senza lottare. Vincemmo due a uno e l’enorme soddisfazione fece sì che in ognuno di noi si fissasse in mente e in modo indelebile quella gara”.
Hai qualche rimpianto?
“Grazie al cielo no, nessun rimpianto. Vivo la vita cercando di dare il meglio di me stesso sotto ogni punto di vista nella speranza di essere apprezzato per quello che faccio. Certamente, anch’io come tutti, commetto i miei errori, ma certo di far tesoro delle mie esperienze al fine di evitare di ripeterli”.
Quali pensi siano le tue caratteristiche più apprezzate dalle squadre?
“Come ho detto, cerco di dare sempre il meglio. Spero tuttavia che onestà e capacità di dialogo siano le qualità che mi contraddistinguono. Arbitrare anche la più semplice delle gare impone costantemente mille qualità che credo si possano riunire essenzialmente in queste due che ho elencato”.
Quali sono i consigli che ti sentiresti di dare alle squadre e/o ai tesserati?
“Il problema che riscontro più frequentemente è l’offesa gratuita, sempre che si possa parlare di gratuità di un’offesa nel mondo del calcio. L’arbitro è lì per dirigere una gara senza preferenze tra le due squadre, senza intenzioni che non hanno nulla a che vedere con le regole o con lo spirito del gioco e dello stesso mondo amatoriale. Sentirsi offendere per un fallo non fischiato o per aver fischiato qualcosa che non si reputa giusto mi sembra decisamente eccessivo e fuori luogo”.
Che cosa ti piacerebbe migliorare nei regolamenti?
“Credo che vada tutto benone. Le attuali regole sono ben plasmate sullo “stampo” dell’amatorialità. Credo che la Lcfc stia facendo un lavoro incredibile. Oltre che con la Normativa Generale anche con le regole di gioco vi sono state delle innovazioni che hanno portato a un calcio sempre più dedicato all’amatorialità anche se ritengo che talvolta ci sia eccessiva frenesia nella voglia di innovare che spesso porta incomprensioni sui campi. Forse, alle volte, sarebbe il caso di fermarsi e di apportare modifiche una volta ogni 3/5 anni in modo che tutte le parti in causa abbiano il tempo di “digerire” le innovazioni e di adeguarvisi senza commettere errori grossolani”.