Ha un passato da presidente del Consiglio provinciale, da assessore allo sport e da sindaco di Rigolato, carica tenuta per oltre un ventennio. In questi anni di attività politica ha cercato di comprendere le aspettative dei cittadini, ha voluto sviscerare problematiche per cercare soluzioni, ha saputo coordinarsi con i suoi collaboratori per assumere decisioni rilevanti. A volte condivise dalla gente, altre no. Un pò come succede in un campo di calcio dove Fabio D’Andrea, grazie anche alle esperienze comunicative maturate in molti anni di vita politica, sa destreggiarsi con sicurezza. L’arbitrare da moltissimi anni, a partire dalla sua carriera in FIGC fino ad arrivare alla LCFC, gli ha costruito una certa personalità che gli permette di gestire in maniera ottimale le gare.
Fabio, hai fatto il sindaco, ruolo che presuppone decisioni per la comunità. Qual è la tua esperienza in questo contesto?
“Dipende dalle decisioni. La gente è sempre più esigente ed i rapporti intersoggettivi sempre più complessi. Soprattutto nelle piccole comunità dove il sindaco è rimasto ancora un punto di riferimento per ogni problema”.
Come definiresti il tuo modo di arbitrare?
“Il modo di arbitrare penso sia conforme al mio carattere. Cerco la mediazione sempre, ma quando si tratta di far rispettare le regole allora so anche alzare la voce . Poi l’esperienza e l’autorevolezza completano il quadro. Cerco comunque di lasciar giocare e non mi commuovo al primo contrasto deciso”.
Secondo te quali sono le caratteristiche di un buon arbitro amatoriale?
“Un buon arbitro amatoriale deve saper interpretare gioco e giocatori. Deve far si che la gara rimanga nell’alveo della correttezza personale soprattutto e non diventi uno…sfogatoio. Quando arbitravo le gare FIGC a certi livelli dovevi essere capace di raddrizzare situazioni complesse usando personalità, carattere ma anche buon senso. Non sempre i cartellini aiutano”.
Quindi preferisci il dialogo alle sanzioni?
“Certo ma, a volte, il cartellino aiuta”.
In campo amatoriale, dove non ci sono assistenti, l’arbitro è solo. Nel tuo caso che tattica usi nelle fasi concitate della gara?
“Nelle fasi concitate della gara devi saper individuare il calciatore più irrequieto, e forse meno allenato, che di fatto può pregiudicare l’andamento dell’incontro. Ma devi saper anche sdrammatizzare”.
Qual è il tuo pensiero sul fair play?
“Sul fair play potremmo aprire un dibattito molto lungo. Ritengo che questo aspetto della vita sportiva sia fondamentale come è importantissimo arginare quei pochi che non lo percepiscono fino in fondo”.
Qual è l’ultimo regalo che hai fatto?
“Generalmente non faccio regali. L’ultimo che ho fatto a Natale è alla mia famiglia. Scarpe da corsa…”
Ogni squadra, nella Lcfc, può ricusare degli arbitri. Quando questo accade, secondo te, quali sono i pensieri che passano per la testa all’arbitro coinvolto?
“Sulla ricusazione si potrebbe aprire un dibattito infinito. Dipende perchè si ricusa un arbitro: se lo si fa per rappresaglia contro decisioni tecniche penso non abbia senso. E generalmente è così. Poi, alla mia età, dopo 45 anni di ininterrotta attività arbitrale, una ricusazione non ti cambia la vita. Certo dispiace, ma nulla più”.
C’è qualcosa che vorresti migliorare di te stesso?
“Ogni giorno bisognerebbe migliorare qualcosa. Poi ognuno ha un suo carattere, una sua storia. Correggere ora è difficile, ma ci si prova comunque sempre”.