“Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano” diceva Madre Teresa di Calcutta. L’aiuto e la difesa ai più deboli dovrebbe essere una idea che tanti dovrebbero seguire. Qualcuno pensa di fare beneficenza svuotando gli armadi, altri invece impegnandosi con donazioni di cui spesso non conoscono la destinazione d’uso.
Ma ci sono persone concrete a cui non basta sapere di aver donato soldi perchè puntano a realizzare interventi pratici che possano essere d’aiuto alla comunità. Oggi raccontiamo la storia di una squadra amatoriale, il Colugna, gruppo di ragazzi che, oltre alla grande passione per il calcio, ha dimostrato di avere persone di cuore e forte sensibilità verso il prossimo. Sanno che il gioco è il loro divertimento ma sono consapevoli che con lo sport possono anche contribuire ad aiutare persone in difficoltà. Attraverso le parole di Fabio Naccari vediamo come si sono distinti nel campo della solidarietà.
Fabio, come nasce l’idea di fare beneficenza ?
“Nasce all’inizio del lockdown quando siamo venuti a conoscenza, vista la gravità dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, anche grazie a tutti i mezzi d’informazione, delle gravi difficoltà nelle quali si trovava il nostro ospedale. Durante la stagione calcistica per noi è consuetudine assegnare delle multe a chi arriva in ritardo, a chi dimentica oggetti in spogliatoio, a chi viene ammonito o espulso e così via. Abbiamo raccolto circa 1400 euro. Solitamente queste cifre solitamente vengono utilizzate per organizzare una cena, tutti assieme, a fine anno calcistico e per fare un po’ di cassa per le spese visto che ci autofinanziamo in tutto e per tutto. Ma in quel momento di difficoltà abbiamo deciso che quei soldi andavano spesi meglio. Ci sentivamo in dovere di fare qualcosa di socialmente utile per cui ci sono state varie proposte: da chi voleva donare alla terapia intensiva a chi aveva proposto di dividere la somma tra i negozianti del nostro paese per aiutarli con un piccolo gesto in questo periodo di difficoltà”.
Poi però la scelta è caduta quindi sul reparto di pediatria dell’ ospedale di Udine.