Una semifinale di coppa, quella tra Cerneglons e Amasanda 86, che ha confermato come nel calcio amatoriale la strategia vincente sia… aspettare che l’avversario crolli.
Se state cercando la prova definitiva che il calcio è uno sport dove vince chi fa meno disastri, sabato pomeriggio il campo di Cerneglons ha offerto una masterclass in materia. In una giornata primaverile così bella che sembrava rubata a un catalogo turistico, Cerneglons48 e Amasanda86 si sono affrontati con l’eleganza di due elefanti in una cristalleria.
La partita è iniziata con il solito rituale: ventidue adulti che rincorrono un pallone fingendo di avere un piano. Ma il vero spettacolo è arrivato dopo appena dieci minuti quando Roberto Mancuso, portiere del Cerneglons, ha dimostrato di non aver chiaro il concetto di “area di rigore”, decidendo di trasformarsi in pallavolista con un tocco di mano fuori area che gli è valso un cartellino rosso più rosso dei suoi stessi occhi dopo la doccia anticipata.
A questo punto, l’allenatore del Cerneglons ha dovuto fare quello che ogni allenatore sogna: improvvisare un portiere. La scelta è caduta su Alberto Del Forno, un uomo la cui precedente esperienza tra i pali probabilmente si limitava a fermare la porta di casa nei giorni di vento. Ma si sa, essere geometra aiuta: angoli, traiettorie, e la capacità innata di estendersi come un metro pieghevole hanno trasformato Del Forno nella versione low-budget di Buffon.
Con un portiere improvvisato e un uomo in meno, il Cerneglons ha fatto ciò che ogni squadra farebbe in queste condizioni: segnare. Perché il calcio è così: più sei in difficoltà, più diventi pericoloso. Oleg Stegnjaja ha piazzato un pallone nell’angolino con la precisione di un chirurgo che ha preso sei caffè, portando in vantaggio la sua squadra e lasciando l’Amasanda86 a chiedersi se per caso non stessero giocando contro dodici uomini anziché dieci.
Il secondo tempo ha visto l’Amasanda86 attaccare con la disperazione di chi ha promesso birre gratis in caso di vittoria. Il Cerneglons, d’altra parte, ha tentato la tattica del “possesso palla”, che nel calcio amatoriale si traduce in “calciare la sfera il più lontano possibile e sperare che il tempo passi in fretta”.
Ma la fatica primaverile è una brutta bestia: gambe che diventano di piombo, fiato che scarseggia e concentrazione che va a farsi un giro altrove. Così, a dieci minuti dalla fine, Dimitri Zuttion dell’Amasanda86 ha trovato un pallone in area con meno difensori intorno di quanti ne trovi in un deserto, pareggiando i conti.
Con l’1-1 e lo spettro dei supplementari (da evitare come la peste, visto che c’era la birra che aspettava), l’Amasanda86 ha deciso di completare l’opera. Giorgio Fabbro, con il tempismo di un orologio svizzero o, ha segnato allo scadere, regalando la finale ai collinari e lasciando il Cerneglons a chiedersi se non fosse stato meglio andare al mare.
L’arbitro Filaferro ha diretto l’incontro con la sagacia di chi sa che in queste partite il vero pericolo non sono i falli, ma le vendette che potrebbero consumarsi al terzo tempo. Terzo tempo che, come da tradizione, ha visto più impegno da parte dei giocatori nel vuotare bottiglie che in tutta la partita. D’altronde, dopo novanta minuti di calcio amatoriale, la vera vittoria è sempre quella di arrivare agli spaghetti o alle penne dal sugo piccante senza infortuni.
E così, mentre il sole tramontava su un campo che ha visto più drammi di una telenovela sudamericana, Amasanda86 festeggiava meritatamente l’accesso alla finale contro il Portover, e il Cerneglons si consolava pensando che almeno, per la prossima partita, avrebbe riavuto un portiere vero.
Articolo sarcastico e ironico senza alcun intento offensivo nei confronti di nessuno.
Contributo fornito da Marco Cavallo (Cerneglons 48)