Chi ha detto che per giocare a calcio servono condizioni meteorologiche ideali ? Ieri sera al campo comunale di Venzone, ventitré temerari (più alcuni masochisti in panchina) hanno dimostrato che con un po’ di sano spirito di sopravvivenza si può giocare anche in condizioni più adatte a un documentario sui pinguini che a una partita di calcio.
La serata è iniziata con un wind chill da far invidia al Monte Everest, con una bora che sembrava voler spazzare via non solo i giocatori, ma anche l’intero impianto sportivo. Fortunatamente, il vento ha poi deciso di fare il signore e si è accomodato in tribuna, probabilmente annoiato dalla prospettiva di dover congelare ulteriormente dei cinquantenni già abbastanza intirizziti di loro.
Il primo a capitolare al freddo siberiano è stato il povero Luca Grillo, il cui muscolo ha deciso di trasformarsi in un ghiacciolo dopo pochi minuti, costringendo Marco Miani a lasciare il “calduccio” della panchina per “tuffarsi” nell’arena glaciale.
Mentre il Tolmezzo, già qualificato per la finale di maggio, giocava con la spensieratezza di chi non ha nulla da perdere se non qualche dito per congelamento, il Cerneglons cercava disperatamente di mettere insieme due passaggi senza che il pallone si trasformasse in una palla di ghiaccio.
Il gol del Tolmezzo, firmato da un Luca Montina, evidentemente dotato di antigelo nelle vene, ha squarciato la rete alla mezz’ora, mentre Adnan Dzaferovic si è trovato di fronte un Luca De Giudici in versione yeti, impermeabile a qualsiasi tentativo di segnatura.
Negli spogliatoi, mister Bonati ha tentato di scongelare i suoi con un discorso infuocato sulla grinta e l’aggressività, probabilmente più per far alzare la temperatura corporea che per reali motivi tattici. Il miracolo è avvenuto quando Enzo Del Degan, con un assist che ha fatto pensare a un GPS integrato nei suoi scarpini, ha servito Dzaferovic per il momentaneo pareggio.
Ma il Tolmezzo, evidentemente più abituato alle temperature polari, ha riportato il termometro sotto zero con due gol, ancora di Luca Montina e Stefano Vidoni, che hanno definitivamente congelato le speranze del Cerneglons, già decimato da infortuni e squalifiche (probabilmente qualcuno ha preferito una influenza strategica a una serata da esquimese).
L’arbitro, che ha diretto la gara con la precisione di un termometro digitale, ha fischiato la fine tra il sollievo generale dei presenti, che si sono precipitati verso gli spogliatoi come pinguini verso l’acqua calda.
Il terzo tempo, caratterizzato da una pizza veloce consumata da pochi intrepidi sopravvissuti, è stato più breve di un’estate in Antartide. D’altronde, quando la birra rischia di trasformarsi in un ghiacciolo ancora prima di arrivare al tavolo, è meglio battere in ritirata.
P.S.: Qualsiasi similitudine con una partita di calcio giocata in condizioni normali è puramente casuale. Per la prossima sfida, si consiglia di portare, oltre al borsone, anche una scorta di legna da ardere e un thermos di vin brulé.
Contributo fornito da Marco Cavallo ( Cerneglons)