Questi due anni di pandemia hanno cambiato molte cose del nostro vivere quotidiano e conseguentemente anche del modo di vivere lo sport.
Tale fatto ci porta a riflettere sui cambiamenti che il nostro movimento deve operare per rimanere al passo con i tempi.
Non cambieremo tanto per cambiare: le nostre scelte dovranno cercare di interpretare le necessità e le aspirazioni, anche non immediate, dei nostri soci.
Nel cambiare non dovremo però mai rinunciare alla nostra identità. Ogni cambiamento dovrà essere infatti improntato ai principi fondamentali che hanno caratterizzato e dovranno continuare a distinguere la nostra proposta sportiva.
É opportuno ricordare che la differenza tra il nostro calcio e il dilettantismo consiste prevalentemente:
– nella libera circolazione del socio, che ha per corollario l’assenza del vincolo,
– nel far giocare tutti, bravi e meno bravi, con la conseguente scelta di temperare l’agonismo,
– nel forte riferimento ai valori del fair play, di cui la Coppa amatori è l’espressione.
Se c’è invece chi pensa ancora che l’amatorialità debba essere relegata a persone in là con l’età vuol dire che non ha ancora capito nulla di quelli che sono quasi 40 anni di attività della Lega Calcio Friuli Collinare.
Alla luce di tali considerazioni dovremo con più determinazione impedire che il nostro calcio venga risucchiato dall’esasperazione che caratterizza quello professionistico.
Ci rendiamo conto che perseguire questo obiettivo non è facile. Ogni giorno siamo infatti bombardati da programmi televisivi e giornali sportivi che danno risalto a comportamenti opposti a quelli a cui noi vogliamo riferirci. Ma è bene aver chiaro che l’obiettivo dei mass media non è certamente quello di diffondere i valori dello sport, ma solo quello di avere più spettatori o vendere più copie di giornali. Da qui la ricerca di esasperare gli animi, dando risalto a comportamenti sleali e violenti e scaricando le responsabilità delle sconfitte sugli arbitri, invece che sugli errori di dirigenti, giocatori e allenatori.
Noi invece pensiamo che la partita non la faccia l’arbitro. E questo diventerà il nostro motto della prossima stagione.
Attribuire la responsabilità della sconfitta all’errore arbitrale è un modo superficiale per non accettare la realtà e per rifuggire dalle proprie responsabilità. L’obiettivo dello sport è ben diverso e consiste nel far crescere le persone dandogli il coraggio di non trovare facili giustificazioni.
Per tale motivo dalla prossima stagione non saranno più tollerate le proteste, che non hanno mai avuto altro obiettivo che creare inutili tensioni.
Un altro obiettivo che ci dobbiamo porre con più determinazione è quello di convincere le squadre a far giocare tutti. Una partita in cui alcuni giocatori hanno trascorso i tempi in panchina si tramuterà sempre in una sconfitta, indipendentemente dal risultato del campo. L’obiettivo degli amatori è vincere assieme e avere il coraggio di non escludere mai alcun giocatore dalla competizione.
Riaffermati questi impegni, dobbiamo proporre un calcio nuovo che sappia affrontare il cambiamento.
Un cambiamento che passa anche dalla difficoltà di trovare arbitri. Non nascondiamoci. Oggi ci sono sempre meno arbitri e probabilmente ce ne saranno sempre meno. Pertanto dobbiamo trovare nuove soluzioni che ci consentano di giocare indipendentemente dalla presenza dell’arbitro. Lo potremo fare se saremo onesti e coraggiosi. Un campionato senza arbitri dovrà essere una sfida da vincere insieme.
Ma anche nei campionati diretti dagli arbitri dovremo avere un atteggiamento positivo. Dovremo collaborare con loro per la buona riuscita della partita, accettando i loro errori come lo facciamo davanti agli errori dei nostri giocatori. Dovremo evitare di pensare che dietro l’errore ci sia la volontà di favorire una squadra anziché l’altra perché un simile pensiero è solo espressione di atteggiamenti vittimistici.
Alla luce di tali considerazioni, chi si sente giustificato ad avere atteggiamenti che imitano quelli del calcio professionistico, chi pensa che la propria squadra debba avere l’arbitro “migliore”, chi si sente ingiustamente danneggiato da cospirazioni, deve chiedersi che senso abbia continuare a giocare in campionati dove le sue idee non sono apprezzate.
Per contro la LCFC dovrà valutare con maggior rigore i comportamenti non compatibili con i propri principi, adottando decisioni che escludano giocatori o squadre che non rispettano i fondamentali principi della LCFC.
Venendo ora all’argomento che più ci sta a cuore, cioè al calcio giocato, dovremo ripensare ai nostri campionati per favorire manifestazioni che diano a tutti la possibilità di divertirsi fino all’ultima giornata, trovando soluzioni che mantengano il più possibile vivo l’interesse in classifica.