Conclusa la prima edizione di Calcionovus, il calcio senza arbitro. La manifestazione, che ha coinvolto 10 squadre, 4 nel calcio a 11 e 6 nel calcio a 5, è stata un interessante esperimento sportivo dal quale sono affiorate criticità ma anche qualche spunto interessante.
Premesso che tutti i partecipanti hanno affrontato questo torneo con serietà e condivisione, molti giocatori lo hanno criticato, altri lo hanno apprezzato. In generale sono state palesate delle difficoltà oggettive a prendere decisioni in assenza di un arbitro, la mancanza di abitudine a valutare correttamente se stessi in un fase di gioco e la complessità di dover decidere insieme qualora ci sia un fallo contestato. Probabilmente non è ancora presente una cultura sportiva tale dove ci sia un’assunzione di responsabilità per i propri gesti perché tutti preferiscono avere una persona sopra le parti che decida per loro (arbitro). Ma la realtà è che di queste figure ce ne sono sempre di meno, in tutte le discipline. Federazioni ed Enti di promozioni sportive stanno facendo i conti con un vero e proprio calo di vocazione che, nel giro di qualche anno, potrebbe mettere in crisi molte manifestazioni. Proprio per evitare questo è stato proposto il progetto Calcionovus, un’idea, forse visionaria, per poter continuare a divertirci in autonomia, per iniziare un percorso che possa creare un modello di calcio diverso, un nuovo laboratorio dove sperimentare soluzioni alternative che possano coprire i momenti critici. Ma per aderire a queste iniziative ci vuole coraggio, bisogna mettersi in gioco e non farsi condizionare dai molti media che ci propinano storie e problemi di un mondo professionistico che non ha nulla a che vedere con il dilettantismo o l’amatorialità. Di questo primo torneo, vinto nel calcio a 11 dagli am. Cisterna e nel calcio a 5 da ABS e Troncos (over 40), ce ne parla uno degli ideatori Gianpaolo Bertoli:
Le partite, svolte in una modalità autogestita a livello disciplinare, senza la presenza dell’arbitro, sono tutte state giocate con regolarità, serietà e condivisione. Chiaramente sono emerse tante perplessità, specialmente dagli atleti in campo. D’altronde questa esperienza è senz’altro rivoluzionaria, le perplessità erano preventivate. Ma lo sviluppo della manifestazione ha anche dato la certezza che il progetto può avere una sua continuazione. I dubbi più grossi arrivano dal calcio a11 che e il più condizionato di tutti, mentre il calcio a 5, che non ha un gran seguito mediatico, ha avuto un approccio diverso, è più aperto alle novità. D’altronde, basta leggere la traccia del compito di latino di quest’anno dove Seneca mostra all’amico Lucilio come i precetti della filosofia possano guidare alla virtù in mezzo ai falsi valori (chi è saggio non segue il volgo) accettando i cambiamenti che inevitabilmente si verificano nella vita.
Non è facile proporre un cambiamento così forte in un ambiente profondamente conservativo qual è il “calcio” ma averlo proposto (Lcfc) e averci provato (le squadre) ci dà speranza affinché il progetto possa essere, con le dovute correzioni, riproposto in futuro.
Un ringraziamento particolare – chiosa Bertoli – va a tutti i dirigenti delle associazioni partecipanti per la serietà con cui hanno partecipato alla fase formativa, prima, e per la costanza che hanno dimostrato, poi, nel seguire lo svolgimento delle singole partite affrontando critiche e malumori dei propri giocatori.
Possa infine questa esperienza far sì che la mentalità diffusa di criticare costantemente gli arbitri per il loro operato venga superata in quanto, pur certe volte anche sbagliando, si prendono continuamente la propria responsabilità permettendo a tutti noi di continuare a giocare.
Si è notato infatti quanto sia più difficile per ogni singolo tesserato prendersi le proprie responsabilità ed essere protagonista del proprio operato che non delegare le decisioni ad una singola persona per poi criticare e beffeggiare.
La scarsità di vocazione a ricoprire il ruolo arbitrale prima o poi farà si che tutto il movimento sportivo dovrà trovare soluzioni alternative per continuare ad esistere e la Lcfc ha il dovere di esserci.