Il suo concetto chiave è che il gruppo viene prima di tutto, sia nello sport che nel lavoro. Se vuoi far crescere delle persone gli devi dare fiducia, devi coinvolgerli nelle scelte, fargli capire che lo sforzo che fanno non è solo per un rendiconto personale ma per una crescita comune. Con questi presupposti Thomas Moro cerca di gestire sia la sua attività (un albergo a gestione familiare) che la Pol. Bibione, squadra in cui, da molti anni, difende la porta. Il portiere è un ruolo che gli è sempre piaciuto tanto che nel periodo delle elementari, quando andava al campetto, si piazzava tra due alberi e cercava di prendere più tiri possibili. Una passione che non si è mai sopita, nemmeno quando ha provato a praticare tennis per qualche anno. Il richiamo della linea di porta, il piacere di volare da un palo all’altro, la voglia di essere l’ultimo baluardo della difesa, è stato più forte di lui. In questo ruolo sente una sorta di libertà emotiva, un momento dove guidare la difesa è, attraverso pregi e difetti, il tentativo di valorizzare il reparto. E quando la solitudine del numero uno svanisce e il lavoro lo permette Thomas cerca rifugio nei viaggi. Percorsi emozionali che lo hanno aiutato a capire meglio il mondo ed apprendere lingue che ora lo aiutano nel proprio lavoro.
Thomas, la Pol. Bibione sta vivendo un annata felice. Quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati a inizio stagione?
“La Polisportiva Bibione, dopo la promozione dello scorso anno, punta al salto di categoria anche questa stagione anche se ottenerla sarà ancora più difficile per l’ottima caratura delle squadre avversarie. La squadra si è ringiovanita e l’innesto di parecchi giovani consente alla vecchia guardia di tirare un po’ il fiato”.
Recentemente tuo figlio ha esordito con voi. Che emozioni hai provato a giocare una partita ufficiale insieme?
“Personalmente, quest’anno, ho uno stimolo in più. Abbiamo tesserato anche mio figlio dopo che si allenava con noi da un paio d’anni, e poco tempo fa ha esordito. Essere in campo con lui per me è stata una grande soddisfazione e motivo di orgoglio. Spero lo sia stato altrettanto per lui”.
Quali sono le prospettive e gli intenti futuri della Pol. Bibione?
“Abbiamo molti giovani di Bibione che si sono integrati perfettamente in gruppo e ci danno buone prospettive per il futuro. Il nostro obiettivo è quello di dare continuità al progetto, coinvolgendo il più possibile i nostri ragazzi, cercando di fargli capire attraverso il lavoro di squadra, applicato anche a livello amatoriale, il senso di appartenenza, il rispetto, la lealtà, la disciplina, l’importanza del collettivo. Tutti valori che, siamo convinti, possano aiutarli in futuro e nella vita”.
Ci sono personaggi carismatici che sono un esempio per tutto il gruppo?
“Sotto questo aspetto bisogna sottolineare il lavoro del nostro capitano Alberto Drigo che ci stimola tutti a dare sempre il meglio e del nostro bomber Alessando Cusin che, arrivando da categorie importanti, si è subito adattato alla nuova realtà portando nello spogliatoio quell’esperienza che ci mancava. Senza dimenticare il nostro highlander Thomas Tolomio che, alla veneranda età di 53 anni, continua a marcare i bomber avversari manco fosse Cannavaro. Un vero esempio di tenacia per tutti noi”.
Vedi la partita alle spalle di tutti. Qual è il vostro reparto che ti da maggior affidamento?
“Devo dire che il nostro pacchetto difensivo è il reparto che mi da migliori garanzie; composto da 8 giocatori, tutti potenziali titolari, che ogni settimana mettono in difficoltà il mister nel sceglierne 4 da mettere in campo”.
Il portiere dicono, soffra di “solitudine”. Anche tu hai questo sintomo?
“Rinchiuso dentro l’area di rigore, da solo, aspettando l’evolversi dell’azione, il mio ruolo è sempre stato visto come una presenza “estranea” rispetto al resto della squadra; ma è proprio di questa stranezza che mi sono innamorato. Concentrazione, infondere tranquillità ai compagni, reagire come se niente fosse agli errori, questi sono per me gli aspetti fondamentali del mio ruolo. Dicono che per fare il portiere bisogna essere un po’ matti. Non credo sia proprio così, ma sicuramente bisogna essere coraggiosi”.
Un tuo difetto calcistico?
“Il ruolo di portiere è cambiato molto negli anni, sicuramente bisogna saper usare bene anche i piedi. Credo che debba ancora migliorare in questo fondamentale.
Una tua virtù?
“Ritengo sia il senso della posizione. E’ la caratteristica che, con l’avanzare dell’età, dove sono migliorato di più”.
Per un giocatore, in particolare per un portiere, è importante sentire la fiducia. Nel tuo caso ci sono persone che negli anni ti hanno supportato?
“Vorrei menzionare 2 persone che in questi anni mi hanno stimolato a continuare ad allenarmi e a dare il meglio di me: il nostro ex mister Emanuele Fornaro, capace a darmi sempre fiducia facendomi giocare anche quando forse non me lo meritavo e il nostro attuale allenatore Dino Di Lonardo, persona che, fin da quando giocava, mi ha sempre fatto sentire la sua stima incoraggiandomi e dandomi gli stimoli necessari”.