Igor Polo Friz è uno dei volti nuovi della Lega Calcio Friuli Collinare. Lo si può definire un vero calciofilo visto che, nonostante col calcio giocato non abbia avuto molta fortuna, la sua immensa passione lo conduce a vivere la disciplina in molte dimensioni: da organizzatore, a mister, a cultore del fantacalcio.
Ha collaborato per molto tempo con gli Amici del calcio di Pn e, da circa un anno, è approdato in LCFC dove sta dimostrando di possedere una buona cultura sportiva, adatta ai valori dello sport amatoriale. Istintivo e passionale, ha spesso buone intuizioni e molte sue idee hanno portato a riflessioni e confronti. Conosciamolo meglio.
Igor, sei il coordinatore del campionato Area Pn. Dopo questo primo anno di esperienze insieme alla LCFC che bilancio puoi fare?
A livello dirigenziale la mia percezione è di una differente mentalità tra le province di Pordenone e Udine. Qui abbiamo sempre guardato molto al gioco, al livello tecnico e conseguentemente al risultato mentre la LCFC ha improntato i suoi campionati sui principi che la fondano. Credo che, piano piano, si possano unire le due idee trovando le giuste alchimie.
Le squadre pordenonesi come stanno recependo il mondo organizzativo della LCFC?
Obiettivamente faticano ad assimilare alcuni concetti, soprattutto riguardanti alcune norme viste come restrittive. Magari eravamo più abituati al “cumbinìn“, come succede in altre realtà simili, per cui entrare in un’ottica gestionale diversa necessita sempre di un periodo più lungo. Personalmente mi sono prefissato un arco temporale di tre anni per l’adattamento, sia per le squadre che per i dirigenti LCFC. Stiamo comunque facendo grandi passi perché, anche grazie alle segnalazioni e alle proposte che vengono dai vari territori, noto che la normativa viene costantemente modificata in funzione delle necessità e dell’evoluzione del calcio amatoriale.
Area PN ha delle peculiarità diverse rispetto al classico Friuli Collinare. Ritieni che le diversità territoriali siano un punto di forza o di debolezza?
Sono un punto di forza. Bisogna valorizzare le diversità, anche se sono sotto un’unica bandiera. Bisogna cercare l’uguaglianza per i macro concetti lasciando spazio di gestione ai vari territori e gestirli secondo le loro peculiarità. Caratteristiche che li rendono unici.
Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi come coordinatore Area Pn?
Mentirei se negassi che uno dei miei obiettivi è di riuscire ad avere tutte le realtà amatoriali del territorio riunite in un’unica grande competizione. Il percorso è tortuoso, va pianificato in un arco temporale ampio e non è detto sia raggiungibile come auspico. Essendomi prefissato, come dicevo, un triennio di assestamento, per ora mi accontenterei di riuscire a mantenere tutte le nostre squadre attuali. Sarebbe un segnale che la strada è quella giusta e che le squadre hanno compreso il percorso di evoluzione che è in atto.
Che idea ti sei fatto dei campionati LCFC?
Dopo aver conosciuto i campionati della LCFC posso affermare che ogni campionato è un piccolo laboratorio di idee. Ogni manifestazione è diversa e al suo interno possono sorgere spunti traslabili in altri campionati. Mi piace molto anche che la LCFC dia voce agli uomini di campo e che valuti i loro suggerimenti. Molte volte anche le proposte volte a tutelare interessi personali, se affrontate con la giusta mentalità, possono essere la base di partenza per l’innovazione di tutto il movimento. Personalmente, anche se so che non è sempre facile, cambierei il modo di rapportarsi con le squadre riportando maggior contatto umano al centro del sistema. Il metodo migliore, a mio avviso, per avere il reale polso della situazione.
Qual è, per te il significato della parola “amatori”?
Per me è un termine vecchio che riporta indietro nel tempo quando l’amatore era il 45enne con qualche chilo di troppo che, per non dover passare i weekend all’Ikea con la moglie, si è inventato il calcio con gli amici al sabato pomeriggio (perchè la domenica c’era la serie A). Oggi, invece, amatore è colui che vive una passione immensa piena di gioie e dolori (sportivi). Se anni fa si andava a giocare a fine carriera, ora si sceglie la strada amatoriale perchè si ha voglia di giocare, di divertirsi e sì, di vincere (perchè nessuno gioca per perdere…nessuno), anche da giovani, ma con più libertà e più compatibilità con gli ormai stringenti impegni quotidiani. Molti ormai non sposano più il “professionismo” forzato dei dilettanti che spesso gli induce a mollare e, per mettersi in gioco e fare attività fisica, scelgono la sponda amatoriale. Proprio per questo bisognerebbe trovare un altro aggettivo per descriverci, o almeno sdoganare il termine amatori allontanandolo dai vecchi pregiudizi.