Il calcio ha sempre accompagnato Claudio Sandri, classe 66, nella sua vita fino dai primi calci tirati nel campetto dietro la chiesa di Ligugnana di S. Vito al Tagliamento con la squadra della Fides (squadra pura). Crescendo è passato alla Tilaventina dove dalla categoria allievi ha giocato fino ad esordire in prima squadra. Dal 1991 sceglie la strada amatoriale e approda agli am. Calcio Città di San Vito, società costituita un anno prima. L’avventura nel calcio alternativo lo coinvolge, lo appassiona tanto che in pochi anni diviene vicepresidente e addetto alla parte amministrativa. In campo ha sempre ricoperto il ruolo di difensore, mansione che ha sempre svolto con grande determinazione “Per quelli della mia età – racconta – il numero di maglia di riferimento è quello di Gentile, il 2, e anche se avevo piedi quadrati non mollavo mai”. Se in campo mostra una certa risolutezza, fuori dal terreno di gioco Claudio è una persona completamente diversa. La sua personalità, il suo modo di porsi, il suo umorismo satirico la fanno da padrone, tanto che spesso è lui a tenere alto il morale del gruppo nel dopo partita.
Claudio, da quanto tempo il Città di San Vito gravita nel panorama amatoriale?
“La Società è fondata nel 1990 da un gruppo di amici che si trovava al sabato pomeriggio per la partitina. I primi anni fatti negli “amici del calcio”, poi pochi anni nel campionato amatoriale organizzato dalla FIGC, per passare nel 2007 a quello del CSI, fino a quest’anno in cui abbiamo deciso di iscriverci a quello della LCFC”.
Atterrate in LCFC dopo anni di esperienze con il CSI. Cos’è che vi ha indotto a cambiare?
“Dopo oltre 15 anni (belli) nel CSI (un plauso all’organizzatore Milo) abbiamo deciso di cambiare perché le squadre calavano di numero ogni anno. Era rimasto un solo girone, dopo poche giornate le più forti erano già determinate ed era difficile trovare gli stimoli per gli ulteriori 6 mesi di campionato. Qui ci sono 3 gironi con promozioni e retrocessioni e quindi la suspense rimane per tutto il torneo. Poi, tutte le squadre a noi limitrofe, (Prodolone, Casarsa) erano passate al vs. campionato e.. sentivamo la mancanza dei derby”.
Quali sono gli obiettivi che vi siete posti a inizio stagione?
“L’obiettivo è la promozione alla serie superiore (c’è addirittura la possibilità del doppio salto come fatto dai “cugini” del Prodolone lo scorso anno) e migliorare la qualità del gioco, grazie all’arrivo di nuovi calciatori con esperienza in categoria e agli insegnamenti del nuovo mister Alessandro Cinel, che si è da subito ben integrato e ha carpito la fiducia di tutto i giocatori”.
Quali sono le persone che meglio vi rappresentano?
“Nel gruppo non ci sono veri e propri leader, ci sono diversi giocatori che hanno ottime qualità calcistiche che trascinano ed aiutano quelli che ne hanno di meno, i quali sopperiscono con maggior impegno. Se proprio devo fare dei nomi dico il capitano Massimo Di Bella ed il vice Luca “bollino” Franzon. C’è poi l’addetto ai “social” Simone Mastroianni, ma come dimenticare chi si dedica al terzo tempo insieme al presidente: Michele Vaccher e Max Vignandel”.
Cosa significa per lei fare il dirigente a livello amatoriale?
“Mi diverte e quindi mi aiuta a tenere alto il morale del gruppo (è atteso dai giocatori il mio commento modello Gialappa’s al termine della partita). Dopo la giornata lavorativa, da serio, mi posso lasciar andare e fare qualcosa che mi appassiona”.
Qual è il valore umano che apprezza di più?
“L’amicizia e nel gruppo amatori calcio città di San Vito è il valore che insieme al presidente mettiamo davanti a tutto”.
Quali sono i valori fondamentali che lei cerca di trasmettere ai suoi giocatori?
“Il rispetto, tra i compagni e per l’avversario; mantenere l’impegno preso; la voglia di raggiungere un risultato positivo che non significa solo vincere ma anche semplicemente migliorare nel tempo”.
C’è un libro che, a livello emozionale, le ha lasciato un segno?
“Un libro che ho letto in gioventù: Se questo è un uomo di Primo Levi”.
Ci sono persone del suo entourage che vorrebbe pubblicamente ringraziare?
“Direi che c’è una persona che merita di essere nominata al di sopra di tutti: il presidentissimo Dino Di Luca. L’unico rimasto dalla fondazione e che dedica tutto il tempo necessario a non far mancare mai nulla ai giocatori. Il primo ad arrivare al campo e l’ultimo ad andarsene, materiale sempre in ordine, lo chef del fornello, il re del chiosco, l’esempio della disponibilità e della pazienza”.