Inizia a giocare in tenera età. Lui si racconta come un terzino che ha sempre cercato di sopperire a qualche mancanza tecnica mettendoci passione, voglia e impegno. Doti che Armando Pinaffo, trasla anche nel lavoro, nella sua vita personale, nel mondo del calcio amatoriale, tanto che queste caratteristiche sono diventate delle tracce indelebili della sua personalità. Armando, che di professione fa il norcino (lavora le carni per farne salumi), è un ottimista di natura tanto che quando i Tatanka (alias Turkey Pub), facendo leva sulla sua passione e sull’affidabilità, in un momento di difficoltà gli chiesero di dargli una mano, Armando non ebbe dubbi. Prese subito la palla al balzo e, assieme ad altre persone, ne continuò il progetto. Cercò giocatori nuovi, trovò le giuste motivazioni per coinvolgerli, ebbe la pazienza e la perseveranza di far lievitare un gruppo che oggi è al top del movimento amatoriale targato LCFC. Ma la sua vita è fatta anche di altri frammenti che gli danno soddisfazione come cinema e viaggi. Guardare un film e viaggiare gli produce delle endorfine che lo caricano positivamente, lo allontano quelle percezioni negative date dallo stress quotidiano, gli danno una sorta di ricarica che poi riversa su famiglia, amici e squadra di calcio.
L’associazione si chiama Tatanka ma la vostra denominazione è Turkey Pub. Come mai?
“Tatanka è il vero nome della squadra. Iniziammo a chiamarci in campionato Turkey Pub per via della sponsorizzazione della pizzeria omonima di Rualis di Cividale, conosciuta da tutti come “da Carlo” che tra le altre cose era anche uno dei fondatori. Purtroppo qualche anno fa Carlo ci ha lasciati ma in sua memoria, nelle partite ufficiali, continuiamo a chiamarci Turkey Pub.
Siete una delle squadre più longeve, qual’è il vostro segreto?
“Il progetto Tatanka va avanti dai primi anni 90. Alla base c’è sempre la voglia di trovarsi, di divertirsi correndo dietro a un pallone e fare festa assieme, ma sempre con nel mirino la voglia di vincere perché perdere non piace a nessuno”.
C’è stato un momento di crisi nella vostra vita associativa?
“Io ne faccio parte dal 2008, una sorta di anno di rifondazione. L’associazione si trovava con pochi giocatori ed era ad un passo dal non fare più la squadra. Fortunatamente i dirigenti di allora trovarono in me e in altri giocatori il filo conduttore della continuità. Prima come giocatori e ora come dirigenti siamo riusciti a mantenere la squadra viva facendola crescere fino alla competitività attuale.
Quest’anno siete partiti alla grande e state disputando un campionato di vertice nella divisione Diamante. Obiettivi stagionali?
“Quest’anno siamo partiti molto bene ma non vogliamo guardare troppo in avanti. Il campionato è ancora lungo e ci sono ancora tante partite contro squadre molto forti. Poi è anche vero che l’appetito vien mangiando e noi abbiamo fame”.
Mi dicono che ti piace viaggiare…
“Esatto, mi piace viaggiare con una predilezione per la città di Londra dove vado ogni qual volta posso”.
C’è un brano musicale che quando lo ascolti ti da la carica?
“Prima delle partite, andando al campo, metto sempre qualche brano degli Oasis: mi fanno entrare nel mood giusto”.
Qual è il reparto della tua squadra che da maggiori garanzie?
“Ritengo che la squadra sia competitiva in tutti i reparti. Quest’estate siamo riusciti a coprire quelle posizioni che necessitavano di essere rinforzate per cui ora abbiamo una rosa importante”.
Avete cambiato qualcosa anche a livello tecnico dirigenziale?
“Il vecchio capitano Cencig ha accettato di diventare allenatore dopo che lo storico Andrea Bottussi (30 anni di tatanka tra giocatore ed allenatore) ha deciso che era tempo di passare il testimone, ma rimanendomi comunque vicino nella gestione della società”.
Di questi tempi gestire un associazione non è facile. Chi sono le persone più importanti del vostro progetto sportivo?
“Reputo tutti importanti, dai giocatori, da chi gioca più a chi gioca meno, ai dirigenti a quelle persone che aiutano con gli sponsor, al chiosco, a fare le pulizie etc. L’associazione è viva quando c’è un gruppo di lavoro coeso, ma non voglio fare nomi perchè per me il tatanka siamo tutti”.
In tutti questi anni c’è un aneddoto di qualche giocatore, di qualche gara, da poterci raccontare?
“Episodi negli anni ne abbiamo avuti anche se mi viene in mente un aneddoto sulla nostra punta Peddis il quale, vedendo la squadra competitiva per la promozione dalla prima in eccellenza, decise di non tagliarsi più la barba finchè non avessimo vinto il campionato. Situazione che non si verificò direttamente ma solo dopo aver vinto lo spareggio. E li, in mezzo alla festa, diventammo tutti barbieri”.