Stefano Battaglia considera il Friuli una seconda casa, una zona confort dalla quale è difficile staccarsi. Arriva, per lavoro, in regione nel 2007 dove trova subito calore e accoglienza. Si adatta presto al nuovo stile di vita anche perché, in questa terra, trova l’amore e mette su famiglia.
In Friuli porta anche la passione per il calcio, disciplina che ha continuato per qualche stagione in ambito amatoriale con lo Startrep. Poi i turni di lavoro lo costringono a una scelta quasi dolorosa: appendere gli scarpini al chiodo e a dedicarsi ad attività che gli consentissero di gestire famiglia e tempo libero. Decide di provare la corsa, disciplina che lo affascina e gli permette di rimanere in forma. Correre gli permette di ridurre l’ansia, di liberarsi dallo stress quotidiano, di trovare una sua dimensione interiore, di perdersi tra i suoi pensieri. Come andare in moto, altro suo hobby, con la quale parte, a volte senza meta, con l’intenzione di scoprire posti nuovi del Friuli, per assaporare quel senso di libertà che gli permette di rigenerarsi, di ritrovare quella serenità interiore che gli serve per affrontare la vita di tutti i giorni.
Prima di arbitrare in Lega Calcio Friuli Collinare dove hai arbitrato?
“Non ho mai arbitrato e non pensavo minimamente di intraprendere questa avventura. Ma dopo tantissimi anni, quasi 11,ho sentito la voglia di rimettere i scarpini anche se in veste diversa. Quando mi è stato chiesto da un vostro arbitro di iniziare questa esperienza, dentro di me ho detto: perché no, cosa ci vuole a fare l’arbitro, accorgendomi poi che il mio pensiero era sbagliato. E di molto”.
Dopo la prima partita hai avuto quasi un ripensamento.
“Esatto. Al corso ho trovato un ottimo insegnante che mi ha fatto venire voglia di ricominciare a correre sui campi ma dopo l’esame e aver diretto la mia prima partita ho avuto la sensazione di dover mollare e ricominciare solo a correre. In quell’occasione ho capito quant’è duro il ruolo di arbitro.
Poi cos’è successo?
“Sono andato a guardare una partita della LCFC e sono rimasto stregato dall’arbitro che ha diretto quella gara. Nella vita sono uno che non molla e, dentro di me, ho pensato che non era il caso di abbandonare così questa esperienza ed a oggi posso affermare di aver fatto un ottima scelta perché ogni volta che scendo in campo mi diverto”.
Il ruolo di direttore di gara non certamente facile. Cos’è che ti piace di questo ruolo?
“Dirigere una partita è molto difficile e finché uno non lo prova sulla sua pelle, non può nemmeno immaginare la difficoltà di far andare d’accordo i 22 in campo più tutte e due le panchine. Diciamo che di questo ruolo devo ancora scoprire cosa mi piace veramente, in quanto è solo da un’anno e mezzo che lo faccio. Però ogni volta che scendo in campo e dirigo una partita, posso dire di essere felice”.
C’è un brano musicale che ti ha lasciato il segno?
“Da romano e romanista, ti dico Roma Roma Roma, perché ogni volta che lo sento cantare dentro l’Olimpico dai tifosi o quando passa nella radio, inizio a cantarlo a squarciagola. Mi da una carica pazzesca”.
C’è qualcuno che ammiri in maniera particolare? E perché?
“Se parliamo del mondo del calcio, posso farti i nomi dei giocatori Francesco Totti e Roberto Baggio, miei idoli da bambino. Come arbitro, invece, mi è sempre piaciuto Pier Luigi Collina. Poi ci sono due persone che ammiro e amo profondamente: i miei genitori che, purtroppo, sono venuti a mancare entrambi nel giro di pochi mesi in questo 2023”.
Cosa pensi del fair play?
“Il fair play è molto importante. E’ palese che ogni giocatore deve lottare e sudare per la maglia e quando scende in campo deve sempre cercare di portare la vittoria a casa, ma contro l’avversario ci vuole rispetto, correttezza e lealtà. ”.
Come reagisci quando percepisci che un atleta di prende in giro?
“La presa in giro non la tollero mai, ne sul campo ne nella vita. Preferisco la gente schietta e onesta, cioè quella che ti cerca per parlare immediatamente per cercare di chiarire subito le cose. In diverse occasioni, sentendo il mio accento romano, alcuni giocatori, pensando che non capisca il friulano, hanno provato a prendermi in giro. Ma per loro sfortuna il dialetto locale lo capisco bene. Riuscendo così a rispondere con le dovute maniere e a sistemare la questione nel giro di poco tempo”.
Ogni situazione di gara può creare delle emozioni che possono indurre sulle decisioni. Come riesci a controllarle?
“Personalmente, ogni volta che sono in macchina per dirigermi sul campo sono molto nervoso, cerco di caricarmi in tutto il tragitto con della musica che mi piace e, appena arrivo a destinazione, facendo i nostri controlli di routine mi distendo e torna la calma interiore. In campo solitamente sono molto tranquillo e calmo, non perdo il controllo. Cerco di essere concentrato il più possibile e di essere il più vicino possibile all’azione per prendere le decisioni migliori”.
C’è qualcosa che vorresti dire alle squadre che stanno leggendo la tua intervista in questo momento?
“Sul campo so cosa provano i giocatori in quanto anch’io tutt’ora, quando ho la possibilità, provo a giocare. Posso solo dire a tutti di pensare solo a giocare e accettare serenamente ogni decisione degli arbitri. Entrambi siamo sul campo per fare sano sport e per divertici”.
Cos’è per te la felicità?
“La felicità è stare in compagnia delle persone che ti voglio bene”.
Cosa non sopporti nello sport?
“Le persone scorrette e maleducate”.
E nella vita privata?
“Le stesse cose che non sopporto nello sport. A me piacciono le persone leali”.