Salvatore Ganci potrebbe essere definito un sognatore, una persona che cerca di trovare il lato positivo in ogni cosa e che, con piedi per terra e un pizzico di fantasia, si costruisce un mondo che deve calzargli a pennello. Il lavoro (è turnista alla capitaneria 04porto di Monfalcone e si occupa di emergenze in mare) gli ha insegnato che spesso bisogna mettere da parte le proprie necessità per soddisfare i bisogni e le difficoltà di altri. Forse anche per questo, quando è a casa, vuole dedicarsi ad attività che lo rilassano, che gli liberano la mente, che gli danno una sensazione di libertà. Passeggiare al mare o in montagna, smontare e rimontare bici, leggere libri fantasy, sono tutti elementi che gli fanno ricaricare le pile, lo rendono felice e pronto per affrontare nuove sfide. Salvatore è una persona tranquilla, sempre pronta allo scherzo e alla battuta, che ama sempre mettersi in gioco. E proprio perché gli piace provare situazioni nuove, conoscere mondi sportivi alternativi, ha deciso di fare l’arbitro, ruolo che inizialmente lo ha intimorito emotivamente ma che ora è diventato, oltre a una sfida con se stesso, una bella occasione di crescita personale.
Sei entrato a far poco del gruppo arbitrale della Lcfc da poco. Prime impressioni?
“Molto positive, non mi aspettavo tanta professionalità e serietà, da non trascurare anche la disponibilità di tutti”.
Quali emozioni hai vissuto al tuo esordio?
“Un insieme di emozioni: dalla paura a non essere all’altezza del ruolo da ricoprire, all’ insicurezza, ma allo stesso tempo gioia. Mi piacciano le sfide, mettersi alla prova e se penso all’esordio mi viene solo voglia di migliorare. Analizzare gli errori, cercare di migliorare le prestazioni, sono pensieri che faccio costantemente, soprattutto quando in auto mi dirigo verso i campi di gioco”.
Social o libri?
“Libri, non ho account in nessun social”.
Qual è la molla che ti ha spinto a diventare arbitro?
“La voglia di mettersi alla prova, di conoscere nuove realtà e allo stesso tempo mantenere una buona forma fisica”.
Quanto ritieni che la formazione sia importante per un arbitro, soprattutto in campionati amatoriali dove ci sono filosofie diverse da quelle relative a competizioni professionistiche?
“La formazione in generale è il pilastro, la base di ogni lavoro o attività. Dal mio punto di vista senza continui aggiornamenti non si va da nessuna parte”. Anche nello sport e, nella fattispecie, in campo amatoriale è importante ricevere formazione perchè ti aiuta poi a gestire le varie fasi della partita, mi da la possibilità di spiegare al meglio le mie decisioni. Inoltre, in fase di formazione, ci si può confrontare, ci si sente coinvolti. Colgo questa occasione per ringraziare il sig. Alessandro Chiandone per la sua disponibilità di questi mesi. E’ una persona preparata e simpatica, sempre presente, che mi ha accompagnato sino a bordo campo”.
Pizza o pasta?
“Entrambe, pizza sacra il sabato accompagnata da una bella birretta”.
Hai un desiderio da realizzare in campo amatoriale e nella tua vita privata?
“In campo amatoriale mi piacerebbe moltissimo dirigere una finale di coppa o una Amichevole di una squadra professionista. Ma la strada è ancora lunga, per adesso mi accontento di uscire dal terreno di gioco dove i partecipanti si congratulano per la mia prestazione. E questo già è una piccola conquista. Per quanto concerne la vita privata mi basta essere appagato dalle scelte che faccio e che farò in futuro”.