E’ un uomo versatile, laborioso e fedele. Non solo nelle situazioni di vita ma anche nello sport dove, quando sposa un ideale, lo persegue senza condizionamenti. Lo dimostra la lealtà e la dedizione verso la Lcfc, associazione che frequenta da oltre trent’anni e alla quale ha dato tantissime prestazioni arbitrali, disponibilità organizzativa e profondo senso di appartenenza. Una persona che arriva sui campi di gioco sempre col sorriso, pronta a sdrammatizzare anche quando ci sono situazioni ad alta tensione. Guerrino Puzzoli non ha mai giocato a calcio, ha iniziato ad arbitrare giovanissimo e, grazie al suo carattere pacato e gioviale, ha sempre creduto che il dialogo con giocatori e dirigenti possa aiutare a dirigere le gare con serenità. Una sua forza, un tratto identificativo di un uomo che sui terreni di gioco, dove ne ha viste di tutti i colori, è benvoluta da tutti. Anche in seno alla Lcfc dove Guerrino, che per anni è stato a capo dei designatori arbitrali, ha sempre cercato di mettere tenacia e disponibilità, organizzando al meglio le criticità. Insomma è un uomo che si spende volentieri per gli altri. Lo dimostra anche il fatto che si è messo in gioco con la pro loco di Passariano dove, oltre ad esserne il presidente, ha portato la sua esperienza organizzativa per cercare di far crescere un gruppo che spesso sale agli onori della ribalta per iniziative quali la partecipazione a Sapori pro loco.
Dicono di te che in campo sai sdrammatizzare.
“Sdrammatizzare sempre le criticità fa parte del mio essere. L’ho capito fin da quando ho iniziato ad arbitrare, nel lontano 1971, le categorie esordienti. Nel calcio ridimensionare la gravità di una situazione, di un contrasto etc, portando il fatto nelle giuste dimensioni credo sia un buon modo per far scorrere una gara in maniera più serena”.
In campo quali credo siano i dogmi per una buona direzione di gara?
“Rispetto delle regole, personalità, capacità nel gestire situazioni di gioco critiche, portare rispetto dei ruoli reciproci”.
Quanta autostima deve possedere un buon arbitro?
“Credo che avere una buona autostima sia fondamentale come l’aria che respira. Averla aiuta moltissimo, ma non basta. Bisogna arrivare sul campo sportivo sereni con il piacere di trascorrere un paio d’ore per divertirsi, cercando di vivere l’evento che vai ad arbitrare con gioia e serenità.
Le tue migliori soddisfazioni che hai ottenuto nella vita?
“Nella vita privata ho avuto parecchie soddisfazioni: in primis grazie alla mia bella famiglia (moglie e due figli), mentre nello sport, dopo una breve parentesi in FIGC, l’essere entrato in Lcfc. Era il 1989. Da allora ho trovato in questa bellissima associazione una seconda casa che mi ha permesso di crescere come arbitro, facendomi nel contempo creare molte amicizie”.
Quali sono i tuoi migliori ricordi che hai vissuto nello sport?
“Devo dire che sono molti. Ricordo però con piacere la direzione di una semifinale nazionale. Un esperienza positiva che mi è rimasta dentro”.
Spesso ti si vede in giro per i terreni di gioco con la tua signora.
“Quando mi reco sui campi o nelle palestre mi accompagna sempre mia moglie. Ormai i figli vivono con le rispettive famiglie e non mi va di lasciarla sola a casa”.
Tu sei stato anche un designatore. Quali sono le difficoltà che ha questo ruolo?
“In campo amatoriale fare il designatore è stato molto impegnativo. Soprattutto perché dovevi essere sempre pronto a sostituire l’arbitro quando ti dichiarava, all’ultimo minuto, la propria indisponibilità. Dovevi metterti alla ricerca di un sostituto facendo un sacco di telefonate e questo ti metteva una sorta di ansia che spariva appena avevi risolto il problema”.
Dicono tu sia un interista sfegatato.
“Confermo, sono di fede sportiva interista fin da piccolo. I miei fratelli più grandi hanno sempre seguito l’Inter trasmettendomi questa passione per i colori nero azzurri”.