Fabio Gardelli da quando scoperto il pallone non lo ha più lasciato. Una passione intrinseca, sviluppata in età giovanile tra le fila del Milan Club Paularo, che successivamente si è evoluta in maniera differente.
Nonostante giocare a calcio è stato il leitmotiv della sua infanzia, affascinato da una visione diversa della partecipazione alla gara, a 14 anni ha abbracciato la causa arbitrale divenendo l’arbitro più giovane d’Italia. Ma il numero 14, che in numerologia è abbinato alle novità e agli importanti cambiamenti della vita che portano miglioramento, ritorna. Infatti, per una serie di circostanze personali, dopo 14 anni smette di arbitrare in FIGC. Da quel momento comincia l’avventura nel calcio amatoriale: prima come calciatore e, ad oggi, calciatore ed arbitro con una parentesi, qualche anno fa, anche da presidente di una squadra del carnico amatori. Fabio, agente della polizia locale della Comunità di Montagna della Carnia, ama moltissimo andare per i monti: d’estate per le lunghe camminate, d’inverno per la possibilità di praticare lo sci. Ma non disdegna nemmeno il mare, ambiente che apprezza d’inverno soprattutto quando il silenzio della spiaggia vuota ti fa abbracciare il suono delle onde che si infrangono a riva. Momenti che gli regalano emozioni, lo rendono felice, gli danno un senso di libertà che gli consentono di ritrovare un suo equilibrio interiore. Serenità che poi travasa agli amici, per i quali ama, come definisce lui, “spadellare” e condividere buon cibo e ottimo vino.
Meglio un bicchiere di vino friulano o una birra?
“Sicuramente meglio un bicchiere di vino, se poi è friulano ancora meglio. Ma la birretta a fine partita è un must irrinunciabile”.
Qual è stata la scintilla che ti ha fatto decidere di fare l’arbitro?
“La scintilla è scoccata quando avevo 14 anni con il corso arbitri della FIGC e per un periodo, dopo il superamento dell’esame, sono stato l’arbitro più giovane d’Italia (ho dovuto aspettare i 15 anni per la prima partita). Tutto è nato, comunque, per il desiderio di mettermi in gioco e di vivere il calcio da un altro punto di vista, un punto di vista insolito ma al contempo affascinante”.
C’è un brano musicale che ti ha lasciato il segno?
“La dura legge del gol” degli 883.
Quali sono gli atteggiamenti dei giocatori in campo che ti danno maggiormente fastidio?
“Sicuramente le proteste sono un qualcosa che faccio fatica a sopportare, ma per il semplice motivo che come i giocatori vanno alle partite per divertirsi e staccare dalla routine quotidiana fatta di stress e ritmi incalzanti allo stesso modo gli arbitri, nella partita, cercano un loro momento di svago e divertimento che è in antitesi con proteste continue e atteggiamenti provocatori ed ostili”.
Il tuo pensiero sui simulatori nel calcio?
“A mio avviso, per noi arbitri, i simulatori sono una sfida. Una sfida tra la loro furbizia e fantasia e la nostra competenza ed esperienza. Vinca il migliore”!
Spesso, in un campo di calcio, nascono inutili proteste. In questo caso prediligi smorzarle col dialogo o utilizzando il cartellino?
“Nonostante ritenga le proteste tra le cose maggiormente fastidiose su un campo di calcio cerco sempre di smorzarle con il dialogo ed una battuta. L’utilizzo sempre minore del cartellino è dovuto alla natura sanzionatoria del cartellino verde che, a mio avviso, costringe l’arbitro ad usarlo solamente nei casi più gravi lasciando così le proteste meno pesanti alla gestione vis a vis tra calciatore e arbitro limitando quest’ultimo nella gestione ottimale dell’incontro”.
In ambito arbitrale c’è un obiettivo che ti sei posto?
“L’unico obiettivo che mi sono posto da sempre è quello di divertirmi, quando verrà meno il divertimento ed uscire di casa con il borsone diventerà un peso sarà il momento in cui appenderò il fischietto al chiodo”.