Si occupa di edilizia, settore in cui si costruisce, si ristruttura si rifinisce. Azioni che, metaforicamente, poi ripropone sul terreno di gioco visto che il suo ruolo di centrocampista, anche grazie a buone doti tecniche, gli permettono di essere determinante sia in fase offensiva che di copertura.
Il suo piede vellutato spesso è un invito a nozze per i suoi compagni, la sua determinazione permette di dare una grossa mano in fase d’interdizione e la sua visione di gioco spesso porta a degli assist vincenti. Stiamo parlando di Gabriele Samassa, da oltre 10 anni pedina fondamentale nello scacchiere dei Redskins, squadra in cui ci mette passione e coinvolgimento sportivo ed emotivo. Di lui dicono sia una persona che cerca sempre di dare una mano in tutto, fuori e dentro dal campo. Un buono che però non tollera bugie e le persone poco trasparenti. A lui piace la chiarezza, la disciplina, l’impegno, l’onestà intellettuale, tutte caratteristiche che cerca di trasmettere anche ai ragazzi che allena nel settore giovanile di Martignacco. Vuole essere di esempio per le nuove generazioni cercando di insegnare loro che, oltre a credere nei propri mezzi, bisogna essere umili e lottare rispettando gli altri e se stessi.
Gabriele, da cosa deriva la denominazione Redskins?
“La denominazione Redskins (data da Umberto Lavia) deriva da un torneo dei bar che si faceva anni fa a Martignacco. Il nome è piaciuto ed è rimasto anche quando la squadra ha deciso di iscriversi al campionato Friuli Collinare”.
Qual è la meta che i Redskins si sono prefissi a inizio stagione?
“Gli obbiettivi della squadra e della società sono sicuramente di fare un buon campionato salvandosi il prima possibile per poi divertirsi e far giocare un po’ di più magari i ragazzi che sono scesi in campo meno di altri”.
Siamo circa a metà campionato, qual’è il bilancio della vostra stagione a questo punto?
“Il bilancio della stagione fino adesso è discreta. Abbiamo fatto delle belle prestazioni visto anche l’arrivo di tanti ragazzi nuovi in rosa, in un girone secondo me molto equilibrato tranne due/tre squadre che hanno qualcosa in più e che lotteranno fino alla fine per il salto di categoria.”
Cosa ti dice la tua fidanzata quando ti vede rientrare a casa acciaccato?
“Quando rientro dalla partita e le accenno che mi sono fatto male o preso delle botte mi chiede sempre: ma perché? Cerco di tranquillizzarla facendole capire che non lo faccio apposta e che la successiva partita filerà più liscia e cercherò di non prenderle”.
Un film a tema sportivo che ti ha emotivamente coinvolto?
“ll film sul calcio che mi ha colpito e quello su Pelé, un grandissimo campione che viveva nella povertà con la sua famiglia e che con il talento e il calcio è diventato il migliore al mondo.”
Per te il calcio è….
“E una grandissima passione che ho dall’ età di 6/7 anni e che adesso cerco di trasmetterla hai ragazzi dell’ Union Martignacco che alleno.”
Qual è l’allenatore che ti ha insegnato di più?
“Sicuramente è Flaviano Mattiussi che ho avuto 4 anni a Tricesimo dove abbiamo anche vinto un campionato juniores regionale. Mi ha insegnato tantissimo sia a livello tecnico che come stare in campo in ruoli diversi.”
Come definiresti i Redskins?
“Un gruppo di amici che si vedono anche al di fuori del campo. Con più di qualcuno ho iniziato a dare i primi calci al pallone all’età di 6/7 anni e adesso siamo ancora a giocare assieme. Questo, secondo me, è una grandissimo punto di forza del gruppo soprattutto quando ci sono partite e/o momenti di difficoltà. Ne usciamo sempre alla grande. E poi siamo famosi per il terzo tempo…”
C’ è stato un evento che ha indelebilmente cambiato la tua vita sportiva?
“Si, quando purtroppo ho avuto un infortunio grave al ginocchio che mi ha costretto a stare lontano dai campi per molto tempo”.
C’è qualcuno a cui ti senti di fare un ringraziamento per la tua avventura nei Redskins?
“Certamente, ringrazio innanzitutto il “vecchio” presidente storico dalla fondazione dei Redskins Giuseppe Mattiussi, e poi il nuovo numero uno dell’Associazione, Manuel Pezzetta. Senza il suo impegno avremmo chiuso tutto.”