Daniele Tonino, non essendoci liste concorrenti, si avvia verso il suo secondo mandato. Subentrato a Corrado Lunetta, durante il suo primo triennio ha trovato parecchie perturbazioni gestionali da superare, una su tutte la “tempesta” che avrebbe potuto mettere in crisi l’organizzazione di molte associazioni (leggasi l’obbligo dei defibribillatori).
Ma Daniele si è fatto trovare pronto, ha trovato la forza di trovare soluzioni, ha cercato di istruirsi e istruire, di fornire tutte le indicazioni e i consigli a tutela delle sue associazioni, viste quasi come dei parenti a cui si cerca di offrire un aiuto. Grazie anche al sostegno di alcuni consiglieri, uno su tutti Fabrizio Pettoello, attraverso un filo diretto con la Regione del FVG, ha lottato per far cambiare una norma che avrebbe messo in ginocchio molte squadre. Riuscendoci. In questo triennio ha sempre mantenuto vitalità, un coraggio e grande ottimismo anche nei momenti organizzativi più bui. Ma non solo. Ha sempre cercato di valorizzare il movimento, di farlo crescere sotto molti aspetti, ha smorzato potenziali crisi interne, ha dato nuovi indirizzi. Daniele è una persona passionale che difficilmente scopre le sue debolezze dimostrando, a chi non lo conosce, una scorza impenetrabile. Ma chi gli è vicino sa che non è così, perché Daniele non sempre è quello che appare. Un uomo ironico, dotato di carisma, grande inventiva, risorse, ideali profondi e che spesso riesce a scoprire il lato debole degli altri. La sua autorevolezza e la sua leadership è un valore aggiunto per un presidente che, pur non mostrando spesso le sue emozioni nascoste, ha idee chiare soprattutto quando deve perseguire gli ideali prefissi. In vista della sua elezioni gli poniamo alcune domande.
Presidente, il suo primo triennio non è stato facile. Quali sono le criticità maggiori che ha dovuto affrontare e qual è il bilancio sul suo primo mandato?
“Premesso che il mondo dello sport, in particolare il calcio, è in una fase di cambiamento, non riesco a capire se c’è una crisi di passione, o soltanto un normale cambiamento dei tempi. Sicuramente costruire, organizzare è più complicato. Quello che vale per la LCFC come organizzatore di campionati è lo stesso che capita alle singole associazioni. Quindi in questo primo mio mandato la difficoltà maggiore è stata, e continua ad esserlo, quella di capire dove stiamo andando. Ma non solo. Anche i temi sulla salute, vedi ad esempio il decreto Balduzzi, e il decreto sulla privacy ci hanno messo di fronte a situazioni delicate che devono essere gestite con estrema attenzione. Anche se queste criticità ci sono state e continuano ad esserci uno degli obiettivi e continuare a studiarle per poter offrire un servizio ottimale alle nostre associazioni”.
Presidente, tre aggettivi per descrivere il prossimo mandato.
“Libertà, coraggio e passione. Libertà perché ognuno è libero di scegliere dove e con chi giocare. Coraggio perché dobbiamo avere la forza di proporre sempre progetti nuovi seguendo il nostro pensiero, anche se non sono in linea con gli stereotipi proposti dai media. Pensare con la propria testa senza farsi condizionare è un atto di grande coraggio. Passione perché tutti i nostri tesserati lo fanno perché, nonostante non abbiano interessi economici da perseguire, giocano con trasporto mettendo, in tutto quello che fanno, cuore e intensità emotiva”.
Secondo il suo parere perché non ci sono liste concorrenti? Guidare la Lcfc è un impresa troppo impegnativa?
“Sicuramente un po’ di impegno c’è, ma penso sia fattibile. Una cosa che può bloccare le persone sono le responsabilità che ci si assume. Se essere il presidente di una associazione presuppone delle responsabilità civili e penali impegnative, per il presidente della LCFC queste responsabilità sono di molto amplificate. Poi, se devo essere onesto, penso che se probabilmente questo ruolo comporterebbe un compenso presumo ci sarebbero più pretendenti.”
Uno dei progetti più discussi presentati è Calcioxenia. Sarà riproposto?
“Calcioxenia è un progetto che per me è stato croce e delizia. La croce è dovuta dal fatto che la mia paura era, ed è, che non venisse capito l’intento della LCFC. Noi non facciamo nulla di politico, e questo progetto poteva essere frainteso come uno schieramento da parte nostra. La LCFC fa sport, ha da sempre l’obiettivo di farlo praticare a tutti, anche alle fasce più deboli. Noi abbiamo presentato un progetto le cui finalità rispecchiano ciò in cui crediamo, anche se qualcuno afferma che remiamo contro corrente. So che è un progetto difficile da far capire, soprattutto in questi anni, ma se piace e trova ancora una condivisione d’intenti… La delizia, è che questo progetto si è dimostrato vincente. Riuscire ad insegnare il gioco del calcio a chi non sapeva cosa fosse e far capire cosa intende la LCFC per calcio è stato il primo traguardo. Non paghi di questo abbiamo creato una squadra che si è iscritta alla coppa Friuli, e con grandissima nostra soddisfazione le squadre avversarie sono state un esempio di ospitalità e sportività. Mi chiede se calcioxenia continuerà? Non lo so perché la situazione dei ragazzi a nostra disposizione varia ma se sarà possibile costruire una squadra per il campionato, se i miei collaboratori continueranno ad essere disponibili , la faremo. Il mio obbiettivo è di riuscire a creare anche dei dirigenti fra questi ragazzi”.
Nel suo progetto triennale ci sono parecchie novità. Vuoi illustrarci, a grandi linee, le novità che intendi portare al movimento amatoriale?
“Ho iniziato questa intervista chiarendo che il mondo del calcio sta cambiando. La LCFC ha sempre cercato di arrivare a capire i cambiamenti in atto e di venire incontro alle associazioni. Il mio primo obbiettivo è quello di raggiungere tutti i tesserati e non solo i dirigenti delle associazioni. Inoltre, oltre che continuare a proporre nuove idee nei nostri campionati, l’intento è di creare nuovi progetti, alcuni dei quali già idealizzati ma da perfezionare. Ma non solo. Ritengo che il confronto con tutte le componenti della LCFC: direttivo, arbitri, associazioni, tesserati, dovrà essere alla base del prossimo triennio. Sarà un passo importante per riuscire a creare nuovi dirigenti: per le nostre associazioni e per il direttivo della LCFC“.
Qual è il primo passo organizzativo che proporrà dopo la rielezione?
“Per prima cosa, anche se non voglio anticipare nulla fino a che il sistema sarà pronto, ci sarà qualche novità già in fase di iscrizione, per poi passare a un successivo step. In ottica comunicazionale vorrei iniziare a breve dei confronti con le varie componenti della LCFC, per modulare da subito una coesione d’intenti che porti a sviluppare una crescita, non tanto nei numeri, ma nella mentalità”.
Ci sono nuove proposte sportive all’orizzonte?
“Per chi ha letto il programma le idee sono molte e devo dire che il gruppo che mi sostiene in questo percorso riesce sempre ad avere qualche proposta interessante. Per fare un esempio, c’è l’idea di iniziare un percorso per creare un torneo 3VS3”. Inoltre sono molto felice dell’accordo fatto con le squadre che fino alla passata stagione hanno giocato per gli Amici del Calcio di Pordenone: con loro stiamo realizzando un progetto perseguito da molto tempo, realizzare un campionato territoriale sul genere del carnico amatori.
In ottica di politica sportiva quali saranno le prossime mosse?
“La politica sportiva in un movimento come il nostro è sempre importante, continuare a portare aventi le nostre idee è fondamentale. Diciamo che rispettando la nostra filosofia di sport, come abbiamo sempre fatto, il nostro intento è sempre quello di tutelare le nostre associazioni. Continueremo a farlo”.
Ogni uomo ha un sogno nel cassetto. Qual è il tuo con la Lega Calcio Friuli Collinare?
” Fra un anno saranno 25 anni che faccio parte del direttivo della LCFC e posso dire di aver coperto un bel po’ di ruoli al suo interno, che mi hanno dato molte soddisfazioni. La LCFC è un associazione che ti permette di crescere tantissimo come dirigente e, anche se sembrerò esagerato, come persona. E’ una posizione che ti da la possibilità di conoscere molte persone, coltivare amicizie, avere sempre un confronto che non ti permette di fossilizzarti su vecchi concetti. Con molte persone del direttivo posso dire sinceramente di aver condiviso mille avventure. Ritengo queste cose nella mia vita determinanti e probabilmente sono già di per se un sogno. Per essere meno filosofico e più realistico, mi piacerebbe molto che questo movimento potesse avere un riconoscimento a livello nazionale per i valori che ha portato avanti e il lavoro che ha fatto. Ma sempre realisticamente non so se sia possibile perché i valori di questa associazione forse sono troppo puri e distanti dai valori reclamizzati ora per essere esaltati”.