Signore e signori, permetteteci di raccontarvi l’ultima puntata della soap opera calcistica più avvincente del campionato Over 50: Warriors contro Cerneglons48, dove l’età media è inversamente proporzionale all’intensità delle emozioni.
Sul pittoresco (per non dire minuscolo) campo di Laipacco, dove fare un cross è come tentare di parcheggiare in centro a Milano, si è consumata l’ennesima puntata di questa saga calcistica. Il Warriors, ancora traumatizzato dal tennis match dell’andata, si presentava con la ferma intenzione di dimostrare che anche loro sanno contare oltre il 6 a 0.
Il Cerneglons, decimato da squalifiche e influenze varie (le solite scuse?), schierava una formazione talmente rimaneggiata che sembrava più un esperimento sociale che una squadra di calcio. Il primo colpo di scena arriva con l’uscita di Luca Buttò, costretto ad abbandonare il campo per un infortunio al ginocchio (quello stesso ginocchio che gli diceva da settimane “stai a casa sul divano a sfogliare riviste di case di lusso e/o cataloghi di abbigliamento alla moda”).
Entra il “titanico” Enzo Del Degan, chiamato a mettere ordine e disciplina in mezzo al campo con la stessa determinazione di un vigile urbano nell’ora di punta, ma è il Warriors a passare in vantaggio grazie a un attaccante così solo in area che avrebbe potuto tranquillamente fermarsi a farsi un selfie prima di segnare.
La vera star della serata è stato il debuttante Marco Cestari, soprannominato per l’occasione “il carcerato” (no, non chiederemo il perché ma, vedi foto), che dopo anni di “riposo forzato” dai campi da gioco, ha dimostrato che il calcio è come andare in bicicletta: non si dimentica mai, si perde solo un po’ il fiato….il calcio è nel suo DNA, ed è proprio dal quel piedino sopraffino che inizia l’azione che porterà al penalty dagli undici metri, trasformato con flemma glaciale dal possente pilu Pilosio.
Non poteva mancare il momento “protesta selvaggia” con Marco Croatto che, evidentemente annoiato dagli spazi claustrofobici, ha deciso di anticipare la doccia guadagnandosi un cartellino verde (sì, verde, perché a questa età il rosso potrebbe causare troppo stress).
Il finale è degno di un film di Hollywood: quando ormai tutto sembrava perduto, ecco che Gianni Graneri spedisce in cielo un pallone talmente alto che per un attimo si è temuto fosse un tappo di sughero partito da una delle sue maestose magnum di ribolla gialla. Ma è qui che entra in scena Alberto Del Forno, che sfruttando le sue leve da spider-man riesce a beffare il portiere avversario, una inaspettata dimostrazione di fauna calcistica, con il portiere immobile mentre il nostro “Cigno” depositava la palla in rete con la delicatezza di un autentico cigno. Portiere probabilmente ancora impegnato a calcolare la traiettoria del pallone con un’app sul telefono.
L’arbitro, miracolosamente, è sopravvissuto alla partita senza necessità di supporto psicologico, gestendo con saggezza questo gruppo di “giovani promesse” del calcio locale.
E così si conclude questa epica battaglia, con un 3 a 3 che dimostra come nel calcio Over 50 non conta vincere, ma tornare a casa con tutte le articolazioni al loro posto.
Le statistiche post-partita parlano chiaro: 6 gol segnati come all’andata, 47 scuse creative per non correre e un numero imprecisato di “ahia” uditi distintamente da entrambe le panchine.
Appuntamento alla prossima puntata, dove sicuramente non mancheranno drammi, colpi di scena e qualche antinfiammatorio di troppo.
PS: Un ringraziamento speciale va alle panchine del campo di Laipacco, testimoni silenziose di improbabili strategie tattiche e respirazioni affannose.
Contributo fornito da Marco Cavallo (Cerneglons)