La norma sulle ricusazioni è stata in parte modificata, ma non è stata intaccato il principio fondamentale che attiene all’insindacabilità di tale facoltà. Resterà infatti preclusa a chiunque la possibilità di contestare le ragioni che hanno determinato una squadra a ricusare un arbitro.
Le principali modifiche sono due: la riduzione del numero di arbitri ricusabili (da tre a due) e il tempo entro cui tale facoltà può essere esercitata e cioè solo dopo che una squadra è stata diretta dall’arbitro ricusato e non in qualsiasi momento, come per esempio all’inizio della manifestazione.
Per rendere immediatamente applicabili tali modifiche è stata introdotta una norma temporanea che annulla tutte le ricusazioni finora esercitate, a eccezione della ricusazione verso un arbitro che ha diretto una gara della squadra ricusante nella manifestazione in corso.
Perché tali modifiche?
L’obiettivo primario di tale riforma è quello di inibire l’usanza di quelle squadre che ricusavano un arbitro anche se non erano state dirette dallo stesso da tempo o addirittura da anni. Le stesse non tenevano infatti conto che magari nel frattempo molte cose potevano essere cambiate o addirittura potevano essere cessate le ragioni che avevano portato all’originaria ricusazione.
Riconfermare di anno in anno una ricusazione senza nemmeno verificare la permanenza dei requisiti che avevano determinato la scelta originale appare infatti una scelta dettata più dal pregiudizio che da motivi ragionevoli.
Con tale modifica si è dunque voluto spingere le quadre a rivalutare le ragioni della ricusazione, mantenendo ferma – come detto – l’insindacabilità della ricusazione e quindi dei motivi che hanno determinato tale decisione.
Un’altra causa non secondaria alla base della modifica normativa è il ridotto numero di arbitri. Tale grave problema non consente infatti più di permetterci di avere degli atteggiamenti prevenuti, che hanno l’effetto pratico di ridurre il numero dei pochi arbitri designabili.