Un punto di riferimento per il calcio della montagna, un narratore che, attraverso i suoi articoli e le sue radiocronache, evidenzia le gesta di dilettanti e amatori. Ma anche un fine organizzatore che sa gestire con grande intraprendenza e competenza parecchi eventi. All’apparenza sembra una persona dal carattere autoritario, a volte forse un po’ burbero e schivo, anche se nella sostanza dimostra grande passione, dedizione e competenza. Non lascia nulla al caso, il suo controllo è sempre preciso e puntuale, la sua energia una fonte inesauribile per idee e progetti. Stiamo parlando di Renato Damiani, da 25 anni a capo dell’organizzazione del campionato carnico amatori targato Lega Calcio Friuli Collinare.
Renato, come ti sei avvicinato al mondo amatoriale?
“Nel lontano 1994 l’amico Roberto Duratti, allora dirigente storico del Bar Corrado di Invillino del presidente Corrado Tomat mi ventilò l’idea di mettere in cantiere un Campionato amatoriale riservato esclusivamente all’Alto Friuli. L’idea mi piacque e la comunicai all’amico Adriano Dario il quale già faceva parte del mondo del Collinare come osservatore degli arbitri. Qualche contatto, e nel 1995 prese piede l’edizione n° 1 con la partecipazione di 10 squadre: Bar Corrado di Invillino, Trasaghis, Cedarchis, Al Quadrifoglio di Verzegnis, Dream Team di Resiutta, Ibligine di Invillino, Afa di Avasinis, Betania di Tolmezzo, Lauco e Ardita di Forni Avoltri”.
In questi 25 anni di gestione del campionato carnico amatori qual’è stato il periodo più critico, quello che ti ha fatto vacillare, quello che ti ha messo in testa l’idea di smettere?
“Le difficoltà di questo campionato, che ha avuto in Gianpiero Bertoli il primo convinto estimatore, si sono costantemente concentrate nel cercare anno dopo anno una nuova formula in quanto le iscrizioni aumentavano a dismisura sino ad arrivare al top nel 2008 con 33 partecipanti”.
Da molti anni segui giornalisticamente gli amatori. C’è un particolare ricordo, un aneddoto, di qualche episodio che ti ha particolarmente colpito?
“Niente in particolare, se non la costante disponibilità verso le problematiche delle società anche se più di qualche dirigente mi definisce eccessivamente autoritario. Ma qualsiasi decisione, in riferimento all’attività del campionato, è sempre stata presa in pieno accordo con le società e la vitalità del Carnico amatori si deve proprio ricercare nel rispetto tra le due componenti (Comitato e Squadre). Il tutto nella scrupolosa osservanza delle regole”.
Renato, tu che hai il polso della situazione sul territorio, quale sarà il futuro del campionato Carnico amatori?
“Da qualche anno le iscrizioni si sono attestate poco sopra le venti unità e per il nostro territorio è un numero che ritengo proporzionale; poi 22 partite a squadra mi sembrano più che sufficienti per un campionato amatoriale. Le difficoltà non stanno tanto nella reperibilità dei giocatori quanto la disponibilità a trovare dirigenti dal momento che gli obblighi burocratici si stanno facendo sempre più incombenti e complicati per gente votata al puro volontariato”.
In questi cinque lustri sei sempre stato affiancato da Adriano Dario. Il vostro è sicuramente un binomio vincente. Ma come è nato questo feeling organizzativo così solido?
“Siamo fondamentalmente due appassionati del “pallone”, poi tra noi esiste una consolidata amicizia tanto che quando deciderò di appendere la passione al chiodo, Adriano mi seguirà e la parola fine potrà essere scritta in tutta tranquillità”.