Mauro Missio è un grande sostenitore del calcio amatoriale. Quasi un pioniere, uno che ha subito creduto che il calcio alternativo potesse prendere piede tanto che dal 1982 veste i colori dell’Axo Club Buia (all’epoca si chiamava Amatori Calcio Buja e partecipava a dei tornei amatoriali organizzati nella provincia di Udine), denominazione assunta per esigenze di sponsor nel 1986 quando inizia l’avventura nel Friuli Collinare. Mauro, che in gioventù ha fatto parte del settore giovanile della Bujese come terzino, ha giocato con la compagine amatoriale bujese fino all’inizio degli anni 90 per poi passare ad un altro ruolo, quello di allenatore. Funzione che lo appassiona e che ancora oggi ricopre. Il suo senso di responsabilità si è fortificato con il passare del tempo e dal 2000, a parte un lasso temporale di 6 anni il cui presidente lo ha fatto un’altra persona (Aita Duilio), riveste la massima carica dirigenziale. Il suo carattere espansivo, la voglia di stare in compagnia, la puntigliosità, anche se talvolta esce il suo lato impulsivo, sono le doti che lo contraddistinguono e che sicuramente lo aiutano nella gestione di una squadra che il prossimo anno festeggerà i 45 anni di attività. Possiamo sicuramente affermare che Mauro è uno di quei dirigenti che ogni squadra vorrebbe tra le proprie fila.
Siete nel Friuli Collinare da oltre 30 anni. Quali sono stati gli anni più difficili per l’Axo Buja?
“ Sicuramente l’ultimo anno prima della pandemi. Ormai l’età dei giocatori era elevata, quasi tutti oltre i 40 anni, a parte ¾ ragazzi. Visto che non volevamo iscriverci al campionato over perché ci dispiaceva dividere il gruppo, oltre al fatto che le trasferte erano più impegnative rispetto a quelle del Friuli Collinare, si stava facendo sempre più strada l’ipotesi di concludere l’avventura. Poi la pandemia ci ha bloccato a casa. Questo ci ha fatto riflettere e pensare che non potesse essere un virus a decidere il futuro della nostra squadra. E così, grazie anche all’inserimento di forze fresche, lo scorso anno siamo ripartiti con quell’ entusiasmo che negli ultimi anni era venuto meno”.
E quelli più felici?
“Direi che tutti questi anni sono strati belli, perché la nostra filosofia è sempre stata che prima di tutto c’è il gruppo e poi vengono i risultati. Anche se a nessuno piace perdere, per questo all’interno del rettangolo di gioco cerchiamo di dare sempre il massimo. Degno di segnalazione dal punto di vista sportivo è che nella stagione 1990/91 eravamo in 3° categoria e in 3 anni siamo saliti fino all’eccellenza, tre promozioni consecutive”.
Sei stato nel Consiglio della LCFC, ora sei uno dei dirigenti storici della tua squadra. Qual’è la molla che ti spinge a continuare?
“Sicuramente la voglia di stare insieme e di tenere unito questo gruppo di amici storici”.
Ci sono episodi significativi, accaduti in oltre 30 anni, che ti piacerebbe raccontare?
“Sinceramente non ho un ricordo significativo da raccontare, tutti i momenti trascorsi con l’Axo sono dei bei ricordi e resteranno sempre con me”.
A tuo avviso cosa si potrebbe fare per migliorare il movimento amatoriale?
“Non è semplice rispondere a questa domanda, in ogni caso posso dire che la filosofia della LCFC di non avere vincoli, dove ogni giocatore può spostarsi da una squadra all’altra, sicuramente è un ottima norma che contribuisce a migliorare il movimento”.
Buja è un piccolo centro della pedemontana, ma ha sempre proposto molte squadre amatoriali. Quali sono le ragioni secondo te?
“Il motivo preciso non lo conosco, sicuramente il fatto di avere da parecchio tempo un’ impianto sportivo a completa disposizione degli amatori calcio, può avere influito”.
Quali sono gli obiettivi che l’Axo Buia si è prefissato in questa stagione?
“L’obbiettivo primario è il divertimento, quello sportivo e quello di mantenere la categoria”.
La nuova formula del collinare, vi piace?
“Devo dire che le novità nel calcio solitamente non mi entusiasmano, ma in questo caso la formula è sicuramente interessante. Se posso permettermi di dare un suggerimento all’attuale dirigenza della LCFC è di cercare di cambiare il meno possibile le regole da una stagione all’altra. Capisco che ci sia la voglia di tenersi aggiornati per cercare di migliorare, ma secondo il mio modesto parere, tenderei a dare più stabilità ai regolamenti”.