E’ un consulente in ambito industriale, persona che identifica eventuali problemi, proponendo delle soluzioni atte a ottimizzare rendimento ed efficienza delle aziende. Quando però arriva nella sua squadra si toglie il vestito di “consigliere” e indossa quello di dirigente perchè – come lui afferma – siamo un gruppo talmente anarchico e sregolato che se provassi a dargli un impronta professionale mi manderebbero a quel paese… Stiamo parlando di Ivo Piasentier, giocatore che ha calcato per tantissimi anni i palcoscenici amatoriali della Lcfc ma che oggi è costretto al palo per qualche acciacco fisico di troppo. Problemi che lo hanno indotto ad appendere le scarpe al chiodo, ma non ad abbandonare i campi di gioco, ora frequentati come dirigente. La passione, la voglia di stare con gli amici di un tempo, sono delle spinte emotive che non si sopiscono, soprattutto se il gruppo è coeso anche fuori dal rettangolo verde.
Ivo, innanzitutto una curiosità: come nasce il nome Fusilli Criniti?
“Fusillo crinito è il nomignolo che davamo al nostro amico Sandro, quando lo prendevamo in giro per via della sua capigliatura riccia e scarmigliata. Sandro era da sempre uno dei nostri compagni sul campo di calcio e soprattutto un grandissimo amico. È mancato circa una decina di anni fa e tutti abbiamo condiviso l’idea di ricordarlo, dando questo nome alla nostra squadra di calcio”.
La vostra squadra che origini ha?
“Prima di tutto siamo un gruppo di amici. Molti di noi si conoscono dai tempi della scuola e giocano a calcio insieme tutte le settimane da oltre 30 anni. Il calcio è soprattutto uno straordinario legante che ci consente di restare in contatto, anche se ognuno di noi ha preso strade diverse. L’obbiettivo del gruppo è sempre stato di creare delle occasioni per ritrovarsi e stare assieme, giocando a calcio tra amici e trovando il modo di stare bene sia in campo che fuori dal campo”.
Con che spirito affrontate il nuovo torneo?
“Siamo competitivi (si gioca sempre per vincere…) però l’alchimia che tiene insieme il gruppo è che si va in campo per giocare tutti, non importa il livello di chi gioca. Questo vale oggi, a sessant’anni, e allo stesso modo valeva quando ne avevamo 30.
Il risultato è che i successi calcistici sono stati piuttosto scarsi, ma il gruppo è molto legato e nel corso degli anni si è arricchito di nuovi compagni. Oggi ci sono oltre una trentina di giocatori che (chi più spesso e chi meno) si ritrovano a giocare tutti i giovedì sera”.
Come mai avete preferito iscrivervi a un torneo di calcio a 7 rispetto al tradizionale calcio a 11?
“Giochiamo quasi sempre in campetti da 7. A maggior ragione con il passare degli anni. Troviamo che il campo più piccolo si adatti meglio alle caratteristiche fisiche di giocatori della nostra età: è sicuramente più adeguato e divertente”.
Con quali obiettivi affrontate questo nuovo torneo di calcio a 7?
“Questo torneo ci dà l’opportunità di giocare con squadre di pari età e questo è di per sé un ottimo risultato. L’obbiettivo di chi va in campo naturalmente è vincere ogni partita. Però lo spirito del gruppo è scendere in campo senza troppi patemi, divertendosi, evitando gli infortuni, rispettando gli avversari e aggiungendo alla pratica calcistica l’elemento conviviale. Il terzo tempo rimane un appuntamento immancabile per recuperare le energie spese durante la partita…”
In ogni squadra ci sono persone rappresentative? Chi sono le vostre?
In squadra ci sono alcuni giocatori decisamente più dotati degli altri dal punto di vista tecnico e anche fisico. Si è evidenziato anche nella partita di esordio del torneo. Però più che nominare i più bravi, ci tengo a nominare quelli “di lungo corso” che animano il gruppo da quando esiste: Giò, Moreno, il France, Cris, il Barba, Michele che è il nostro Presidente. E poi c’è il “nonno” Felix, il nostro veterano, che ha passato i settanta da un bel pezzo e si fa ancora rispettare in campo. Mi perdoneranno quelli che non ho nominato, mi toccherà sdebitarmi”.
Ritenete che la Lcfc faccia bene a perseguire tornei legati a fasce d’età?
“Troviamo che sia un’ottima iniziativa. Molti di noi hanno giocato per tanti anni nei campionati amatoriali della provincia, con diverse squadre e a vari livelli. Perciò avere la possibilità di dare continuità, giocando con avversari di pari età fino a sessant’anni (o come si dice “finché il fisico tiene”) è davvero un’ottima idea”.
Com’è stato il vostro esordio?
“All’esordio in campionato abbiamo trovato degli avversari tosti, che sapevano far girare la palla ed erano messi bene in campo. Come si usa dire tecnicamente “ci hanno dato due pere”, ovvero abbiamo perso 2 a 0. Onestamente possiamo recriminare sulle parecchie occasioni mancate per errori banali sotto porta. Sicuramente con un po’ più di lucidità almeno un golletto ci poteva stare.
Complimenti agli avversari per come hanno giocato e per aver dimostrato anche loro qual è lo spirito di questi tornei: sono arrivati da Cordignano, facendo un sacco di strada fino a Udine sempre con l’entusiasmo e la voglia di giocare e di stare in campo. A dimostrazione che gli anni passano ma la passione no”.