L’arbitro, un uomo che fischia e spesso è fischiato, difficilmente riceve degli applausi, ma lui c’è. Sempre! Pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo, a misurarsi con se stesso e soprattutto con il giudizio degli altri, è una persona che deve decidere in una frazione di secondo. Non è sempre facile dirigere, nemmeno tra gli amatori. Qui l’arbitro non è supportato dai guardalinee, deve avere mille occhi, deve cercare di avere un buon atletismo per essere sempre vicino all’azione. Ma nonostante queste difficoltà sono molti gli arbitri che dedicano il loro tempo alla causa amatoriale. Uno di questi è Roberto Busolini, una sorta di highlander dell’arbitraggio che da oltre trent’anni si diverte ad arbitrare tra le fila della LCFC. Grande appassionato di caccia, di pesca sportiva, di politica, del mondo sindacale, del ballo e degli animali. Dalla caccia e dalla pesca sportiva ha imparato la pazienza, dalla politica e dal sindacato probabilmente la diplomazia, dal ballo il divertimento e dagli animali l’amore incondizionato. Caratteristiche che cerca di travasare sui rettangoli verdi dove Roberto, all’età di 63 anni, continua ad essere una sicurezza per il gruppo arbitrale.
Roberto, tu sei da moltissimi anni con la Lcfc. Cosa ti piace di questa associazione?
“L’organizzazione e la libertà di idee e proposte, ma soprattutto il sistema informatico”!
Prima della LCFC hai arbitrato anche in FIGC?
“Ho fatto gli esami di arbitro FIGC nel gennaio 1985 esordendo in febbraio a Plasencis in una gara di giovanissimi. Poi ho continuato per altri tre anni, ma al momento di passare in categorie superiori ho rinunciato ad arbitrare perché avrebbe comportato essere impegnato di domenica, e per me quel giorno esiste solo per dedicarmi alle altre mie passioni”.
L’arbitro è una sorta di gestore di emozioni, deve controllare le sue ma soprattutto quelle degli altri. Come riesci a gestire questi stati d’animo anche nei momenti più caldi dei match?
“Controllare le emozioni non è sempre facile ma dopo tanti anni di arbitraggio ho imparato a gestirle. Poi ci sono casi e casi, ma credo che un pò di autorevolezza e molto dialogo aiuti a dirigere serenamente le gare”.
Quest’anno il cartellino verde si applica anche per le proteste semplici. Ritieni una scelta corretta per educare gli amatori a una miglior cultura sportiva?
“Credo sia un provvedimento corretto che da un chiaro indirizzo sull’identità e le volontà della LCFC. Ma come tutte le novità dovranno essere assorbite con il tempo. Questo vale sia per noi arbitri che per i giocatori”.
Una tua qualità?
“Credo sia Il dialogo. Confrontarsi serenamente con i giocatori spesso aiuta a dipanare situazioni complicate”.
E un tuo difetto?
“Purtroppo il poco allenamento”.
Qual’è la soddisfazione più grande che hai ottenuto arbitrando gare amatoriali?
“Ritengo che una delle soddisfazioni più grandi sia quando, al termine della partita, i giocatori di entrambe le squadre ringraziano facendomi i complimenti. Sono momenti che ti gratificano, che ti danno la forza per continuare. Poi, non nego, che qualche bella soddisfazione, me la sono tolta dirigendo qualche finale. Anche in questo caso lo reputo un bel riconoscimento per l’impegno e la passione che ho sempre messo in campo”.