E’ un uomo dedito al sacrificio. Già da quando lavorava come autista ed era costretto al alzarsi alle 2 del mattino per recarsi al lavoro. Ma, nonostante la stanchezza fisica e mentale non si fermava e, nei pomeriggi, si fiondava sui campi delle scuole calcio per insegnare ai ragazzini i fondamentali di questo sport. Lavorare con i ragazzi vuol dire prestare attenzione al singolo, cercare di farlo crescere secondo le sue caratteristiche, insegnandoli nel contempo comportamenti e disciplina. Aspetti che Maurizio De Colle sapeva fossero importanti. Anche tra gli amatori dove ha allenato, nel Friuli Collinare, gli am. Biauzzo. Proprio in questo contesto, il presidente della squadra Cristian De Cecco, suo carissimo amico, conoscendone le doti come serietà e perseveranza, gli propose di diventare arbitro della Lcfc. Era il 2012. Accettò con grande entusiasmo. Per un uomo che era abituato a vivere il calcio da altre dimensioni, prima da giocatore e poi da allenatore (il patentino del settore giovanile e scolastico e UEFA lo hanno portato ad allenare squadre giovanili a livello regionale), l’offerta era un ulteriore sfida: conoscere il calcio da un’altra prospettiva.
Maurizio, trovi spesso tuoi allievi sui campi della Lega Calcio Friuli Collinare?
“Arbitrando in tutte le categorie, sia di calcio a 11 che a 5, talvolta capita di arbitrare giocatori che in passato sono stati miei allievi quando allenavo. E quando, a distanza di tantissimi anni, ti riconoscono e ti chiamano ancora mister è davvero gratificante, Vuol dire che qualche cosa di buono l’ho fatta”.
Spesso gli arbitri devono essere “impermeabili”. Come fai a farti scivolare addosso le eventuali critiche?
“A volte noi arbitri siamo criticati perché nell’arco della partita ci sfugge un fuorigioco o un battibecco fra giocatori che tu non puoi vedere perché segui l’azione del gioco. A fine gara, parlando con i giocatori, dico sempre che le critiche, costruttive le accetto volentieri, ricordando anche che non è sempre facile prendere una decisione immediata, provvedimento che a noi può sembrare corretto e per la squadra no”.
Una tua qualità come arbitro?
“Cerco sempre di essere corretto e leale con tutti, prediligo il dialogo e il richiamo prima del cartellino. Capisco i giocatori perché anche io l’ho sono stato”.
Un tuo difetto come arbitro?
“Un difetto…diciamo l’età che avanza inesorabilmente portando qualche acciacco. Ma fino a quando c’è la passione e la salute si continua. Anche se alla moglie dico sempre che sarà l’ultimo anno.
Un aspetto del carattere che vorresti limare?
“Il mio carattere a volte impulsivo che in passato mi ha portato ad avere reazioni precipitose e sbagliate pagandone poi le conseguenze. Nei doni dello Spirito c’è quello del Dominio di se; ecco questo a volte mi porta ad un’eccessiva enfasi di cui non ne vado fiero”.
Ora sei in pensione, oltre al calcio che hobby hai?
“Di hobby ne ho tanti: in primis il calcio, poi la bici, il trekking , la lettura, il canto etc, Do una mano in parrocchia, come giardiniere, cantore, sacrestano e lettore, il resto del tempo lo dedico alla famiglia e ai miei due amati nipotini”.
In tanti anni di LCFC c’è qualche aneddoto divertente che ti è rimasto impresso?
“ Di aneddoti da ricordare c’è né uno in particolare, capitatomi agli inizi della mia avventura di arbitro che, a pensarci, mi fa arrossire ancora: le due squadre erano schierate e pronte a iniziare, ma il fischio d’inizio tardava ad arrivare solamente perché avevo dimenticato il fischietto nello spogliatoio. Imbarazzo totale mio e risate del pubblico e giocatori.
Infine cosa pensi della Lcfc?
“Premesso che il mio mentore è stato Alessandro Chiandone, che ogni qualvolta mi serviva gli chiedevo consigli utili per non incorrere in errori, devo tanto alla LCFC. Tutte le persone che in questi anni ho conosciuto e che conosco, hanno fatto si che io migliorassi come persona e come uomo”.