Nasce in una cittadina in provincia di Taranto, Manduria, famosa per la produzione di olio e del vino Primitivo. Si arruola nell’arma dei carabinieri con la quale fa una serie di percorsi lavorativi che lo portano ad approdare, nei primi anni 80, in Friuli. Qui mette radici, si crea una sua dimensione, si integra alla perfezione nel territorio. Il suo mestiere, non certo facile, richiede anche senso di responsabilità, disponibilità, occhio attento, applicazione delle norme e una buona dose di gentilezza. Caratteristiche che Agostino Palumbo dimostra subito di avere e che applica anche quando deve andare ad arbitrare, dimostrandosi un giudice di gara attento ai regolamenti ma sempre pronto al dialogo. Come nella vita privata, ambito in cui Agostino si dimostra una persona pratica, che alle illusioni e a voli pindarici preferisce una concretezza che gli dia stabilità e sicurezza. Un uomo realista che sa gestire la propria emotività e che riesce a trovarsi a proprio agio quasi in ogni situazione.
Oltre al calcio quali sono i tuoi hobby?
“Diciamo che ascoltare musica leggera e vedere film sono degli hobby che sto coltivando”.
Prediligi utilizzare il cartellino o il dialogo?
“Chiaramente bisogna attenersi al regolamento, ma ritengo che spendere alcune parole per motivare un eventuale decisione non faccia male. Poi è chiaro se c’è la necessità si applica la sanzione prevista”.
Quando hai iniziato a fare l’arbitro e quali caratteristiche, secondo te, deve possedere questa figura?
“Ho iniziato nel 1995 con il Centro Sportivo Italiano. Poi ho conosciuto la Lega Calcio Friuli Collinare e non mi sono più mosso…Premesso che il direttore di gara è una figura di riferimento in una sfida, ritengo che debba avere, oltre alla capacità tecnica, anche una certa dose di saggezza”.
Qual è un tuo aspetto caratteriale che vorresti cambiare?
“Obiettivamente, a livello caratteriale, non vorrei cambiare nulla”.
In campo hai mai la percezione di sentirti solo e indifeso?
“No, per fortuna non ho mai avuto questa sensazione”.
Qual è la più grande soddisfazione che hai ottenuto nella tua vita sportiva?
“ Aver designato arbitri scegliendo le terne giuste per gare decisive. Ma anche di aver diretto semifinali e finali nei campionati della Lcfc. Ma ci sono anche molte soddisfazioni che arrivano dal campo . Spesso vengono dal terzo tempo dove è difficile sottrarsi ma in cui spesso puoi confrontarti e passare dei bei momenti di aggregazione. Quando questo accade credo che arbitrare sia stata la più bella scelta che abbia fatto”.
Qual è la motivazione maggiore che ti spinge a fare l’arbitro?
“Dirigere delle partite, condividere un paio d’ore assieme ad altre persone, cercare di dare il meglio di te stesso mi piace, anche se a volte il contesto sportivo può essere negativo. Ma questo è uno stimolo per cercare di crescere e migliorarsi”.