Di sicuro la novità normativa più rilevante della stagione 22/23 è la previsione dell’espulsione per proteste senza conseguenze disciplinari.
Durante le riunioni che si tengono a inizio anno per valutare le problematiche emerse e per ascoltare le proposte delle squadre su modifiche della Normativa o delle norme di partecipazione dei campionati, soprattutto le squadre di calcio a 11 hanno chiesto maggiore severità verso le proteste.
La richiesta appare giustificata poiché le proteste non solo rendono più difficoltoso il compito dell’arbitro, ma anche perché accendono gli animi e causano inutili tensioni.
Un inasprimento della pena per le proteste non appare però una soluzione convincente non solo perché la sanzione da 1 a 3 giornate è da ritenersi proporzionata alla gravità di tale comportamento illecito, ma anche perché un eventuale aggravamento comporterebbe, nel rispetto del principio della proporzione, anche un inasprimento delle pene previste per gli altri comportamenti illeciti, che peraltro sono tutti più gravi della protesta. È del resto evidente che un aumento generalizzato delle pene annacquerebbe quindi l’effetto sperato.
La soluzione del problema deve pertanto passare per un’altra strada rispetto a quella dell’aggravamento della relativa sanzione disciplinare.
Se l’obiettivo è quello di non tollerare le proteste, allora l’unica via è quella di sanzionare con l’espulsione anche quel tipo di proteste che finora prevedevano la sola ammonizione. Ci riferiamo alla disapprovazione dell’operato dell’arbitro anche se manifestata in modo educato, non offensivo, non provocatorio e non irriguardoso, oppure all’uso di linguaggio volgare o blasfemo o a una contestazione eccessiva di comportamenti di compagni o di avversari.
L’espulsione comporta però come conseguenza una squalifica, e squalificare – anche per una sola giornata – tali comportamenti avrebbe l’effetto di porli sullo stesso piano di comportamenti ben più gravi.
Per evitare questa ingiusta conseguenza si è scelto di non prevedere la squalifica e di non disporla nemmeno quando tali comportamenti sono continuati. Al contrario invece, se gli stessi fossero reiterati – cioè commessi in tempi nettamente distinti – sarebbero sanzionati con la squalifica, proprio in ragione della loro maggiore gravità.
Tale soluzione appare il giusto punto d’incontro tra l’esigenza di sanzionare più severamente le proteste e la necessità di mantenere una corretta proporzione tra le pene.
In pratica nei casi sopra descritti (indicati dai punti 1 e 2 della lettera C dell’articolo 17 del regolamento di calcio a 5 e a 11) l’arbitro dovrà sempre espellere il tesserato con il cartellino verde.
Per contro il giudice disciplinare non dovrà mai disporre la squalifica, proprio perché tale comportamento non è considerato illecito da un punto di vista disciplinare, e ciò indipendentemente dalle funzioni ricoperte dal tesserato che protesta.
Ancora sul cartellino verde per proteste. Le ragioni della riforma