Di Paolo Comini
Una persona che non si ferma all’apparenza, un uomo a volte intransigente, che ha sempre fatto della passione per quello che fa e della disponibilità i suoi punti di forza.
Le sue mille iniziative lo spingono a corse contro il tempo che gli scombussolano l’esistenza. Ma nonostante la sua agenda colma, anzi due (una con gli impegni di lavoro, l’altra con le altre attività che gestisce), la domenica riesce a rilassarsi e a dedicarsi ai suoi hobby come il giardinaggio e la natura, che esplora con gli amici di sempre, percorrendo impervi tragitti in mountain bike. Sempre con gli amici gli piace trovarsi a tavola e parlare dei suoi sogni, dei viaggi, di eventi sportivi e culturali, ma anche del desiderio che aveva di conoscere Johan Cruiff. Altri suoi pregi sono la fiducia negli altri e la positività. Spesso infatti non riesce a capacitarsi come le persone non sappiano apprezzare le piccole cose che il quotidiano offre. Insomma una persona che da poco è entrata a far parte della Lega Calcio Friuli Collinare e che già sta lasciando una sua impronta. Il suo nome è Ivan Zanello e a lui proponiamo questa breve intervista:
Ivan, lei per molti anni si è fatto le ossa come presidente di Associazioni sportive, poi è passato tra la dirigenza del Friuli Collinare. Come è avvenuto questo passaggio
“Conoscevo da tempo il presidente Tonino ma fu durante una finale organizzata a Talmassons che conobbi anche alcuni dirigenti della LCFC e capii il loro modo di pensare, la loro filosofia. In quell’occasione Tonino mi chiese di entrare nel Direttivo e che se avessi accettato, visto anche la mia esperienza organizzativa, avrei preso in mano il calcio a 5. Mi sentii onorato e accettai la proposta”.
Questa è la sua prima esperienza come Responsabile del calcio a 5. Dopo quasi due anni dal tuo “battesimo” in veste dirigenziale, può tirare un primo bilancio?
“E’ sicuramente positivo. E’ un mondo che mi affascina e mi coinvolge. E’ vero che ci sono anche le critiche (d’altronde chi non conosce la realtà non sempre la percepisce correttamente) ma le amicizie e i molti attestati di stima delle squadre mi danno un grande entusiasmo”.
Nell’era dell’informatica si rischia di perdere i contatti umani. Nella LCFC mi dicono che la parte telematica è importantissima per cui, nel suo caso, come riesce a capire le esigenze delle squadre, degli associati?
“Per me i contatti umani sono fondamentali e devono andare di pari passo con la tecnologia. Come responsabile credo sia però ancora determinante riuscire a vedere le partite, a parlare con le squadre che ti manifestano qualche problema, magari solo a bersi una birra in compagnia per cercare un dialogo, un confronto”.
Lei gestisce più campionati di calcio a 5: Friuli Collinare, campionato amatori e Over 40. Può spiegarci che differenze hanno tra loro e quale di queste kermesse ha il maggior indice di crescita?
“Abbiamo diviso i campionati per fasce di età, per partecipazione (tesserati FIGC si , tesserati FIGC no) proprio per dare delle scelte. Per quando riguarda la crescita credo che le manifestazioni con ampi margini di miglioramento, visto le sinergie che in futuro saranno messe in campo anche con gli over 50, siano i campionati legati alle fasce d’età in cui risulta più facile sperimentare formule nuove”.
Lei ha partecipato fattivamente al progetto per far giocare i richiedenti asilo, Calcioxenìa. Come ha vissuto questo evento e cosa le ha lasciato quest’esperienza?
“Quest’esperienza mi ha fatto crescere molto soprattutto dal punto di vista umano. Giocando e parlando con questi ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, sono riuscito a capire quello che non si può percepire ascoltando i media”.
Oltre ad essere dirigente sei anche giocatore. E’ più facile giocare o indossare le vesti da dirigente?
“Sicuramente è più facile giocare che dirigere. Per giocare basta arrivare con la borsa, espletare il compitino della partita e poi si è liberi. Il dirigente invece, oltre a dedicare molto tempo per il divertimento degli altri, deve possedere una grande passione e, in alcuni casi, prendere decisioni , a volte impopolari, che devono essere funzionali al gruppo. E non sempre si è capiti”.
Nella sua vita lavorativa Lei è un commerciale che riesce a trattare con clienti non sempre disponibili all’ascolto. Utilizzi nel calcio gli stessi metodi comunicativi o lo sport richiede un piglio diverso?
“Ho una propensione particolare alla dialettica, che metto in campo sia sul lavoro sia con i dirigenti delle squadre. Questo mi aiuta a spiegare meglio certe situazioni ai miei interlocutori“.