Continuiamo il nostro viaggio nel mondo LCFC alla ricerca di personaggi che rendono questa realtà così attraente grazie al loro grande entusiasmo. Questa volta è il turno di Massimo Zanet, allenatore di un Gruaro fresco neopromosso in Seconda categoria e ormai già ben immerso nella nuova realtà.
Zanet ripercorre con un filo di commozione la sua carriera, raccontando di aver iniziato nelle giovanili del San Nicolò, una squadra di un quartiere di Portogruaro nei primi anni Ottanta con cui ha vinto il campionato raccogliendo un solo pareggio e sole vittorie. Le belle prestazioni gli sono valse la chiamata del Portogruaro Calcio, dove ha giocato per otto stagioni consecutive dal 1986 al 1994 sino al primo anno della fusione Portogruaro-Summaga militando nell’allora Promozione. Un corso di laurea in ingegneria a Padova lo ha portato a ridurre l’impegno in ambito calcistico e a ritornare prima per due stagione al San Nicolò e poi alla Spal di Cordovado, dove ha vinto il campionato di Prima categoria. Dopo la laurea del dicembre 1997, si è dedicato ancora per due anni al calcio agonistico, sempre nel San Nicolò che lo aveva lanciato prima di uno stop di cinque anni precedente all’adesione dell’avventura nel Gruaro Calcio prima da giocatore e poi da allenatore. La domanda pare dunque scontata e riguarda il ruolo ricoperto in campo: “Il mio ruolo da sempre è stato esterno destro. e velocità e la qualità sono sempre state la mia forza“.
Passiamo però a parlare dell’avventura nel calcio amatoriale, ripercorsa così da Massimo Zanet: “Gli Amatori Gruaro, a cui ho aderito per puro caso che oggi dico fortunato, sono stati un naturale passaggio per un giocatore che, cosciente dell’avanzare del tempo, voleva rimanere nell’ambiente e respirare ancora l’aria e le emozioni dello spogliatoio, dell’erba e del fango. In fin dei conti l’emozione del goal di una partita vinta o di un hip-hip urrà a fine partita nello spogliatoio sono sempre uguali a prescindere della categoria. Oltre al fatto che lo sport fa bene alla mente e al fisico. Così di anno in anno sono rimasto in questo splendido gruppo di ragazzi dove nel tempo si sono avvicendati molti amici trasformandomi piano piano da gregario a uno dei punti di riferimento del gruppo. Gruppo che devo dire essere spettacolare ogni anno, formato da una trentina di bravi ragazzi rispettosi, volenterosi e con la passione per il calcio. Qui il piacere non è solo il gioco ma lo stare bene assieme“.
Si è dunque passati a parlare di come sia iniziata l’avventura da allenatore: “Ho sicuramente fatto di necessità virtù. Nella stagione 2015-2016 alla fine del girone di andata siamo rimasti senza allenatore e con pochissimi punti in classifica, situazione che ha inciso inevitabilmente sul morale. Mi sono così proposto di fare da guida fino a fine stagione non riuscendo comunque a portare la squadra alla salvezza seppur per poco retrocedendo in terza categoria. L’anno scorso è stata tutta un’altra storia: i ragazzi mi hanno accettato, la squadra e la voglia c’erano. I risultati e il conseguente entusiasmo hanno fatto digerire ai ragazzi anche qualche allenamento non tipicamente amatoriale; a questo livello, come in generale, il gruppo fa la differenza, infatti mi hanno permesso di disputare le gare sempre con diciotto giocatori a disposizione con le alternative sempre pronte. Non è sicuramente facile il ruolo di guida per questi ragazzi: bisogna tenere unita la squadra sia per quanto riguarda chi gioca di più e chi gioca di meno, considerando i diversi caratteri di tutti i ragazzi. Bisogna cercare di dare sempre l’esempio, infatti fin quando posso corro con i miei giocatori e cerco di trasmettere loro sicurezza: questa è una qualità indispensabile, soprattutto perché i giovani di oggi percepiscono ogni momento di esitazione o titubanza“. Alla domanda riguardo alla sua ispirazione, Zanet risponde con sana ironia: “Mi ispiro sicuramente ad Oronzo Canà e il suo 555! A parte gli scherzi, non ho una storia di allenatore alle spalle, infatti mi sento in imbarazzo quando i ragazzi mi chiamano Mister. Preferisco essere considerato come guida che mette a disposizione la sua esperienza calcistica e il suo tempo in fase organizzativa“.
Il tempo, appunto, e le esigenze famigliari e lavorative potrebbero essere un fattore: “Nonostante i mille impegni di lavoro e la famiglia che reclama, trovo il tempo per stare in questo ambiente sia per la passione personale per questo sport sia per rendere un po’ quello che gli Amatori Gruaro hanno dato a me in questi 12 anni. Quello che faccio ieri lo ha fatto sicuramente qualcun altro prima di me, oggi è il mio turno e un domani lascerò l’onore a chi mi sostituirà“. Come egli stesso ammette al termine dell’intervista, è la passione il cardine su cui ruota l’esperienza di Massimo Zanet al Gruaro, esempio di vero spirito amatoriale e molto disponibile a far conoscere un angolo della sua vita che si è dimostrato più importante di quanto si potesse pensare. In bocca al lupo a lui e a tutti gli Amatori Gruaro!
Cristian Tulissi