Si gioca una partita del campionato carnico amatori del 2014. La sfida, in termini di classifica, ha un significato importante ma è giocata con grande rispetto su entrambe i fronti.
Il finale, però, è incandescente con un protagonista, Stefano Reputin che, negli ultimi minuti di gara viene ammonito 2 volte guadagnandosi il cartellino verde. Uscendo dal campo grida all’arbitro: “pagliaccio adesso gioca tu“, frase che induce il direttore di gara ad estrarre il cartellino rosso. Ma non è finita perché, oltre a ritornare verso il direttore di gara con i parastinchi in mano, con l’intenzione di consegnargneli, afferma. “Ecco i parastinchi per giocare. Guarda che per me questa è l’ultima partita che faccio quindi non puoi farmi nulla”. Lo scatto d’ira non termina li perché negli spogliatoi si riavvicina nuovamente all’arbitro esternando queste frasi: “Forse non hai capito prima in campo, guarda che per me questa è l’ultima partita che gioco perché domenica gioco nel carnico (Figc) e quindi non puoi farmi nulla. Tu invece sei solo un arbitro che può arbitrare gli amatori al contrario di me che gioco in categoria (Figc). ” L’atteggiamento è confermato anche da due dirigenti partecipanti alla gara. Morale il Reputin viene giustamente squalificato dal giudice sportivo. Quel gesto e quelle frasi però hanno un eco negativo che risuona tra tesserati e associazioni. La dirigenza della Lcfc, considerato che quelle dichiarazioni, oltre aver offeso gravemente un dirigente (arbitro) che la rappresenta, sono dispregiative verso la Lcfc stessa ma soprattutto vanno pesantemente a offendere la dignità e i principi del movimento amatoriali, decide di non accettare eventuali richieste di ammissione (articolo 7 dello statuto) del protagonista. Quest’anno, il signor Reputin, attraverso un associazione partecipante al campionato carnico, presenta la domanda di socio che viene rigettata dal Consiglio direttivo (http://www.lcfc.it/events/cd-2018-04-23/).
Questa la storia. Stefano Reputin è un ragazzo come molti, magari dal carattere impetuoso e impulsivo che le partite non le gioca, le vive. Sicuramente è un buon giocatore, lo testimoniano i risultati personali e di squadra ottenuti in passato, ma essere bravo non giustifica certi atteggiamenti di superiorità, gesti che in passato lo hanno portato a quella situazione. Pensare che chi gioca nei dilettanti è migliore rispetto a chi gioca negli amatori è un concetto errato. Ci sono motivazioni, stimoli e modi di vedere lo sport, in tutti i casi rispettabili, che inducono un ragazzo, bravo o meno che sia, a scegliere dove andare a giocare. Oggi, per fortuna, esiste un mondo alternativo, un mondo dove il Reputin, dopo quattro anni di assenza, vorrebbe ricondividere con alcuni amici. Finora conoscevamo alcune versioni ma non quella del protagonista che, quattro anni fa, in “trance agonistica” ha pronunciato quelle affermazioni. Lo abbiamo interpellato. Anche se al momento la partecipazione gli è stata negata sarebbe interessante capire se si è reso conto del peso delle sue parole. Chiediamoglielo.
Stefano, ci racconti la sua versione dei fatti
“Nel corso dell’ ultima partita di campionato, in seguito ad una espulsione ai miei danni, di cui onestamente non ricordo con esattezza il motivo, c’è stato un diverbio con il direttore di gara. Da li quella serie di affermazioni citate sul referto. Vorrei specificare che la mia affermazione dispregiativa riportata nei confronti della Lega è stata mal interpretata. Non intendevo assolutamente denigrare la suddetta. Volevo solo far intendere che la squalifica che mi sarebbe stata inflitta, l ‘avrei scontata l’anno o le stagioni successive e che la domenica dopo avrei comunque giocato nella squadra del mio paese. Non c’è stata, da parte mia, nessuna intenzione di offendere i principi della LCFC.
Dalle sue dichiarazioni riportate sul referto si evince un forte dispregio nei confronti del mondo e dei principi amatoriali. Lei che ha giocato e gioca a calcio anche con altre realtà ritiene che chi gioca tra gli amatori sia figlio di un Dio minore?
” Avendo giocato in diverse categorie ed essendomi confrontato con molte realtà calcistiche in tutto il Friuli e anche a livello nazionale, posso solo dire che tutte le categorie e gli organi calcistici fanno solo del bene a questo sport.
Non tutti hanno la possibilità, per motivi diversi (tempo, lavoro, famiglia etc.) di poter far calcio a tempo pieno o a certi livelli, quindi a parer mio non c e nessun figlio di un Dio minore, anzi”.
Le sue parole, al tempo, hanno avuto un eco importante e un impatto negativo sull’immagine della LCFC, screditata e ritenuta inferiore ad altre federazioni, per questo la Lcfc ha inibito la sua adesione. Oggi, dopo quattro anni qual è il suo pensiero su quella situazione?
“Come già riportato non intendevo screditare la LCFC. Il mio pensiero è di poter rifar parte della lega per dimostrare che si può giocare a calcio divertendosi e stando assieme ad altre persone senza ricadere in questi inutili screzi.”
Come mai le scuse sono arrivate dopo quattro anni al momento in cui voleva tornare a giocare nel carnico amatori?
“Il motivo è semplice: non sapevo dell’ inibizione altrimenti porgevo le mie scuse immediatamente. Quando è successo mi avevano informato che avevo preso soltanto un paio di giornate di squalifica”.
Se Lei fosse stato al posto dei dirigenti della LCFC e avesse dovuto pesare e decidere su una situazione simile alla sua, come si sarebbe comportato?
“Molto probabilmente mi sarei comportato allo stesso modo, anche perché mi sarei basato sul referto arbitrale; allo stesso tempo però avrei provato a sentire un’ altra versione dei fatti, se non altro per un confronto tra le due parti”.
Non ha mai valutato la possibilità di confrontarsi a voce con la dirigenza della LCFC?
“Se ci fosse la possibilità lo farei immediatamente. Per spiegare la mia versione e per porgere di nuovo le mie scuse”.
Cosa le ha insegnato questa vicenda?
“Sinceramente? Che ognuno deve prendersi le proprie responsabilità: prima di agire impulsivamente bisogna mettere in moto il cervello”.
Cos’è per lei lo sport?
” Lo sport per me è un momento di relax e svago dopo giornate di lavoro magari, anche intense, un momento per stare in compagnia di altre persone con cui condividere la stessa passione”.