Un anno fa, a fine febbraio, gli Amatori Manzano si erano quasi completamente rivelati come la squadra favorita per vincere il campionato Geretti over 40.
Un anno e un trofeo dopo, la compagine manzanese, diametralmente lontana dai fasti di dodici mesi or sono, è arrivata ad un passo dal ritiro ventilato dal presidente Giancarlo Gumini. Troppi gli infortuni, troppe le difficoltà per riuscire a schierare una formazione che potesse scendere in campo giornata dopo giornata, queste le principali ragioni che stavano portando il presidente verso l’estrema decisione. Una scelta difficile, pare anche determinata dall’impossibilità di trovare un accordo con le altre squadre su alcuni rinvii, un ulteriore problema a cui non è stato possibile trovare la giusta soluzione. Daniele Fedele, giocatore del Manzano e responsabile della squadra, aveva dato queste dichiarazioni, quando sembrava ormai già sancita la fine anticipata della stagione: “Quest’anno abbiamo avuto tanti infortuni e tanti altri giocatori hanno lasciato la squadra per giuste ragioni. Io ero quello che coordinava il tutto, i giocatori venivano soprattutto per me, con questi c’era un rapporto di stima reciproca che faceva sì che loro venissero a giocare, e questo lo sapeva anche il presidente. In due anni siamo riusciti a vincere, dopo la sconfitta in semifinale del primo anno. Nel calcio, come è chiaro che sia, c’è sempre dell’antagonismo, però nei nostri confronti c’è sempre stato un po di astio da parte di alcune squadre. Lo dico apertamente poiché mi è stato detto da tutti, eravamo nettamente i più forti. Quest’anno, ad inizio anno, avevo suggerito l’idea del ritiro subito dopo la vittoria perché non c’erano quei presupposti per giocare al meglio durante l’anno. Questo certamente non a causa di problemi con la LCFC , con la quale, ci tengo a precisare, i rapporti sono molto buoni. Devo dire invece che non c’è stata collaborazione da parte di alcune altre squadre perché in diversi casi la nostra richiesta di rinvio della partita non è stata accettata”. Anche Paolo Colavizza, uno dei giocatori del Manzano che quest’anno, per motivi legati al suo lavoro di allenatore, non ha potuto essere presente in numerose partite, aveva individuato le stesse cause: “Ben poche volte sono riuscito a giocare questa stagione in quanto di lunedì, giorno delle partite, ho anche l’impegno di allenare la squadra juniores della Valnatisone. So comunque le motivazioni del ritiro, fondamentalmente la mancanza di gente. Tra infortuni, problemi familiari, impegni con altre squadre, abbiamo sempre avuto la coperta cortissima. Poi alle nostre richieste di anticipo o posticipo delle partite diverse volte ci è arrivata una risposta negativa. A livello amatoriale però dovresti sapere che queste cose possono capitare. Magari dai un po fastidio perché sei il detentore del titolo, magari le altre squadre pensano che vuoi posticipare una partita per andare a giocare con tutti i giocatori. E invece, non sanno che anche posticipando avremmo avuto difficoltà a mettere insieme 11 giocatori. Se l’anno scorso ci è andato tutto bene, quest’anno le cose sono girate completamente”.
Si è parlato di rinvii di partite negati come una delle cause delle difficoltà del Manzano. Il caso più recente è sicuramente quello che ha visto coinvolta la società del Milan Club S.Vito Tg. Pierluigi Cimarosti, che della squadra è dirigente, spiega i motivi della sua squadra: “Quando dovevamo giocare contro il Manzano, loro avevano questo problema di organico e stavamo vedendo come fare per rinviare la partita. Da parte nostra c’è stato un problema simile al loro, nel senso che altre volte noi avevamo chiesto dei rinvii ad altre squadre senza mai ottenerli e questo aveva innervosito la squadra. Abbiamo quindi deciso, come squadra e società, di non concedere più rinvii. Non avevamo niente contro il Manzano, anzi con loro abbiamo sempre avuto scontri corretti in partita e fuori”. Cimarosti tiene poi a precisare come non ci siano state polemiche ulteriori con la società campione in carica: “Il rinvio con noi è stato solamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ho avuto modo di parlare più volte nella settimana della partita con il loro presidente e mi ha espresso la fatica della squadra nel trovare 11 giocatori partita dopo partita. In pratica se non fosse stata questa settimana sarebbe stata quella dopo, o al massimo entro fine stagione, comunque sarebbe arrivato il ritiro. Questo è quello che ha detto a me, ci tengo a ribadirlo”. Altre difficoltà simili sono arrivate nell’occasione della partita contro il San Daniele. Abbiamo perciò sentito il parere di un dirigente della squadra, Roberto Patriarca: “Era dall’inizio dell’anno che ci stavamo preparando per la partita col Manzano. Alcuni di noi avevano pure preso ferie per giocare quella partita. Abbiamo ricevuto una richiesta da parte loro di spostare la partita, speravamo però di poterla giocare entro la settimana stessa o la seguente. La loro richiesta era di giocare durante la sosta invernale, ma la questione si sarebbe dilungata troppo per noi. Alla fine ci mettemmo d’accordo per una data ma successivamente mi contattò un loro dirigente dicendomi che non si sarebbero presentati perché non trovavano gente per giocare. Certamente non mi sento responsabile”. Risulta chiaro come la stagione del Manzano fosse compromessa già dall’inizio. La squadra non era più la corazzata dell’anno prima, non poteva esserlo viste le tante defezioni nell’organico. A questo primo scalino, già difficilmente sormontabile, si è poi aggiunta la questione delle partite da spostare, che ha evidenziato le difficoltà dei detentori del titolo e la poca collaborazione da parte delle altre formazioni. Non esistono colpevoli, non ci sono innocenti, ma solo un contesto dove non si trovava la quadra. Questa, come altre situazioni, fanno parte del gioco e talvolta si può incappare in qualche ostacolo.
Ritirare una squadra però comporta, come deve essere, alcune pesanti ripercussioni. A pagare più di tutti però rischiavano di essere i giocatori visto l’articolo 61, punto c del regolamento attività contenuto nella normativa, dal quale si legge: “Entro il termine perentorio di 48 ore dall’inizio della prima gara a cui non parteciperà l’associazione ritirata, il presidente di quest’ultima deve comunicare alla LCFC i nominativi dei soci che aderiscono a tale decisione e quelli che si dissociano. Tale comunicazione deve essere sottoscritta da tutti i soci, pena la sanzione prevista dall’articolo 96 bis R.D. (ovvero una squalifica da 2 a 4 anni). Se i tesserati dell’Associazione ritirata dalla manifestazione sono in numero sufficiente (16 giocatori per il calcio a 11 e 8 per il calcio a 5) a disputare le rimanenti gare, devono continuare la manifestazione; in difetto, devono dissociarsi per iscritto, pena le sanzioni previste dall’art. 137 R.D.”. I giocatori del Manzano si sono ritrovati in una situazione certamente non semplice. Da una parte la squalifica, che per diversi giocatori avrebbe comportato l’impedimento a prender parte a partite di altre categorie; dall’altra il dover proseguire il campionato, visto evidentemente un numero maggiore di 16 persone che avevano richiesto la dissociazione.
Considerato inoltre che, non presentandosi alla partita del lunedì appena passato, la formazione manzanese sarebbe stata automaticamente squalificata, bisognava prendere una decisione alla svelta. I giocatori hanno deciso, il presidente ha cambiato idea, il Manzano è sceso in campo contro il Premariacco, evitando, un ritiro che avrebbe portato poco onore alla società e che avrebbe bloccato le aspettative calcistiche di molti giocatori con cocente delusione anche delle altre associazioni in cui molti militano. E alla luce di quest’ultima considerazione, forse però bisognerà fare anche un’altra riflessione. Costruire una squadra con tanti atleti che settimanalmente giocano anche su altri fronti è complicato. Basta poco per trovarsi a piedi. Vale la pena di costruire una formazione su queste basi?